ITALIA

Torino: nascono i supermercati, muore la città, crescono resistenze

Sabato 15 gennaio la passeggiata informativa a difesa dell’Area ex Westinghouse lanciata dal comitato EsseNon è stata interrotta dalle cariche della polizia. Un progetto che non ha il favore dei e delle residenti, che vedranno sparire un’area verde ottenendo in cambio l’ennesimo supermercato.

Non è un segreto la situazione difficile in cui è immersa, da ormai diversi anni, il capoluogo piemontese. Lo scorso luglio  i maggiori quotidiani nazionali riportavano la pesante bocciatura dell’economia torinese da parte di Mario Draghi.

«Una città del sud» l’ha definita il premier, dopo aver ascoltato i dati su povertà e occupazione riportatigli dall’ex sindaca Appendino e dal presidente della Regione Piemonte Cirio.

Una crisi che affonda le sue radici nella deindustrializzazione della città-fabbrica e nell’internazionalizzazione della Fiat, che negli anni ’90 ha apportato drastici tagli al personale e ha reciso il cordone con l’indotto manifatturiero locale, preferendo i più economici e lucrosi mercati produttivi esteri. Un cambiamento epocale a cui è seguito il tentativo fallimentare di diventare città a vocazione turistica.

da Wikimedia.commons

L’apice di quella che doveva essere la “rivoluzione post industriale” sono state le olimpiadi invernali del 2006. Manifestazione che però non ha avuto una ricaduta economica reale sul territorio, al di là di quanto titolavano e titolano tutt’oggi i giornali, l’unico vero lascito del grande evento sono i ruderi degli impianti sportivi costruiti per l’occasione e l’enorme debito che la città, tramite l’amministrazione di allora, ha contratto.

Un debito di quasi 900 milioni di euro ,che sta fagocitando Torino da quasi 20 anni ,un buco nero che ogni anno inghiotte spazi pubblici ,beni comuni ,servizi alla cittadinanza e pezzi consistenti di Welfare.

Il capoluogo piemontese insomma è come un’azienda in fallimento,viene svenduta pezzo per pezzo al primo offerente ed è proprio a difesa di uno questi pezzi venduti dal Comune “per fare cassa” che nasce il comitato Essenon.

«Siamo un gruppo di studentә e cittadinә che si sono unitә per dire no alla privatizzazione di uno spazio pubblico perché crediamo che alla città non servano nuovi supermercati ma spazi a misura di persone: aule studio, biblioteche, parchi», così si definiscono gli attiviste e le attiviste del comitato sulla loro pagina Facebook. Lo spazio pubblico che difendono è l’Area ex Westinghouse e il supermercato a cui alludono è l’Esselunga che dovrebbe nascerci sopra.

da pagina Facebook Comala

Il lotto in questione è costituito dall’ex stabilimento Westinghouse, fabbrica di freni per auto e treni sorta nel 1906 ,uno stabile dal valore storico lasciato alla decadenza da anni, il giardino Artiglieri da Montagna, una delle rare aree verdi presenti in quella zona e per di più uno dei pochi terreni vergini rimasti in città, e infine dal basso caseggiato un tempo appartenente alla caserma Lamarmora che in quell’area trovava dimora, oggi  casa dell’ANPI del quartiere,di un’associazione del terzo settore e del frequentatissimo centro culturale e aula studio Comala, gestita dall’associazione Comala.

Tutto questo sparirà per fare posto a un centro Congressi, un parcheggio sotterraneo e un’Esselunga.

Un progetto che non ha il favore né dei e delle residenti, che vedranno sparire un’area verde ottenendo in cambio l’ennesimo supermercato (ce ne sono circa 20 nel raggio di pochi chilometri), né della numerosa popolazione studentesca del quartiere, che vedrà sparire l’unica aula studio in zona oltre che un punto di riferimento per la socialità; tantomeno ha il sostegno dei piccoli commercianti e dei mercatari, già assediati dalla grande distribuzione e in enorme difficoltà per la crisi corrente. Insomma il progetto ha i suoi unici e ostinati supporter solo nel palazzo comunale.

da pagina Facebook EsseNon

Infatti è stato sostenuto da tutte le amministrazioni che si sono susseguite alla guida della città: la vendita del lotto è costata cara  prima al sindaco Fassino e poi alla sindaca Appendino, entrambi condannati per illeciti legati all’operazione (vedi inchiesta Ream). Viene scontato chiedersi per chi si riqualifica quest’area e chi sarà a guadagnarci da questa  colata di cemento.

da pagina Facebook EsseNon

Sicuramente ci guadagnerà Amteco-Maiora srl, la ditta che si è aggiudicata l’asta indetta dal Comune di Torino per una cifra intorno ai 20 milioni di euro (la base d’asta era di 16,7 milioni), ci guadagnerà Esselunga, che potrà aprire il suo nuovo punto vendita, infine si sfregherà la mani chi detiene il debito del Comune di Torino.

Agli abitanti del quartiere invece toccherà un cantiere lungo anni, altro cemento ed altro inquinamento, l’unico guadagno saranno un centinaio di posti di lavoro precario e sottopagato nel nuovo, ennesimo supermercato.

Per questi motivi sabato 15 gennaio il comitato Essenon, realtà eterogenea formata da residenti, studenti e studentesse, Friday For Future e i centri sociali Gabrio, Askatasuna e Manituana, è sceso per la prima volta in strada lanciando una passeggiata informativa in quartiere.

da pagine Facebook indipendence

Iniziativa che si è dovuta confrontare con l’atteggiamento ostracista e muscolare della questura torinese, che ha  scatenato su chi manifestava due ore di cariche manganelli alla mano, riuscendo solo in minima parte a impedire il corteo.Una giornata che voleva essere una passeggiata comunicativa ,colorata e festosa si è così conclusa con decine di feriti e contusi.

Gli attivisti e attiviste di EsseNon, nonostante gli incresciosi fatti, non accennano a mollare e anzi fanno sapere dai loro canali che torneranno presto in strada a esprimere il loro dissenso e la voglia di costruire dal basso una città vivibile per tutti e tutti e non mercificata in ogni suo spazio. 

Immagine di copertina da pagina Facebook EsseNon