ROMA

Tor Sapienza: un’assemblea per guardare avanti

Il 19 Novembre nel cuore di Tor Sapienza, si è svolto un evento importante, fuori dai riflettori dei media. A piazza de Cupis, oltre 300 persone hanno partecipato a un’assemblea per discutere di quanto accaduto nei giorni scorsi nel quartiere.

Molti i residenti storici e le realtà sociali e culturali della zona. Il titolo dell’assemblea “Di chi è la colpa?” è stato il filo conduttore dei molti interventi, che possono essere riassunti nella frase pronunciata da un abitante di via Morandi: “la rivolta è comprensibile, ma l’obiettivo terribilmente sbagliato. Bisognava andare al Comune e dalle istituzioni, non prendersela con i rifugiati”.

Nel corso della discussione sono emersi elementi molto importanti per comprendere le complesse dinamiche che si agitano anche in questa parte di Roma. È stato denunciato il progressivo abbandono da parte delle istituzioni, tornate in questa periferia solo a danno già fatto. Si è parlato molto della mancanza di servizi, dal trasporto all’illuminazione, e dei tagli alla spesa sociale e alla cultura, che hanno colpito in maniera feroce le numerose realtà attive nel promuovere i diritti sociali di tutti e un modello di convivenza opposto allo scontro tra poveri.
Sono stati nominati e accusati i veri responsabili del disagio della popolazione: crisi, precarietà, disoccupazione, assenza di futuro. Non sono mancate le denunce contro le strumentalizzazioni dei “fascio-leghisti” piombati a Tor Sapienza per raccogliere voti, dopo aver insultato per 20 anni il quartiere e la città al grido di “Roma ladrona”. Non sono mancate le accuse contro il sistema di accoglienza italiano e le cooperative che lo gestiscono: il problema sono i centri stessi, che finiscono per diventare luoghi di esclusione e marginalità, mentre l’alternativa è l’accoglienza diffusa, capace di garantire l’inserimento sociale e lavorativo di chi fugge da guerre o problemi economici. Un altro punto toccato da diversi interventi è stato quello relativo al campo rom di via Salviati: chi lo ha visto nascere e crescere (è presente da più di 20 anni) ha accusato le amministrazioni comunali di centro-destra e di centro-sinistra dell’abbandono di un luogo che inizialmente funzionava bene.

Infine, diversi interventi di residenti storici del quartiere hanno raccontato le sue origini popolari, e di lotta. Un’abitante di via Morandi ha raccontato le occupazioni di chi fuggiva dagli scantinati del Quarticciolo per prendersi una casa degna. Di chi, magari venuto a Roma da altre regioni, era stato fino ad allora costretto a vivere in una delle oltre centomila baracche che quasi dappertutto erano sorte in città. Altri hanno rievocato le lotte operaie dei lavoratori della fabbrica Peroni.
L’esponente di un’associazione, tirando un filo tra i diversi episodi di razzismo avvenuti negli ultimi mesi a Roma, ha ricordato che l’ingresso di Corcolle, quand’era ancora un “borghetto” era segnato dalla targa dell’Unità, con annessa falce e martello. Questo per dire che oltre alle accuse e alle rivendicazioni nei confronti delle istituzioni, un altro tema dell’assemblea è stato la necessità di riprendere l’organizzazione di base in questo quadrante di Roma, per non lasciare spazio a chi vuole cavalcare il malcontento per ragioni elettorali e per dividere i vecchi e i nuovi residenti, portandoli a uno scontro fratricida.

Il prossimo appuntamento sarà un’assemblea pubblica in via Morandi, proposta per il 25 novembre. Nel pomeriggio davanti al Centro Culturale.