ROMA

Tiburtino III, interrotto consiglio municipale: «Non potete farvi dettare l’agenda dai fascisti»

Questa mattina, alcune decine di abitanti del quadrante tiburtino, organizzati nel Nodo Territoriale Tiburtina, sono entrati nella sede del IV municipio interrompendo i lavori di una commissione. Chiedono la revoca immediata del consiglio straordinario concesso al gruppo fascista di Casapound . Mercoledì 6 settembre, infatti, una ventina di appartenenti all’organizzazione avevano fatto irruzione nel municipio rivendicando l’indizione di un consiglio straordinario sulle «problematiche inerenti il centro d’accoglienza di via del Frantoio». Incredibilmente, tutti i partiti politici (dalla destra al PD, passando per i 5 Stelle) l’avevano data vinta a venti neofascisti. Quello che sta accadendo a Tiburtino III è un esempio paradigmatico di dinamiche ben più estese che si stanno dispiegando a livello nazionale. Riavvolgiamo il nastro dei fatti.

Il 30 agosto Roma si risveglia con la notizia «dell’assalto al centro di accoglienza di via del Frantoio da parte di un quartiere inferocito». Si racconta che un rifugiato ospitato nel centro abbia lanciato dei sassi contro alcuni bambini che giocavano in una piazza, che la madre di uno di questi sia andata nel centro per chiedere spiegazioni e che sia rimasta sequestrata per ore dai migranti. A queste circostanze avrebbe risposto una folla inferocita di abitanti del quartiere, che avrebbero attaccato il centro e ferito il rifugiato ritenuto responsabile dell’episodio scatenante.

Già nell’intervista a una testimone diretta della seconda fase di questo episodio, cioé l’attacco al centro d’accoglienza, avevamo messo in dubbio il racconto dei giornali mainstream. Marzia, infatti, ci aveva raccontato come non ci fosse stata alcuna sommossa popolare, ma soltanto una ventina di persone evidentemente alterate che, oltre a ferire gravemente il rifugiato, avevano preso a schiaffi anche lei.

Le successive indagini non solo hanno confermato la ricostruzione di Marzia, ma hanno portato alla luce un quadro ben diverso da quello raccontato in prima istanza da tutti i giornali. Intanto, Yacob, il ragazzo eritreo ferito, non ha lanciato nessun sasso contro i bambini. Al contrario, era stato lui a essere insultato prima e colpito poi, probabilmente con una spranga, proprio dalla donna che aveva denunciato il sequestro all’interno del centro. Di questo episodio, inoltre, non è stata trovata alcuna prova. Quello che è accaduto, invece, è che i migranti presenti in via del Frantoio si sono barricati nei locali che li ospitano e hanno chiamato la polizia. Così Pamela, questo il nome della donna protagonista dell’episodio, da accusatrice è diventata rapidamente accusata ed è stata iscritta nel registro degli indagati per lesioni aggravate. Questa mattina è tornata sulle pagine dei giornali: è stata denunciata per furto e messa agli arresti domiciliari.

Parallelamente all’accertamento dei fatti, però, è iniziata una corsa delle organizzazioni neofasciste a utilizzare l’episodio per i propri fini politico-elettorali. Come ogni volta che un migrante è accusato di aver commesso qualche reato, i professionisti della strumentalizzazione politica si sono subito attivati, provando a fornire la loro specifica interpretazione dell’accaduto. Questa volta senza nemmeno la preoccupazione che esistesse un nesso, seppur minimo, tra la loro propaganda razzista e la realtà dei fatti del Tiburtino III. Così, tra Casapound e Forza Nuova è partita una sfida ad alimentare nuove divisioni nel quartiere popolare e a focalizzare i problemi del territorio sul centro d’accoglienza. Il 2 settembre i militanti di Forza Nuova hanno bloccato all’interno della chiesa di Santa Maria del Soccorso un gruppo di circa 40 rifugiati eritrei provenienti dal centro di via del Frantoio che stavano assistendo alla messa. Venerdì scorso, invece, lo stesso gruppo ha improvvisato una manifestazione ribattezzata “passeggiata per la sicurezza”, nononstante il divieto ricevuto alcuni giorni prima dalla questura. Più che una manifestazione, però, si è trattato di una passerella di fronte ai giornalisti. Nonostante l’appello a tutti i militanti di FN, i neofascisti non erano più di una quarantina, nessuno dei quali proveniente dal quartiere, e sono riusciti a percorrere, correndo o a passo svelto, solo poche strade prima di essere fermati.

Una strategia differente è quella adotatta da Casapound. A differenza di Forza Nuova, l’organizzazione di via Napoleone III prova a mimetizzarsi con gli abitanti del quartiere e a parlare attraverso alcuni di loro. Una strategia ampiamente sperimentata da numerosi gruppi fascisti e nazisti in tutta Europa, su tutti Alba Dorata in Grecia. Così, attraverso una sua costola creata per l’occasione, l’“associazione” Tiburtino Terzo Millennio, i fascisti di Casapound stanno portando avanti da mesi una campagna contro il centro di via del Frantoio. L’ultima manifestazione l’avevano chiamata il 30 giugno scorso, senza troppi risultati. Meno di un centinaio le presenze registrate, nonostante le bandiere dell’organizzazione fossero almeno il doppio. Quasi tutti camerati, insieme a qualche abitante del quartiere. Contemporaneamente, a pochi metri di distanza, alcune centinaia di persone convocate dal Nodo Territoriale Tiburtina ribadivano che al Tiburtino III i problemi sono ben altri e non hanno nulla a che fare con le persone ospitate temporaneamente nel centro. Forte di questa campagna e per niente intenzionata a cedere visibilità ai concorrenti di Forza Nuova, Casapound ha rilanciato i suoi tentativi di strumentalizzazione. Nonostante i fatti del 30 agosto fossero ormai stati chiariti, il 6 settembre una ventina di neofascisti sono entrati in municipio per chiedere il consiglio municipale sui problemi causati dal centro d’accoglienza. Quali, nello specifico, non è dato saperlo. Ma evidentemente questo è stato considerato un dettaglio dai partiti politici che compongono l’assemblea municipale. Questi, infatti, hanno deciso di darla ragione ai fascisti.

Con l’azione di questa mattina, decine di abitanti del quartiere, stufi di una partita che si gioca soltanto sulla loro pelle, hanno denunciato il fatto che non è accettabile farsi dettare l’agenda da fascisti e razzisti. «Il consiglio straordinario serve solo a legittimare un’organizzazione neofascista che si chiama Casapound. Per questo, deve essere immediatamente revocato» – ha detto uno dei manifestanti – «Al contrario, è urgente che invece di perdere tempo dietro alle provocazioni di soggetti estranei al quartiere, il consiglio inizi a discutere urgentemente dei veri problemi che ci riguardano: disocuppazione, emergenza abitativa di tante famiglie, mancanza di spazi sociali e culturali, spaccio di droga».

Il Nodo Territoriale Tiburtina attenderà la risposta delle forze politiche rispetto alla revoca del consiglio straordinario previsto per il 13 settembre, ma ha già avvisato che, qualora questo venisse confermato, sarà presente insieme a tante altre realtà territoriali e cittadine. Nelle prossime ore, il consiglio municipale dovrà decidere se stare con i fascisti o con gli abitanti del Tiburtino. Intanto martedì 12 alle 18, presso il circolo Arci di via del Frantoio, è in programma un’assemblea delle realtà politiche e sociali del quartiere per «costruire un percorso di attivazione territoriale».

Il comunicato dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, sezione di Roma, sulla vicenda del consiglio straordinario concesso ai fascisti