OPINIONI

Sulla delibera Aec del Comune di Roma e le caste

Il 16 ottobre il Consiglio Comunale di Roma ha bocciato la Delibera popolare per l’internalizzazione degli Aec, gli operatori che lavorano per l’inclusione scolastica degli studenti disabili. Il rigetto, è avvenuto grazie alla determinante astensione dei gruppi consiliari del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle. La lettera d un lavoratore che ha preso parte alla battaglia degli Aec

Venerdì pomeriggio ho assistito in diretta da piazza del Campidoglio all’osceno spettacolo online dei consiglieri capitolini che, chi da casa, chi dalla propria auto, bocciavano la Delibera popolare per l’internalizzazione degli Aec – gli operatori che lavorano per l’inclusione scolastica degli studenti disabili, cioè il mio lavoro.

12 voti favorevoli e 23 astenuti, il responso dell’Assemblea capitolina: i primi di Lega e Fratelli d’Italia, insieme a qualche dissidente dibattistiano e Fassina – mi sembra doveroso citarlo – gli astenuti di Pd e 5 Stelle. Questi due partiti, alleati nel governo nazionale ma finora acerrimi nemici a Roma, hanno deciso, con un inciucio che è presagio di manovre d’accostamento elettorale per la Capitale, di tenere in piedi l’attuale sistema degli appalti alle cooperative, che prevede ogni anno decine di milioni di euro delle casse pubbliche elargiti generosamente a privati, che poi danno ai lavoratori meno del 50% e tengono per sé il resto.

Se dal Pd, ormai da tempo affermato paladino del neoliberismo e nemico dei lavoratori, non mi aspettavo nulla di diverso, avevo dubbi invece su quello che sarebbe stato il voto dei 5 Stelle.

 

Da circa un anno infatti alcuni consiglieri della maggioranza avevano aperto un tavolo con i lavoratori per la ristrutturazione del servizio Aec/Oepa proprio nel senso espresso dalla Delibera. Del resto i 5 Stelle sono entrati in Campidoglio proclamando l’imminente fine del sistema delle cooperative romane e degli sprechi di denaro, e affidandosi, almeno a parole e sulla carta, alla partecipazione del cittadino e all’iniziativa politica dal basso.

 

Insomma, anche se dentro di me, confesso, non ci ho mai creduto fino in fondo, c’erano i presupposti teorici per un voto favorevole da parte dei 5 Stelle. Poi però i fatti hanno confermato la mia idea iniziale sul Movimento, già corroborata dal loro lavoro nel governo e nelle amministrazioni locali, da cui è apparso chiaro quanto poco tenessero ad agire in coerenza coi propri principi e quanto invece a detenere poltrone e ruoli di potere.

Non escludo che tra loro, nella base vecchia scuola, possa esservi qualche elemento che ancora cerca di praticare quelle idee di giustizia, democrazia diretta, centralità della persona e ambientalismo che ispiravano molti dei militanti della prima ora e che sono per me in tutto condivisibili. Il senso di rottura in origine contenuto nei loro discorsi mi faceva simpatizzare per loro, soprattutto se messi a confronto con il resto della scena partitica italiana.

Confesso anche che alle ultime elezioni comunali romane ho persino votato la Raggi. Che volete, mi sono sforzato parecchio, ma le altre opzioni erano improponibili, i 5 stelle non erano ancora così tanto compromessi e spesso ne condividevo le parole; ho fatto autoconvincimento («magari a livello locale è diverso» ecc.) e pensato valesse la pena dare loro una chance.

Ovvio che non lo rifarò neanche sotto minaccia di morte: il voto del 16 ottobre ha per me sotterrato qualunque possibile giustificazione abbia provato a trovare in passato per il loro agire politico incoerente e dissennato. Evidentemente perché è una decisione che mi colpisce da vicino e mette fine a quello che, iniziato come sogno, è giunto a un passo dal divenire realtà e vita quotidiana – avere un lavoro decente, si sogna alla grande di questi tempi! Ma anche perché lo trovo particolarmente emblematico di quel che sono diventati nel tempo i grillini: casta, nient’altro che casta.

 

Da movimento centrato sulla partecipazione del cittadino, che doveva «aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno», i 5 Stelle si sono infatti sempre più affermati come partito di sistema – quel sistema che dovevano smontare e trasformare dal di dentro, e parte perfettamente integrata di quella casta che era il nemico giurato numero uno dei grillini.

 

Già si sapeva tutto questo, ma il voto lo dimostra essenzialmente: l’internalizzazione era sotto tutti i punti vista e per tutte le parti direttamente coinvolte (studenti disabili, famiglie, lavoratori, istituzioni scolastiche) la cosa più conveniente. Lo era anche dal punto di vista economico per il Comune, che avrebbe tagliato via i costi di cooperative e appalti garantendo con quegli stessi soldi, ora regalati a privati, qualità del servizio e migliori condizioni lavorative.

Insomma motivi per bocciare quella Delibera obiettivamente non ce n’erano. Tant’è che nessuno dei consiglieri ha avuto il coraggio di votare contro, si sono solo vigliaccamente astenuti. I loro interventi in Consiglio sono stati l’apoteosi del non senso e dell’ipocrisia, perché non c’era alcuna obiezione valida da poter portare.

Il voto del 16 ottobre è stato dettato unicamente dalla volontà di difendere il sistema, continuare a distribuire denaro alla solita clientela e conservare lo status quo.

Come in tutto ciò che fanno i 5 Stelle, non v’è alcuna idea dietro, visione del mondo o progetto da seguire, ma solo l’interesse del momento.

Sono casta, anche più della stessa casta che dicevano di voler spazzare via, dal momento che mancano di quella facciata ideologica che caratterizza pur sempre i vecchi partiti. Sono puramente casta, pura conservazione del potere, dipinta di ribellione e novità.

Aver immotivatamente negato un servizio migliore a diecimila studenti disabili e un salario più degno a tremila lavoratori ne è la conferma definitiva e lampante, forse l’ennesima – in tanti già c’eravamo arrivati – e locale, ma emblematica.

Perché è il tradimento verso una città intera, Roma, che continua ad avere sempre più disperato bisogno di discontinuità e partecipazione, di onestà vera, non di “HO-NE-STÀ”, di una rottura netta nei confronti del blocco di potere cancerogeno – di cui i grillini sono ormai parte integrante e centrale – che la sta inesorabilmente portando verso il collasso.

 

Foto dalla pagina facebook del Comitato Romano Aec