EUROPA

Spagna, sciopero generale del mondo della formazione

Contro la controriforma del PP, una marea verde ha invaso le strade.

Il 24 ottobre in Spagna, centinaia di migliaia sono scesi in piazza in molte città, aderendo alla grande giornata di sciopero generale contro i tagli all’istruzione e contro la riforma promossa dal governo […] , approvata dal Congresso con i soli voti del Partido Popular e ora all’esame in Senato. Una riforma che impone altri tagli consistenti (sei miliardi di euro negli due anni), aumento delle tasse universitarie (raddoppiate) e restrizioni per accedere alle borse di studio insieme alla controversa Legge Organica di Miglioramento della Qualità dell’Istruzione (LOMCE). Oltre il ritiro della riforma si richiede la revoca dei licenziamenti ordinati tra docenti e amministrativi, lo stop all’imposizione del castigliano nelle comunità che dopo anni di lotta hanno conquistato il diritto di utilizzare altre lingue come il basco, il catalano o il galiziano, l’eliminazione dell’ora di religione come materia a pieno titolo.

Gli scioperi sono stati indetti dalla Piattaforma statale della scuola pubblica, alla quale aderiscono i sindacati dei docenti CcOo, Ugt, Stes, Cgt e il Movimento di Rinnovamento Pedagogico, i genitori della Federazione Ceapa e il sindacato degli Studenti. Per la prima volta lo sciopero ha riunito studenti, professori, genitori e tutti i sindacati dell’istruzione pubblica e le associazioni che riuniscono centinaia di famiglie (tranne quelle cattoliche).

Una grande giornata preceduta da una settimana di mobilitazione in tutta la Spagna, occupazione di molte facoltà, in cui la marea verde è tornata a inondare le scuole, le università e le strade in almeno 70 città. 170000 a Barcellona, 250000 a Madrid, una delle più imponenti manifestazioni degli ultimi due anni, dunque.

Nella capitale, l’immenso corteo è partito da Plaza de Neptuno e in migliaia sono arrivati davanti al Ministero dell’Istruzione, dove la polizia in assetto antisommossa ha iniziato a caricare i manifestanti che hanno resistito innalzando barricate. Il bilancio della giornata comprende anche nove persone arrestate e varie ferite.

In molte università i cortei sono stati preceduti da picchetti davanti alle facoltà per impedire l’accesso degli studenti negli edifici e favorire la partecipazione alla giornata. A Saragozza il rettore dell’Università ha chiesto l’intervento della Polizia contro un picchetto di studenti che ha portato a cariche da parte degli agenti nel campus e arresti.

Il 24 ottobre in migliaia sono scesi in piazza non solo per sferrare un attacco all’odiato ministro dell’istruzione Wert, o per richiedere di eliminare una riforma impopolare e dannosa per tutto il mondo della formazione, dagli studenti agli insegnanti, ai lavoratori nel settore, ma difendere il diritto ad un istruzione e a un sapere di qualità accessibile a tutti.

Anche in Spagna il premier Mariano Rajoy sostiene a gran voce che è necessario tagliare i fondi all’istruzione perché lo dice l’Europa della Troika, ma appare chiaro da un po’ di anni a questa parte, la messa in atto della ristrutturazione neoliberale del mondo della formazione, in cui il sapere sempre più parcellizzato diviene strumento di gerarchizzazione e segmentazione, e in cui l’università diviene luogo cardine di dequalificazione del lavoro cognitivo schiacciato dalla precarietà, dall’incertezza del reddito e del lavoro non pagato, nonché forma di controllo e domesticazione dello spazio pubblico.

“Gli scioperi di oggi saranno i diritti di domani” era uno degli slogan verso il 24 e urlato in piazza. Lo sciopero rappresenta un momento di rottura, di sospensione del tempo cronologico, di neutralizzazione delle forme di soggezione, inizio embrionale anche di soggettivazione, ma la domanda che ci si pone in Spagna come in Italia e in Europa è come trasformare lo sciopero e il corteo di oggi nell’organizzazione di domani, poiché l’urgenza è assoluta. Lontani dallo specchietto per allodole della (auto)rappresent(anza)azione politica che viene chiamata a colmare la rottura e a chiudere la breccia aperta dall’evento politico.

Tenendo presente che una organizzazione delle lotte fondate su base nazionale e/o su una divisione tra studenti, precari, lavoratori garantiti è incapace di resistere alla trasversalità degli attacchi della finanza a livello globale. Un primo passo potrebbe essere quello di inventare e costruire esperienze a livello transnazionale: dei processi che portino a forme inedite di creazione di spazi pubblici e di inclusione, che mettano anche in discussione l’idea di una partecipazione politica fatta di spazi chiusi, di luoghi accessibili solo attraverso procedure selettive e allo stesso tempo spazi di confronto tra realtà. Agora99 il meeting euro-mediterraneo che si terrà a Roma dal 1 al 3 novembre potrebbe essere una di queste occasioni.

Verso Agora99 /// Incontro euro-mediterraneo su debito, diritti e democrazia /// Roma, 1-3 novembre 2013
http://99agora.net