EUROPA

Sollevarsi contro le destre: manifestazione oceanica a Berlino

Lo scorso sabato 13 ottobre, più di 240.000 persone hanno manifestato a Berlino per una società solidale e contro l’odio di destra. Una cronaca della manifestazione

Le strade del centro di Berlino si sono riempite lo scorso sabato (13 ottobre, ndr). Una grande varietà di persone ha manifestato insieme contro la deriva politica verso destra in Germania ed Europa. Tuttavia non sono mancate momenti di frizione da più parti.

«Oggi risplende un autunno di solidarietà», dice al Neues Deutschland, l’addetta stampa della coalizione organizzatrice #unteilbar (“indivisibili”), Anna Spangenberg, mentre la dimostrazione inizia a muoversi da Alexanderplatz.

Secondo gli organizzatori, più di 240.000 persone hanno percorso la stessa strada come mai si sarebbe ritenuto possibile prima d’ora. La coalizione di varie organizzazioni, sindacati e partiti si aspettava circa 40.000 partecipanti in risposta all’appello per “una società solidale”, ma le aspettative sono state chiaramente superate oltre ogni più rosea previsione. L’adesione di piccoli o spontanei gruppi non era infatti prevedibile; e alla fine circa 6000 tra organizzazioni, associazioni e gruppi informali hanno risposto alla chiamata che parlava sia di opposizione al razzismo sia una più decisa politica di giustizia sociale. Tra queste organizzazioni la Linke, la confederazione sindacale DGB ma anche le comunità religiose, come il Consiglio Centrale dei Musulmani.

Questa varietà di firmatari è diventata evidente nel corteo: un numero appena gestibile di spezzoni si è mosso da Alexanderplatz fino alla Colonna della Vittoria al Tiergarten. L’atmosfera era quella delle giornate di sole e molti manifestanti si rinfrescavano bevendo birra. Ma soprattutto, discutendo tra diverse posizioni politiche.

 

Ad aprire il corteo c’era la testa con un messaggio chiarissimo: “Dillo ad alta voce, dillo chiaramente, siamo tutt* indivisibil*”. Questo lo slogan scelto dagli organizzatori.

 

Nella prima fila anche gli organizzatori della manifestazione “sospesa” giorni prima in Baviera. Questa presenza, il giorno prima del turno elettorale, era un messaggio contro le politiche di isolamento della CSU e di Afd e per riaffermare il diritto alla libertà di manifestare.

 

 

La folla per le strade è cresciuta nel corso della giornata. Quando i primi manifestanti sono arrivati al concentramento finale dalla Colonna della Vittoria, circa due ore dopo la partenza, non tutti i camion con i sound erano ancora partiti da Alexanderplatz, a ben cinque chilometri di distanza. E i vialoni del percorso erano colmi di manifestanti. Una folla gigantesca con un comune denominatore evidente: difendere l’idea di una società aperta e libera dagli attacchi della destra reazionaria.

Questo comune denominatore è stato declinato in modo differente a seconda dei soggetti politici e dei diversi aderenti, ma in nessun caso i flussi migratori sono stati considerati un problema.

Al concentramento sono stati letti messaggi anche da sindacalisti e lavoratori in lotta. Un pilota Ryanair ha letto un messaggio di solidarietà e saluto anche dalla lotta che stanno portando avanti da mesi e ha chiesto un supporto solidale per raggiungere un accordo non sfavorevole con la compagnia aerea. Ma ci sono stati interventi anche sui diritti di genere: «Non esiste democrazia senza le donne» ha detto Anja Nordmann, del Comitato delle donne tedesche, che ha continuato: «con il dibattito sul #metoo è stato reso visibile il sessismo nella nostra società, adesso è il momento di agire a livello globale perché è a livello globale che le donne sono oppresse e forze anti-femministe stanno conquistando posizioni di potere».

Tuttavia non sono mancate polemiche e discussione giacché già in fase preparatoria c’erano stati conflitti sulla possibile partecipazione di gruppi islamisti ostili allo Stato di Israele. Questione ribadita proprio durante il corteo da Lala Susskind del “Forum ebraico per la democrazia e contro l’antisemitismo”; nel suo discorso ha infatti affermato: «in questa piazza oggi ci sono anche le persone che chiamano apertamente al boicottaggio dello Stato di Israele». Secondo Susskind, c’è una contraddizione tra il criticare il razzismo senza attaccare l’antisemitismo. Tra i gruppi a cui si riferiva c’era anche il Consiglio Centrale dei Musulmani. Ma il suo presidente Aiman Mazyek nel suo discorso, subito dopo l’intervento di un bambino, ha chiarito la questione sull’antisemitismo disinnescando la polemica: «Ogni attacco a una chiesa, a una sinagoga o una moschea è un attacco a tutti noi». E, continuando, ha auspicato che la Germania abbia saputo imparare la lezione dai pogrom degli anni ‘90 a Hoyerswerda o dai recenti disordini di Chemnitz: «tolleranza zero per l’intolleranza». Secondo la Spangeberg: «E’ stato un messaggio importante che il Consiglio centrale dei musulmani abbia invitato all’unione tra musulmani, ebrei e la chiesa protestante, questo è lo spirito di questa manifestazione».

 

 

Ma non era solo questa l’elemento di polemica di cui si discuteva nei giorni precedenti la manifestazione. Sui giornali da giorni colpivano i titoli in cui si poteva leggere: «Sahra Wagenknecht ha preso le distanze dalla manifestazione per non saldare la critica ad ogni forma di razzismo con la richiesta di frontiere aperte». Tuttavia i sostenitori della sua nuova fondazione politica “Aufstehen” erano presenti. «Dovremmo dialogare con tutti i movimenti sociali» dice un uomo che porta un grande striscione con la scritta “Aufstehen “ «ma posso comprendere la critica di Sarah Wagenknecht».

Ci sono state polemiche anche tra gli stessi manifestanti. Alcuni manifestanti con una bandiera tedesca e un’altra dell’Europa si sono dovuti giustificare davanti ad altri manifestanti. «Questa è la bandiera che sventola per l’unità, lo stato di diritto e la libertà» dice Tobias Kohl, uno dei due manifestanti in questione. «Non va lasciata in mano ai populisti di destra ma consegnata ad un mondo aperto». Tuttavia, altri manifestanti non avevano la stessa opinione. «Queste sono bandiere di esclusione» ha ribadito l’addetto stampa del network “Reclaim Club Culture”, Rosa Rave. Per la Linke questa polemica non è un fatto positivo perché con “Reclaim Club Culture”, alla sua prima apparizione pubblica, aveva costruito la marcia contro Afd dello scorso maggio. E il network è stato molto visibile anche alla demo #unteilbar con vari camion e sound, per ribadire la propria idea di società aperta:

 

«Vogliamo ridare valore politico alla club culture berlinese; i club sono già i luoghi dove avviene una socialità libera, ma sul dancefloor, ora questa deve irrompere anche nelle strade, senza distinzione di provenienza e disponibilità economiche».

 

La musica è andata avanti fino al concentramento finale: su un grande palco alla Colonna della Vittoria si sono alternati fino a sera molti artisti, tra questi anche celebrità come Herbert Grönemeyer, e gruppi politici. Per esempio è stato dato spazio anche ad iniziative locali come il comitato di quartiere Kotti & co che si oppone alla gentrification e alle politiche escludenti in una delle zone più multiculturali di Berlino.

A margine, Anna Spangenberg, osservava completamente soddisfatta: «E’ andata oltre ogni aspettativa». E provando a pensare al futuro: «sono sicura che molte persone riacquisteranno forza e fiducia dopo questa giornata».

 

Articolo apparso su Neues Deutschland del 13.10.2018

Traduzione per DINAMOpress di Nicola Carella