ROMA

Scuole romane in occupazione, le periferie in lotta

Centinaia sono ormai in tutta Italia le mobilitazioni degli studenti delle scuole: occupazioni, presidi agli ingressi, assemblee di istituto e collettivi, sono solo alcune delle forme di lotta che questi ragazzi stanno mettendo in campo contro la progressiva svalutazione della scuola pubblica.

Tanti sono i ragazzi e le ragazze che, anche quest’anno, si sono messi in movimento: da Bologna a Palermo, passando per Roma e Napoli, cresce il numero degli istituti occupati. La protesta, ormai diffusa, mette in luce le criticità del sistema scolastico, dagli effimeri strumenti di valutazione come i TEST INVALSI, all’assenza di finanziamenti pubblici e lo stato di degrado edilizio in cui versano numerosi istituti.

Siamo stati in alcuni licei della periferia sud ed est di Roma per vedere e farci raccontare cosa si muove, per condividere idee e percorsi. E’ proprio dalle periferie, infatti, che negli ultimi anni è arrivata nuova linfa alle mobilitazioni studentesche, basta pensare allo straordinario numero di occupazioni dello scorso autunno contro il decreto Aprea. A partire dai prossimi giorni continueremo il nostro viaggio nelle scuole romane.

Il Bottardi, il D’Assisi, l’Ambrosoli, il Benedetto da Norcia, l’Europa, il Kant, il Gullace, sono solo alcune delle scuole della periferia che hanno deciso di non stare ferme ad aspettare che dall’alto si faccia scempio del futuro dei giovani studenti.

Al Kant, storico liceo di Centocelle, gli studenti contestano l’approvazione del Ddl Aprea. Ma non solo. C’è grande attenzione, infatti, per temi come la mobilità e l’assenza, se non la gestione a fini privati, di spazi nelle scuole stesse. Una appassionata assemblea pubblica in cortile, con tanto di genitori e docenti, ha visto materializzarsi negli interventi degli studenti la determinazione e la consapevolezza di una generazione fuori dal patto sociale che, destinata a un futuro di precarietà e povertà, ha deciso di ribellarsi dando vita all’occupazione e all’autogestione della scuola.

Anche il Francesco d’Assisi, sempre a Centocelle, è occupato da diversi giorni. Passando per i corridoi e salendo le scale non abbiamo potuto fare a meno di notare una straordinaria partecipazione, dove decine di studenti si organizzavano nelle aule dando vita a discussione frenetiche e attività di vario genere. Negli scambi di parole avuti con gli occupanti è emersa di nuovo con forza la questione dei finanziamenti, dello spreco di soldi per le grandi opere (quali il TAV in Val di Susa e il Muos a Niscemi): tutto denaro che gli studenti considerano molto più importante per il loro futuro se indirizzato nella formazione scolastica. È stata più volte richiamata inoltre, la solidarietà ai movimenti che in questi mesi hanno dato vita alle occupazioni delle case nella metropoli: chi ha parlato con noi è ben cosciente che il diritto all’abitare sarà un problema anche per loro tra qualche anno.

La ministra dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha dichiarato che “le occupazioni fanno male alla scuola”. Non c’era da aspettarsi un commento diverso da chi, in perfetta continuità con la Riforma Gelmini, continua a distruggere la scuola pubblica accelerando il processo di valutazione nel mondo della formazione: un percorso che ha l’ambizione di razionalizzare l’erogazione dei fondi in base alla ormai stantia retorica del merito.

Come non dubitare di una ministra che rivendica con orgoglio il finanziamento di 400 milioni di euro alle scuole pubbliche e di altri 200 milioni a quelle private, a fronte dei miliardi tagliati negli ultimi anni al mondo della conoscenza?

Gli studenti, i ricercatori e i docenti precari delle scuole e delle università del meridione, hanno dato vita a settimane di agitazione in attesa della presenza della ministra nel capoluogo campano. La stessa che, dopo aver permesso lo sgombero di alcune scuole del Sud Italia, ha deciso di non andare.

Il 6 Dicembre sarà una giornata di lotta nelle scuole e all’università. Diversi gli appuntamenti: un corteo partirà da Piramide e un altro concentramenta Piazzale della Minerva alla Sapienza verso il Ministero della Gioventù mentre, all’università romana di Tor Vergata, il Ministro dell’istruzione Carrozza proverà ad inaugurare l’anno accademico. Il protagonismo e le rivendicazioni degli studenti e delle studentesse della periferia sud e est della capitale, che in queste settimane hanno occupato i loro istituti, si incontrerà proprio a Tor Vergata con i docenti precari, i ricercatori e gli universitari della Sapienza e del suddetto ateneo. L’appuntamento è allo studentato occupato “Boccone del Povero” per muoversi in corteo verso la facoltà di Lettere, sede di questa farsa che chiamano inaugurazione. L’unica cosa che vogliamo inaugurare, il 6 dicembre, è una nuova stagione di lotta oltre l’autunno per una nuova primavera di conflitti.