MONDO

Sapienza, 12 marzo: con la rivoluzione siriana, non un passo indietro!

Da ormai quattro anni prosegue in Siria lo scontro tra le forze governative e le forze rivoluzionarie. Quella che inizialmente era una rivolta popolare contro il regime degli Assad, per un allargamento dei diritti sociali e delle libertà democratiche si è trasformata in una vera e propria guerra. Il contesto è sicuramente molto complesso e difficile da analizzare in ogni sua sfaccettatura, dalle piazze in rivolta e dai percorsi di autogestione ed autorganizzazione creatisi per strutturare il movimento contro il regime sono nate varie fazioni dichiaratamente libertarie e di sinistra, che si sono affiancate a movimenti di lotta pre-esistenti sul territorio, come quello dei Curdi, che tanto sta facendo parlare di sé per l’eroica resistenza di Kobane. Purtroppo, nel disperato contesto di una guerra massacrante, anche opzioni di carattere islamista, autoritarie e fasciste come l’ISIS hanno preso piede e sono oggi sempre più in conflitto con le prime (come dimostra il dato accertato che il 90% delle vittime di Isis nel suo primo anno di vita erano rivoluzionari siriani).

In questo quadro riteniamo assordante il silenzio diffuso su questi argomenti da parte di chi dovrebbe solidarizzare con chi si solleva contro una dittatura rivendicando diritti e democrazia.

Ancora più preoccupanti sono narrazioni molto diffuse a sinistra che, guardando agli scenari mediorientali esclusivamente con gli occhi occidentali dello scontro geopolitico fra le grandi potenze, riducono l’intera complessità della situazione siriana ad una contrapposizione tra uno stato inviso ai paesi occidentali e bande paramilitari che da quei paesi occidentali sarebbero finanziate e comandate per destabilizzare equilibri geopolitici in una direzione favorevole all’occidente. Dimostrando un ottica coloniale d’altri tempi, gli unici protagonisti di queste narrazioni sono le nazioni più ricche e potenti del mondo, mentre i popoli che lottano per la propria autodeterminazione, i popoli che vivono sulla loro pelle le mille contraddizioni dei sistemi economici e politici in cui sono inseriti, spariscono completamente, diventando semplici pedine.

Crediamo sia oggettivamente surreale sostenere ed esaltarsi per le vittorie curde in Rojava contro la barbarie dell’Isis e scagliarsi contemporaneamente contro i rivoluzionari siriani, fratelli e sorelle del popolo curdo nella lotto contro un regime, quello di Assad che fino all’estate scorsa ha sostenuto le milizie dello stato islamico in funzione antirivoluzionaria.

Noi, viceversa, quando c’è un popolo in rivolta che invoca diritti, uguaglianza sociale e libertà, contro una dittatura sanguinaria, al netto degli equilibri geopolitici, sappiamo bene da che parte schierarci. Dalla parte di chi, a partire dalla propria condizione di oppresso, si organizza dal basso e prova a costruire un’alternativa, pagando anche con la vita. Dalla parte di chi lotta contro il regime degli Assad, contro quello degli islamisti dell’ISIS e contro l’occupazione israeliana.

Se nel 2009 eravamo in centinaia a contestare la presenza dell’assassino Gheddafi nel nostro ateneo, nel 2011 abbiamo salutato con entusiasmo l’ondata di rivolta soffiata nel mondo arabo, le cui enormi difficoltà dovrebbero far riflettere la sinistra europea sull’isolamento e l’indifferenza riservate a chi, dall’altra parte del mediterraneo, si ribellava a regimi sanguinari e sistemi economici ingiusti.

Come studenti e studentesse, da sempre in prima linea nel costruire opposizione sociale a riforme neoliberiste, austerità e precarietà, continueremo a far vivere lo spirito dei settori rivoluzionari del mondo arabo dentro le facoltà dove costruiamo, giorno dopo giorno, autorganizzazione e conflitto.

Con questo spirito continueremo a organizzare dentro e fuori l’università momenti di riflessione e approfondimento come quello di giovedì 12 marzo a fisica “Voci dalla Siria”: la vista dell’aula Majorana gremita e, dall’altro lato, la reazione isterica (ma impotente) di alcuni gruppi (universitari?) ci parlano dell’efficacia, del successo e della necessità di simili momenti.

Chi pensa di potere impedire o disturbare gli studenti e le studentesse della Sapienza nella loro opera di sostegno ai popoli che si sollevano per l’uguaglianza sociale e la libertà in ogni parte del mondo, ha trovato e troverà una risoluzione sempre più decisa.

Riteniamo inaccettabili le intimidazioni, le accuse di filoimperialismo, di filosionismo e il clima di tensione alimentato da sedicenti gruppi universitari (mai pervenuti fino ad ora) intorno a questa iniziativa e in generale al tema del sostegno ai processi rivoluzionari del mondo arabo.

Con la legittimità di chi vive ogni giorno le facoltà della Sapienza, di chi mette la propria faccia in ogni lotta sociale vissuta dall’ateneo romano costruendo autorganizzazione e partecipazione alla luce del giorno, continueremo a rispedire al mittente con determinazione e fermezza ogni tentativo di imporre inaccettabili veti come quelli tentati negli scorsi giorni, specie se portati avanti da realtà organizzate con cui, come collettivi e realtà studentesche, costruiamo attivamente percorsi di lotta cittadini.

Con la rivoluzione siriana, con tutti i popoli che lottano per la libertà e l’uguaglianza sociale!

Coordinamento dei Collettivi della Sapienza- AteneinRivolta (Collettivi di Lettere, Giurisprudenza, Fisica, Biologia, Psicologia)

Assemblea di Scienze Politiche

Assemblea di Filosofia

Assemblea degli studenti e delle studentesse di Medicina