Romania: in piazza contro la devastazione ambientale

Crescono le proteste contro l’estrazione dell’oro a Rosia Montana

Le proteste crescono a valanga in Romania contro un progetto canadese per l’estrazione dell’oro nella zona di Rosia Montana nei Monti Apuseni. Più di 20.000 persone si sono unite in una marcia di protesta a Bucarest e migliaia sono scese in piazza in altre città rumene. È la quarta settimana di manifestazioni e non si mostrano segni di cedimento. Queste proteste stanno formando il più grande movimento ambientalista dell’Europa post-comunista.

Le proteste sono scoppiate dopo che il governo rumeno il 27 agosto scorso ha proposto una legge per dare poteri straordinari al promotore del progetto: la Rosia Montana Gold Corporation, di cui il gruppo canadese Gabriel Resources è lo stakeholder di maggioranza. La legge chiede alle autorità statali di concedere alla società tutte le autorizzazioni necessarie entro i termini fissati indipendentemente dalla normativa nazionale, sentenze o requisiti di partecipazione pubblica.

Gold Corporation progetta di costruire la più grande miniera d’oro d’Europa a Rosia Montana, per estrarre 300 tonnellate di oro e 1.600 tonnellate di argento per oltre 17 anni. Secondo il Ministero dell’Ambiente, ogni anno verranno utilizzate 12.000 tonnellate di cianuro e verrebbero prodotti 13 milioni di tonnellate di rifiuti da estrazione. La proposta di legge ha lo scopo di dare al progetto un via libera definitivo dopo oltre 14 anni in cui la Gold Corporation non è stata in grado di garantire tutti le assicurazioni necessarie. Gabriel Resources possiede l’80 per cento della Rosia Montana Gold Corporation, ha acquistato la licenza mineraria nel 1999, e aspetta da quel momento l’approvazione dal ministero dell’ambiente. Nel settembre 1995, il governo rumeno (sotto una diversa amministrazione) ha firmato un accordo segreto con il Gabriel Resources, dandogli il diritto di miniera di Rosia Montana. Per più di 18 anni i termini di tale accordo segreto non sono stati rivelati, e il governo rumeno ha oscillato avanti e indietro sulla questione nel corso degli anni, senza mai risolverla completamente.

Il progetto porterà alla distruzione di quattro montagne, tre villaggi e centinaia di famiglie saranno trasferite. Inoltre, si prevede di utilizzare cianuro al ritmo di oltre 40 tonnellate al giorno. 130 volte di più di quanto veniva usato nella miniera di Baie Mare – secondo un articolo dello Spiegel – una miniera d’oro rumena dove nel 2000 vi fu una fuoriuscita di cianuro che causò il peggior disastro ambientale in Europa dopo Chernobyl.

Secondo Gabriel Resources il cianuro sarà al sicuro in un laghetto di 300 ettari nella Valle della Corna nel nord della Romania, dietro una diga alta 185 metri. La società canadese sostiene che la tecnologia sia sicura. Le due società hanno sottolineato come le regole restrittive imposte dall’Unione Europea debbano rassicurare la popolazione. Eppure nel 2010 la Commissione europea ha rifiutato di imporre un divieto su scala comunitaria sul cianuro, perché ha ritenuto il regime normativo esistente sufficiente. Dopo l’incidente di Baia Mare alcuni stati come la Germania, la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Turchia, hanno addirittura vietato l’uso del cianuro nell’estrazione dell’oro.

Come spiega Ramona Duminicioiu, attivista del movimento Save Rosia Montana da più di un decennio, la popolazione romena ancora non è al corrente di tutti i particolari dell’accordo, anche perché i media nazionali non forniscono informazioni attendibili.

Il movimento è cominciato nei primi giorni di settembre e inizialmente i principali canali televisivi non hanno trasmesso le immagini delle proteste, nonostante le loro dimensioni. Il 10 settembre i media hanno erroneamente annunciato che il progetto di legge era stato respinto dal Senato, mentre il primo ministro Victor Ponta dichiarava che il progetto non poteva andare avanti contro la volontà popolare, per ritornare sui suoi passi poco dopo ed esprimere il suo rinnovato sostegno per il progetto. Ma le opinioni della piazza viaggiano molto più veloce su internet e sui sociali network.

Nel corso di questo decennio e mezzo la campagna per salvare Rosia Montana è cresciuta divenendo un movimento sociale di dimensioni nazionali. E questo è straordinario per un paese post-socialista in cui l’attivismo sociale è debole e dove le persone stanno iniziando solo ora a familiarizzare con l’idea che lo spazio pubblico appartiene a loro.

In questo momento la mobilitazione si rivolge al Parlamento, il cui voto deciderà il destino di Rosia Montana. Se la legge verrà approvata, la costruzione della miniera potrebbe iniziare immediatamente, anche nel caso in cui venga richiesto alla Corte Costituzionale di esprimersi sulla sua costituzionalità.

I cittadini rumeni sono ben determinati a continuare le manifestazioni contro il progetto minerario, fino a quando la legge non verrà bocciata e l’uso del cianuro bandito.

Le ricche risorse minerarie di questo Paese sono state sfruttate fin dall’epoca romana, secondo studi di settore la Romania ha più di 31 milioni d’once d’oro nel proprio territorio. Queste proteste chiedono con forza quanto di questa ricchezza sarà destinata ai cittadini rumeni?

Ma soprattutto chi scende in strada oggi lo fa per tutta l’Europa, affinché si eviti un’altra catastrofe ambientale, perché la miniera di Rosia Montana rischia di essere una bomba ecologica a orologeria pronta ad esplodere.

Le fonti tradotte per costruire questo articolo:

globalpost.com

spiegel.de

eurozine.com

thejournalist.ie

ipsnews.net