ROMA

Roma è di chi la abita e non di cricche, speculatori, corrotti e mafie

Il Piano Casa di Renzi e Lupi, lo abbiamo già detto, rappresenta un attacco durissimo agli “ultimi” del Paese. Non solo il governo dispone il taglio delle utenze e nega la residenza a chi vive in una casa occupata, ma impone anche la vendita del patrimonio immobiliare pubblico. In queste settimane ci stiamo organizzando sul nostro territorio per contrastare proprio l’applicazione dell’articolo 3 del suddetto provvedimento.

Chi ha la casa popolare assegnata, e quindi il contratto a suo nome, avrà la sola chance di diritto di prelazione sul prezzo d’asta, ovvero o comprare al prezzo prestabilito o la ricollocazione in altri luoghi, là dove possibile. Quarantacinque giorni il tempo concesso per cogliere l’opportunità costringendo così migliaia di famiglie a una corsa sfrenata per ottenere prestiti usurari, per ritrovarsi dopo poco nella stessa abitazione ma a condizioni differenti e sfavorevoli: il passaggio dai 60 ai 200 euro di affitto attuali ad una rata mensile con un mutuo pari a più del doppio; senza contare i costi di condominio e gestione che saranno a carico di ogni singola famiglia.

Quanti abitanti di queste case hanno la possibilità di acquistare a prezzi di mercato? Probabilmente nessuno. Ad essere attaccati dal provvedimento saranno anche gli abusivi e gli occupanti. Il mercato nero della compravendita delle case popolari è senza dubbio un fenomeno reale, ma lo sgombero forzoso di centinaia di famiglie (come sta accadendo a Milano) con il pretesto di ristabilire la “legalità”, non servirà a garantire il diritto alla casa a tutte/i.

Siamo all’inizio di un processo nel quale in questo Paese viene cancellata la già misera E.R.P. (Edilizia Residenziale Pubblica) relegandola, forse, ad una minima struttura abitativa collocata possibilmente fuori dal tessuto metropolitano, nelle neo periferie dal retrogusto di discarica prive di ogni servizio, sprovviste di socialità e carenti di diritti.

Come si evince chiaramente dalla bozza di decreto attuativo in cui vengono esplicitati i passaggi della messa all’asta, le case da vendere sono selezionate in base a criteri esclusivamente legati a questioni di risparmio economico per gli enti gestori e con l’obiettivo primario di intraprendere un processo di valorizzazione (cioè di accumulo di capitali monetari).

Partiamo da noi, dai quartieri di Tufello, Vigne Nuove e Val Melaina nel III municipio a Roma. Il centro sociale Astra occupa uno spazio di proprietà del Comune, mentre il Lab! Puzzle è situato in una palazzina pubblica in disuso, recuperata ormai da quasi quattro anni, e ora ospita uno studentato e un laboratorio di welfare dal basso e di formazione. Un tempo qui eravamo in periferia, il Tufello era una “borgata” e negli anni ’80 Vigne Nuove uno dei nuovi quartieri di cintura sorti dal nulla e senza servizi. Ora il nostro territorio, con l’espansione urbanistica degli anni ’90 e 2000, si trova in una zona semicentrale della città con l’arrivo della metropolitana e fenomeni di valorizzazione e gentrification. In tale quadro, col Decreto Lupi, si delinea il tentativo di espulsione dei ceti popolari dalle proprie case.

E allora l’11 dicembre 2014 saremo sotto il Ministero in piazza di Porta Pia con i sindacati degli inquilini e i movimenti per il diritto all’abitare, perché crediamo che dietro questo attacco alle case popolari si giochi una partita per ridisegnare complessivamente il volto dei nostri territori. Una nuova urbanistica, escludente, e con nefaste conseguenze sociali.

Abbiamo già costruito un comitato territoriale contro l’articolo 3 del Piano Casa, perché la battaglia contro la dismissione del patrimonio pubblico è parte del percorso per il diritto alla città che vedrà nel corteo del prossimo sabato 13 dicembre un passaggio importante.

Roma è di chi la abita e non di cricche, speculatori, corrotti e mafie.