MONDO

Reminiscenze di Gezi

In migliaia scendono in piazza in tutta la Turchia per chiedere le dimissioni di Erdogan. A Istanbul la polizia attacca.

Il livello di indignazione del popolo turco per lo scandalo corruzione che ha travolto il governo di Erdogan è alto, lo dimostrano le migliaia di persone che ieri sono tornate nelle piazze di varie città .

Ad Istanbul si è deciso, per sottolineare la gravità della situazione, di tornare a Piazza Taksim, interdetta da mesi alle manifestazioni e tendenzialmente aggirata negli ultimi appuntamenti per evitare scontri e relativo carico di feriti e arrestati. Difatti mentre ad Ankara, Izmir, Edirne, Antakia le proteste si sono potute dispiegare senza particolari problemi, puntualmente a Istanbul le forze di polizia hanno cercato di impedire lo svolgersi della manifestazione, blindando la piazza e attaccando i manifestanti. Sulla centralissima via Istiklal e le vie adiacenti per ore si sono riproposti scenari di guerra, quelli che avevamo imparato a conoscere nei giorni della rivolta di Gezi Park.

Le forze di polizia hanno utilizzato idranti, gas lacrimogeni, pallottole di gomma e fucili a salve, le sirene delle ambulanze accorse a soccorrere feriti e intossicati si confondevano con quelle dei blindati lanciati a tutta velocità su via Istiklal allo scopo di disperdere i gruppi che non desistevano. L’odore dei lacrimogeni si è addensato per tutta la sera e parte della notte nei vicoli e nei locali della Taksim notturna. Una parte dei manifestanti ha risposto erigendo barricate, lanciando bottiglie e pietre, sparando fuochi d’artificio. Il bilancio è di due feriti gravi e 31 arrestati, fra cui tre avvocati.

E’ inevitabile tornare con la mente alle giornate di Gezi Park – mentre in quei giorni si urlava “Ogni luogo è Taksim, ogni luogo è resistenza”, lo slogan ironico ma esaperato che echeggia ora nei cortei è “Ogni luogo è furto, ogni luogo è corruzione”, e la richiesta è unanime: dimissioni.

Dimissioni che non arriveranno, questo Erdogan e i suoi sono determinati a tenere duro ed arrivare in piedi all’appuntamento elettorale di marzo. Ma gli argini si sono rotti e non è detto che nei prossimi giorni altri nomi e fatti non vengano alla luce, la brace di uno scontento che dura ormai da molto potrebbe tornare a dare nuove fiammate. A differenza di alcuni mesi fa, però, nell’AKP (il partito di Erdogan) oramai è tutti contro tutti, e non è detto che regga l’urto di un’altra ondata di rivolta.

Oggi, a parte qualche tensione ad Ankara, è per il momento una giornata di commozione, dedicata alla commemorazione dei due anni dal massacro di Robosky, quando 34 civili, di cui molti bambini, vennnero uccisi da un’incursione aerea militare turca alla ricerca di militanti PKK in fuga. Una vicenda su cui non è stata fatta alcuna luce e per la quale centinaia di persone in diverse parti della Turchia stanno manifestando in questo momento. Non è detto che nelle prossime ora questa protesta non vada a sommarsi a quella antigovernativa.

28.12.2013 Istanbul

Leggi anche “Turchia, tornado corruzione e il movimento torna in piazza”