DIRITTI

Queer is Fight – Nuove prospettive nella lotta per i diritti civili e sociali

Love is right: L’amore è giusto; L’amore è un diritto. Comunque la si voglia leggere, in italiano, la manifestazione del 7 dicembre, convocata, dall’alto, da alcune associazioni LGBT, ha del patetico. Appare pietistico ridimensionare oltre 40 anni di battaglia del movimento di liberazione LGBT ad un riduttivo “diritto all’amore”.[..] Banale dirlo, il sentimento amoroso non ha bisogno di riconoscimenti istituzionali. Sono i diritti collegati alla scelta di vita di due o più persone che devono essere affermati dalla legge.

Di fronte a questa crisi l’approccio vertenziale è del tutto insufficiente. L’amore, come simbolo di uguaglianza formale, non basta: gli sposi e le spose dopo aver giurato di amarsi, onorarsi e rispettarsi in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, potrebbero scoprire di aver ottenuto ben poco. Al pari delle coppie eterosessuali, si troverebbero di fronte ai continui tagli alla sanità, all’educazione, ai salari, al welfare Bisogna uscire dalla logica provincialista racchiusa nello slogan “è l’Europa che ce lo chiede”, perché la stessa Europa ci chiede anche folli misure d’austerity. Bisogna smettere di inseguire, con 15 anni di ritardo, ciò che hanno già fatto altri e sfruttare questa condizione di arretratezza per correggere l’impianto teorico a monte.

Anche andando oltre lo slogan principale del 7 dicembre, importato – decontestualizzato – dall’America, il linguaggio non offre nessuno spunto di originalità: “Diritti senza compromessi: il tempo è questo”; “Inizia la mobilitazione del popolo LGBT”. Come se nulla fosse stato detto fino ad adesso; come se a nulla fossero valse le decine e decine di Pride che da anni attraversano l’Italia; secondo le associazioni promotrici, la richiesta di “diritti senza compromessi” “inizia” il 7 dicembre.

Al contrario, soffermandosi a guardare le rivendicazioni proposte dalle associazioni promotrici, ci si chiede perché si voglia indicare in quella data l’inizio della mobilitazione per dei diritti che il movimento LGBT italiano chiede da quasi un decennio. Il richiamo alla ormai non proprio recentissima “approvazione da parte della Camera dei Deputati di una legge farsa ispirata da ipocrisia e opportunismo” non giustifica affatto la necessità di scendere in piazza con tale potpourri di richieste. L’opportunità di fare una manifestazione, invece, sembra coincidere con le primarie del Partito Democratiche convocate al suo indomani. La conferma arriva da Aurelio Mancuso, presidente di una delle associazioni promotrici, Equality Italia, che sul suo blog sull’Huffington Post scrive che la manifestazione rappresenta “un’occasione per Renzi, Cuperlo e Civati”. Se è vero, come scrive l’ex presidente di Arcigay nazionale, che di fronte al vuoto legislativo in materia di diritti per le persone LGBT “la sinistra ha le sue enormi responsabilità”, è altrettanto vero che queste sono state spesso condivise e giustificate dai militanti e dai parlamentari LGBT all’interno del PD.

Pare infine da sciacalli legare, come fa ancora Mancuso, la scelta di Roma come sede della manifestazione ai tre suicidi di ragazzi omosessuali che vi si sono registrati nell’ultimo anno. Nessuna legge Mancino li avrebbe potuti impedire, purtroppo. E nelle rivendicazioni del sit-in non si leggono piani educativi sulla sessualità e le sue diverse forme, perché – semmai – il diritto che bisogna pretendere è quello a un’educazione corretta, non normata, non moralista sulle sessualità.

Queer is fight, significa lottare per far cedere l’impalcatura di regole che prende il nome di etero-normatività. Una struttura normativa che invade il piano dei generi, della lingua, delle relazioni e che impatta con lo stato non solo per i diritti civili, ma anche per quelli sociali, a partire dai redditi: un dato su tutti, statisticamente le donne percepiscono, a partià di prestazione, il 20% meno del salario.

Se non vogliamo ritrovarci di fronte a dei contenitori vuoti di diritti, dobbiamo cambiare il senso della nostra lotta. Per tutto questo ci viediamo l’8 dicembre dalle 15 a Communia. Per ragionare di prospettive nuove, più efficaci e sensate. Perchè l’amore è lotta. Queer is fight!