MONDO

Protesta contro le grandi opere minerarie, violenta repressione in Perù

Mobilitazione popolare contro le miniere di rame concesse ad una multinazionale cinese in Perù. Dopo una settimana di sciopero generale, il governo dichiara lo stato di emergenza e la polizia interviene: quattro morti, decine di feriti ed arrestati.

Dopo una settimana di sciopero e mobilitazione generale, non si intravvede alcuna soluzione rispetto alla lotta contro la grande opera mineraria di Las Bambas in Perú. Continua la tensione, mentre le autorità hanno rinforzato la presenza, militarizzando l’area, spspendendo le libertà costituzionali e decretando lo stato di emergenza: finora sono stati quattro i morti a causa della repressione poliziesca.

Il conflitto interessa l’area della provincia andina di Cotabambas, dove sono in corso da diversi anni i lavori per la costruzione di un mega impianto minerario per l’estrazione del rame affidato alla multinazionale cinese MMG.

Queste misure del governo non hanno impedito martedì scorso presso Molin Pampa, municipio di Challhuahuacho, provincia di Cotabambas, lo svolgersi di una enorme manifestazione al termine della quale è stato incendiata una torretta di controllo della grande opera. La repressione poliziesca non si è fatta attendere: gas lacrimogeni e proiettili di gomma hanno colpito i manifestanti. Alla fine della manifestazione si contavano quattro morti, 23 feriti (tra cui otto poliziotti) e 22 arresti. Il governatore della regione di Apurímac, Wilber Venegas, ha chiesto al governo di nominare una commissione statale affinchè si cerchi una soluzione politica al conflitto, segnalando al governo che non deve solamente “dialogare con i poteri locali” ma anche con “tutti gli attori in campo”, un chiaro appoggio alle organizzazioni che stanno portando avanti la protesta popolare. Venegas ha anche aggiunto che lo sciopero generale non “rifiuta totalmente la miniera di rame” ma chiede “l’eliminazione delle istallazioni che non rispettano il patto ambientale che è stato approvato dalle comunità”. Il viceministro delle miniere, Guillermo Shino, afferma invece di aver informato la popolazione dei cambiamenti nel progetto, cambiamenti che sono la causa del conflitto, essendo stati rifiutati dalla popolazione che esige l’acquisto di prodotti locali e il supporto statale con l’aumento di politiche pubbliche ed investimenti educativi nella regione.

La constante dei conflitti ambientali.

La situazione di Cotabambas non rappresenta una novità in Perù. Quest’anno la lotta contro l’estrattivismo (in particolare contro l’inquinamento prodotto e la distruzione dell’agricoltura e dei territori locali) ha rivestito una sempre maggiore importanza. Così è avvenuto rispetto al progetto minerario Tía María, nella Valle del Río Tambo nel sud del paese, dove l’istallazione di una miniera di rame da parte della Southern Cupper Corporation ha creato forti proteste costringendo il governo a negoziare. Un altro grande conflitto è stato quello del cosiddetto “lote 192”, il pozzo petrolifero più grande del paese svenduto alla multinazionale canadese Pacific Stratus Energy. La popolazione locale si è mobilitata con uno sciopero generale per chiedere che fosse la compagnia nazionale a gestire l’estrazione e la raffinazione del petrolio e non una multinazionale privata.

Arresti e stato d’emergenza

Il Ministero degli interni del Perù ha denunciato tre persone richiedendone la detenzione per la partecipazione alle proteste violente contro il mega progetto minerario di Las Bambas nella provincia andina di Cotabambas. Gli accusati sono Justino Chiclla Quispe, Edwar Quispe Cuno y Asunto Huamaní Huamán, accusati di aver commesso i reati di disturbo della quiete pubblica, danneggiamento aggravato alla proprietà privata e detenzione illegale di esplosivi Secondo il portale Telesur, è stato il prefetto Walter Vilca a sollecitare al giudice della provincia la detenzione preventiva di nove mesi contro i tre imputati, arrestati dalle forze di sicurezza statali nella città di Abancay. Diciotto persone sono state detenute invece durante gli scontri, ed il giudice si è riservato di interrogarli quando necessario. Nonostante le imponenti manifestazioni che vanno avanti da oltre una settimana, il governo peruviano ha affermato che il progetto minerario, i cui lavori sono iniziati nel 2004, non sarà fermato. Le manifestazioni si sono svolte principalmente a Cotabambas, dove è in cantiere la mega miniera di rame della multinazionale cinese MMG.

Il conflitto è nato nel 2013, quando avvenne un cambiamento nella concessione del progetto e l’impresa ha modificato lo studio di impatto ambientale, cancellando le condutture e decidendo di costruire un impianto in cui è previsto l”utilizzo un prodotto chimico a base di molibdeno. Questo progetto è stato rifiutato dalla comunità contadina, che ha denunciato l’utilizzo di materiale tossico che porterà a gravi conseguenze ambientali, oltre a bloccare di fatto uno dei principali accessi all’acqua di tutto il distretto di Chalhuahuacho. Invece di aprire una negoziazione – sollecitato dallo stesso governatore regionale della regione di Apurímac Wilber Venegasel- il governo ha deciso di sospendere le libertà individuali, il diritto di riunione in luogo pubblico e la libertà di movimento in tutta la regione. Intanto il funerale dei quattro manifestanti uccisi si terrà solamente questo giovedì, dato che i corpi sono stati restituiti ai familiari con due giorni di ritardo.

articolo tratto dal portale di informazione indipendente argentino notas.org.ar (qui l’articolo “Protesta nelle miniere, quattro morti in Perù” e il seguente “Criminalizzazione della protesta in Perù”. Traduzione a cura di dinamopress.