ROMA

Privatizzazioni, il parlamento fa mezza marcia indietro

Modificato alla Camera l’emendamento Lanzillotta. Oggi i movimenti per i beni comuni alle 14,30 in piazza Montecitorio per far sentire la propria voce: “Roma non si vende!”

Grazie alle pressioni di movimenti e associazioni in commissione alla Camera l’emendamento Lanzillotta al decreto così detto “Salva Roma”, licenziato lo scorso venerdì dal Senato, è stato sostanzialmente modificato escludendo l’obbligatorietà della vendita di quote delle aziende municipalizzate Ama e Atac. L’impianto generale del provvedimento però non cambia: le aziende che si occupano di servizi, mobilità, rifiuti ed acqua sono un peso alla ferrea disciplina di bilancio del patto di stabilità, per questo il prima possibile devono finire sul mercato. Poco importa se i settori di cui si occupano queste aziende sono vitali per la vita di una città, poco importa se a pagare saranno gli utenti e i lavoratori e un referendum nel 2011 a detto chiaro e tondo che i servizi pubblici devono rimanere tali.

Interessi economici importanti, con i loro giornali e parlamentari, stanno spingendo sull’accelleratore delle privatizzazioni utilizzando l’argomento degli scandali e della corruzione che oramai caratterizza aziende pubbliche. Per questo i movimenti chiedono che queste aziende diventino un bene comune, sotto il controllo democratico di cittadini e lavoratori, ne’ fonte di profitto per i privati ne’ in mano al sistema dei partiti.

In queste ore il silenzio del sindaco Ignazio Marino, ostaggio delle liti dentro la sua giunta e dentro il suo partito, è assordante. Il bilancio 2014 è alle porte e la maggioranza di centrosinistra dovrà fare una scelta: o tagliare servizi sociali e welfare, privatizzare e licenziare, o dire di no alle politiche d’austerità.

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Il comunicato stampa del Comitato romano acqua pubblica

ROMA NON SI VENDE – Presidio Montecitorio dalle 14.30

Giovedì scorso al Senato, grazie all’incessante lavoro della Lanzillotta, è stata approvata la messa sul mercato dei servizi pubblici di Roma e del suo patrimonio immobiliare, provvedendo contemporaneamente a strangolare l’amministrazione impedendo l’aumento delle addizionali IRPEF.

Grazie alle pressioni esercitate in questi giorni dai movimenti che si battono per un’altra gestione dei servizi e degli spazi pubblici il decreto è stato in parte modificato alla Camera, escludendo l’obbligo di privatizzazione per le aziende pubbliche, mantenendo però un’impronta nettamente mercatista.

Anche se le modifiche sono certamente positive saremo comunque in Piazza Montecitorio a partire dalle 14.30 fino a conclusione della votazione alla Camera, per segnalare che non ci basta una difesa dello status quo, che vede l’acqua di Roma già in mano ai privati e gli altri servizi pubblici affidati a Spa in perenne rischio di default e di vendita, e per ribadire che siamo determinati a batterci per un’inversione di tendenza che riporti finalmente il pubblico e gli interessi collettivi al centro delle politiche nazionali e locali.