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OPINIONI

Prima gli italiani?

Pubblichiamo questo racconto di Djarah inizialmente pubblicato su Facebook, su questa piattaforma il post è stato segnalato per razzismo, cancellato e l’account di Djarah bloccato per 24 ore. E’ la terza volta che l’account di Djarah viene bloccato per questioni simili, questo ci invita a un importante riflessione sugli standard utilizzati da Facebook, perché si cancella questo post e si lasciano altri che incitano l’odio? Per questo pubblichiamo questo racconto che ci spiega in maniera ironica e profonda che cosa significa vivere sulla propria pelle il ‘prima gli italiani’ e che è un vero e proprio antidoto contro il razzismo.

 

Formalmente si ha la libertà di andare ovunque, ma lo sai che in quel bar dove passi ogni mattina, prendere un cornetto e un cappuccino non è cosa facile con tutto quel borbottare aggressivo che si spande su ogni muscolo del tuo corpo.
Basta un gesto brusco, o un silenzio ostinato nel mezzo di una piazzetta o della fila al supermercato per suggerirti che l’Italia non è un paese per neri.
E i primi ad accorgersene sono proprio i cittadini considerati “stranieri”, i veri protagonisti indiscussi del tracollo di civiltà e umanità che sta vivendo l’Italia in questo ultimo periodo, da molto prima che si insediasse questo sciagurato governo di barbari e inetti laureati all’università della vita.

Questa pelle che abbiamo ci permette di testare in tempo reale la quantità di veleno che gli italiani hanno attualmente in circolo nel proprio sangue.
E il bello è che non c’è bisogno di fare niente per scatenare le reazioni. Basta esistere.
Essere.
Basta passeggiare al parco, prendere un autobus, bere un caffè, fare delle compere o andare a fare quattro tuffi al mare.
Qualsiasi cosa tu faccia, hai quella sensazione di stare sbagliando, come se stessi contravvenendo a questa legge informale che ormai hanno interiorizzato un po’ tutti: prima gli italiani.
Ti siedi in autobus, c’è solo un posto ma ti siedi comunque: prima gli italiani.
Sei in fila, tocca a te, vai avanti, ma qualcuno quella mattina si è svegliato col piede sbagliato: prima gli italiani.
Anche se non è umanamente possibile restare bloccati in uno spar o in un Hotel pieno di pulci adibito a centro di accoglienza per mesi e mesi, senza avere notizia alcuna su cosa ne sarà della tua vita, da italiano aspiri a quella condizioni infernale pensando che sia comunque meglio di una casa popolare che magari ti spetta di diritto in quanto povero però no, prima gli italiani.
Quel nero non ha il biglietto, ma magari non ce l’hai nemmeno tu, però prima gli italiani.
Prima loro e poi tutto il resto.
Prima la “razza” e poi le donne, gli uomini, i bambini, gli handicappati, i degenti.
Stiamo creando città nuove nelle città che ci hanno cresciuti dove il criterio primo per esprimere una qualsiasi valutazione o azione nei confronti di una persona è il passaporto della pelle e non la sua esigenza specifica. Lo Stato ha il compito di sostenere tutti i suoi cittadini, di non lasciare nessuno indietro ma alcuni italiani pensano che saltare la fila in quanto italiani sia legittimo, proprio come quei figli di papà che pagano i buttafuori per entrare prima in discoteca consapevoli del fatto di essere semplicemente ricchi e quindi in diritto di fare qualsiasi cosa. É esattamente questo il meccanismo mentale che porta ai vari suprematismi. E al posto di pretendere ordine e giustizia si aspira a schiacciare il prossimo sulla fila dinanzi a te.
Tanto alla fine ci entreranno tutti, ma l’arroganza di riconoscersi migliori degli altri, darà ai figli di papà la libertà di dire prima noi e poi gli altri, che sono poveri, e possono anche crepare da soli, se hanno tempo e voglia.
Ecco a cosa penso, quando sento certa gente dire “prima gli italiani”. Ho di fronte a me l’immagine di migliaia di bulletti dei Parioli che credono di essere più umani degli altri esseri umani, per il solo fatto di aver migrato milioni di anni fa dall’Africa fino all’Europa ma con una buona protezione solare nella sacca.

Prima gli italiani, eh? Ma solo se ricchi, possibilmente del Nord Italia e con un reddito annuo che gli permetta di pagare meno tasse e di evadere il più possibile, secondo le proprie possibilità.