EUROPA

Piratiamo l’Europa!

Proseguono azioni e proteste contro la dittatura finanziaria verso il 19 ottobre. A Roma occupata la sede di Eurosystem di Bankitalia, uno dei palazzi del potere illegittimo della moneta.

Il 16 ottobre, all’interno della settimana di mobilitazione contro l’austerità e la precarietà tra il 12 e il 19 ottobre, una rete di studenti e precari, ha occupato la sede di Eurosystem di Bankitalia, a via Nazionale, esattemnte di fronte a Palazzo Koch, i palazzi del potere illegittimo della moneta. Per evidenziare qual’è il nodo delle scelte scellerate del governo italiano e della governance europea. La dittatura della finanza e dei mercati, che attraverso la BCE e le Banche centrali dei singoli paesi, continua a finanziare il gli agenti del capitalismo finanziario con i soldi pubblici.
È ora di invertire la rotta – dicono i manifestanti – di ribellarsi all’Europa del rigore con i poveri e del finanziamento agli speculatori”. “È ora di piratare un’Europa – proseguono – sempre più vuota dal punto di vista istituzionale e sempre più piena di ribellioni, rivolte e processi costituenti autonomi. Saremo in piazza il 19 ottobre, con l’urgenza di costruire un movimento europeo che metta in discussione le politiche di Francoforte e Bruxelles, in ogni territorio e con appuntamenti comuni”. “Contro l’Europa privata – concludono dai megafoni- facciamo l’Europa pirata e del comune!”


Occupata sede di Bankitalia, movimenti verso il 19 ottobre. Articolo di Repubblica.it GALLERIA FOTO

GALLERIA FOTO di Stefano Montesi

Manifestazione contro l’austerity. In vista del #19ottobre, attivisti occupano la sede di Bankitalia. Articolo su HuffinghtonPost

Centro, i movimenti occupano una sede della Banca d’Italia: “Reddito per tutti”. Articolo su RomaToday


Il comunicato distribuito durante l’occupazione

Contro la dittatura della finanza. Reddito e diritti per tutt*

L’euro è una «gabbia d’acciaio». Lo è stato fin dal primo momento, con il Trattato di Maastricht. Lo è diventato con forza ancora maggiore, a partire dalla crisi del 2007. Espressione della contro-rivoluzione neoliberale, l’euro è stato disegnato, senza equivoci, su misura dell’economia e degli interesse tedeschi. Con l’euro la Germania ha esteso enormemente il suo export continentale, favorendo l’indebitamento dei paesi dell’Europa meridionale.

Sbaglieremmo, però, a pensare che la moneta unica sia strumento esclusivo delle spinte neocoloniali tedesche. È indubbio che sia la Bundesbank, per la maggior parte, a definire le scelte della BCE. Se la BCE non può stampare illimitatamente moneta, dunque comportarsi come le altre banche centrali (la Fed o la Banca d’Inghilterra), ciò è dovuto alla mission che Berlino e Francoforte le hanno imposto: la stabilità dei prezzi sopra ogni cosa; completa indipendenza della banca centrale dalla politica, nazionale e continentale. È altrettanto vero, però, che la governance europea ha fin qui favorito, sostenendo politiche deflattive o del risparmio, il capitalismo finanziario transnazionale (holding bancarie, fondi di investimento, hedge funds).

Sono proprio le politiche imposte dalla BCE e dall’Europa (a prevalenza tedesca) che stanno massacrando il potere d’acquisto dei salari, distruggendo e/o privatizzando le grandi istituzioni del welfare (previdenza, sanità, formazione), impoverendo la società tutta. Mentre questo accade, cresce la ricchezza di pochissimi, aumentano i depositi nei paradisi fiscali, si intensifica il saccheggio dei beni comuni, siano essi naturali o artificiali.

Al contrario di chi pensa che l’uscita da questo inferno coincida con l’uscita dall’euro, noi diciamo oggi e lo grideremo con forza in piazza il 19 ottobre prossimo: reddito e diritti per tutt*. Il problema non è la moneta unica in sé, il problema sono le politiche monetarie, fiscali e sociali. Altrettanto: non basta immettere liquidità nei mercati, così come fa la Fed negli Stati Uniti, ci vogliono fiscalità e welfare continentale in grado di garantire a tutt* una base monetaria e di servizi per vivere dignitosamente, per non subire il ricatto della disoccupazione e della precarietà, per riconquistare una cittadinanza materiale e non solo formale.

Contro l’Europa dell’austerità
Mettiamoci in movimento!