ROMA
Piazza Indipendenza, 8 mesi dopo lo sgombero: l’ultimo spenga la luce
Otto mesi dopo lo sgombero di 800 migranti dal palazzo occupato di via Curtatone – chiesto dal fondo immobiliare Fimit facendo leva anche sui soldi sprecati per le utenze “abusive” – le luci sono accese giorno e notte in un palazzo vuoto e spettrale.
A otto mesi dal violento sgombero di circa 800 migranti dallo stabile di Via Curtatone l’immobile è vuoto, sigillato, protetto da inferriate, ma le luci sono ancora accese.
L’occupazione dell’immobile, che avrebbe generato 4 milioni di euro perdite alla società in bollette e imposte, rappresentava un investimento bloccato per la proprietà, Idea Fimit, una società nata per creare valore sul patrimonio immobiliare pubblico.
«Pensi che non possiamo neanche staccare le utenze», lamentava Emanuele Caniggia, AD di Idea Fimit, proprietaria dello stabile di Via Curtatone.
«Scusi, perché non potete staccare le utenze?», chiedeva Colomba Mongiello, PD.
«Le utenze sono considerate servizi primari, quindi non possiamo staccarle e continuiamo a pagarle», replicava Caniggia.
La deputata del Partito democratico Titti Di Salvo, recentemente nominata «responsabile mamme» nella segreteria Pd, suggeriva quindi l’applicazione retroattiva del malfamato art. 5 del Piano Casa, che prevede il taglio delle utenze. Come se le mamme eritree ed etiopi potessero fare a meno di acqua e luce. «…col Piano Casa 2014 (…) non è possibile né chiedere la residenza né chiedere l’allacciamento delle utenze. Naturalmente questo è stato fatto nel 2014, quindi è successivo e non precedente, però credo che, alla luce della nuova normativa, (…) si possa ricordare il tema delle utenze all’amministrazione romana, facendolo presente. Capisco pure che c’è un problema perché, nel momento in cui si decide lo sgombero in quelle situazioni, bisogna immaginare come affrontare il problema delle persone che sono all’interno».
Evidentemente il problema non erano le utenze. Il «problema delle persone» fu risolto con gli idranti ad agosto scorso quando i migranti etiopi ed eritrei che lì avevano trovato casa, molti con il permesso di soggiorno e con figli che frequentavano le scuole vicine, sono stati gettati in strada in assenza di una soluzione alloggiativa alternativa e si sono dispersi in strada o nelle oltre 100 occupazioni di edifici abbandonati dove abitano in condizioni disumane migliaia di richiedenti asilo e rifugiati esclusi dal sistema di accoglienza istituzionale.
A nulla è servita la circolare del 1 settembre 2017 in cui, proprio a seguito dello sgombero di via Curtatone, il Ministero dell’Interno affermò la necessità di tutelare i nuclei familiari in situazioni di disagio economico e sociale come condizione prioritaria per la definizione delle modalità di esecuzione delle operazioni di sgombero. Gli sgomberi a Roma continuano, alimentando situazioni di marginalità sociale, creando emergenza abitativa, senza predisporre alcuna garanzia o situazione alternativa.