MONDO

Sullo sciopero dei lavoratori Uaw della General Motors negli Stati Uniti

Perché è importante sostenere lo sciopero dei lavoratori della Uaw della General Motors negli Stati Uniti? Dopo 12 anni di pace sociale, la Uaw, il sindacato dei lavoratori dell’industria automobilistica americana, ha indetto uno sciopero di tutto il gruppo General Motors (che ha recentemente minacciato la chiusura di ben cinque stabilimenti nonostante gli utili in crescita e il recente bail-out negli anni della crisi). Potrebbe essere la ripresa di un conflitto sociale nel cuore del consenso di Trump, il Midwest.

Parte della retorica populista di Donald Trump è sempre stata quella di nascondere una delle amministrazioni più razziste, padronali e violentemente reazionarie che la storia recente ricordi con una difesa a parole della classe operaia americana e dell’industria manifatturiera nazionale.

D’altra parte ci ricordiamo come sono andate le elezioni del 2016: una significativa minoranza di voti rispetto a quelli presi da Hillary Clinton, ma una vittoria (sebbene risicatissima) in tutti gli swing states del Midwest, quelli dove i lavoratori dell’industria automobilistica e metalmeccanica sono ancora un ago della bilancia in elezioni che si giocano sul filo di lana. In questi giorni sono ricomparse le immagini dei comizi in cui Trump nel 2016 in Michigan e Wisconsin annunciava di fare battaglia sul Nafta (il trattato di libero scambio tra Messico, Canada e Stati Uniti, che ha oggettivamente accelerato la deindustrializzazione americana) e prometteva che nemmeno un posto di lavoro si sarebbe perso durante la sua amministrazione.

Sappiamo che le cose sono andate molto diversamente e il Midwest rimane ancora adesso l’oggetto del desiderio per il consenso populista di Turmp e sarà verosimilmente ancora centrale nelle prossime elezioni del 2020. Michigan, Wisconsin e Pennsylvania sono ancora disposte a dare il proprio consenso a Donald Trump?

 

Oggi, a distanza di tre anni dall’insediamento della nuova amministrazione presidenziale sembrerebbe che qualcosa si stia rompendo anche nel cuore del successo repubblicano delle ultime elezioni.

 

 

La United Automobile, Aerospace and Agricultural Implement Workers of America (Uaw), cioè il più grande sindacato metalmeccanico degli Stati Uniti e uno dei più forti nell’ancora pochissimo sindacalizzato settore privato, ha indetto uno sciopero iniziato alla mezzanotte di ieri per tutti i lavoratori della General Motors in vista dei prossimi negoziati per il nuovo contratto di lavoro di tutto il gruppo. Va ricordato che nel diritto del lavoro statunitense non esiste il contratto nazionale collettivo di categoria che si applica a tutti i lavoratori di una dato settore (come avviene in Italia), ma esistono solo dei sindacati “aziendali”, dove per altro il diritto di rappresentare i lavoratori da parte di un sindacato è fortemente limitato non solo dalle legislazioni anti-sindacali di molti stati (i cosiddetti right-to-work States) ma anche da un procedimento di elezioni molto complicato e macchinoso.

In uno scenario assai frammentato le industrie automobilistiche del Midwest rappresentano però un’eccezione: dove i sindacati sono sempre stati storicamente molto forti e i negoziati dei contratti (i collective bargaining agreement) si applicano a gruppi industriali di enormi dimensioni rispetto agli standard attuali.

Le sciopero di ieri interessa infatti ben 47mila lavoratori di tutto il gruppo General Motors. E come spesso avviene nell’industria automobilistica americana, il contratto GM sarà anche il punto da cui partire per i prossimi rinnovi di Chrysler (ovvero di FCA) e di Ford, le cosiddette “Big Three” dell’industria automobilistica americana. Le vittorie di questo sciopero verranno insomma “trasferite”, se così possiamo dire, anche a questi altri due gruppi centrali per l’industria manifatturiera americana: per non parlare del fatto che una vittoria in una settore così rilevante per le filiere dal valore del capitalismo americano avrà delle ricadute positive anche per tutto l’indotto e per tutti quei cluster di imprese che stanno attorno alla produzione di auto, camion, trattori, aerei etc.

 

Che cosa c’è allora in ballo in questo contratto? Innanzitutto la ripresa di un conflitto con l’azienda dopo anni di pace sindacale. L’ultimo sciopero della Uaw fu infatti nel lontano 2007, prima che la crisi dei subprime impattò su tutto il settore automobilistico.

 

Si tratta di un ramo dell’industria che è direttamente legato ai processi di finanziarizzazione, “salvato” solo grazie a ingenti aiuti statali (si calcola che il Governo Americano abbia avuto un passivo di 11 miliardi di dollari per il salvataggio della sola General Motors). Da allora il sindacato iniziò una lunga fase di “moderazione” e di adeguamento delle proprie pretese alla congiuntura economica, accettando la soppressione del COLA (il cost-of-living-adjustment, una sorta di “scala mobile” che adeguava salari e pensioni all’inflazione del costo della vita) e tollerando l’introduzione del sistema two-tiers, che prevedeva un significativo taglio dei benefit e dei salari per tutti i nuovi assunti.

Quest’ultimo punto è quello che molti rappresentanti sindacali locali ritengono ancor’oggi essere particolarmente odioso. Come ha detto l’economista dei Canadian Autoworkers al settimanale The Nation: «Parte di ciò che ha reso così importanti per così tanto tempo gli United Auto Workers era il principio solidaristico di parità di retribuzione per parità di lavoro. C’è stato un alto livello di equità nell’industria automobilistica per decenni perché la precedente leadership sindacale ha lottato per ridurre al minimo la differenza tra ingegneri, operai specializzati e persino lavoratori delle pulizie. Ciò che era stato applicato anche alle lavoratrici femminili molti decenni fa, è stato invece recentemente tolto ai nuovi lavoratori che svolgono lo stesso lavoro dei quelli assunti in passato, ma a delle condizioni di molto peggiori».

 

 

Nonostante l’accettazione di un peggioramento significativo delle proprie condizioni la beffa è arrivata all’inizio dell’anno passato, nel quale General Motors, nonostante la crescita negli utili (4 miliardi di dollari solo nell’ultimo anno), ha annunciato la chiusura di cinque stabilimenti tra gli Stati Uniti e il Canada e un licenziamento di 14mila lavoratori (citando, tra l’altro, tra le ragioni di questa scelta anche i dazi messi da Trump sull’importazione dalla Cina dell’acciaio… giusto per chiarire chi saranno quelli che verranno colpiti di più dalla folle guerra commerciale di questa amministrazione contro la Cina).

 

Ma la partita non è solo “esterna” ma anche interna. La dirigenza della Uaw è ormai da tempo nell’occhio del ciclone per un pesante caso di corruzione che ne ha minato pesantemente la credibilità di fronte ai lavoratori.

 

I dirigenti sono stati accusati non soltanto di sottrarre fondi sindacali per fini personali, ma anche di avere preso accordi sottobanco con le dirigenze delle aziende. Questo sciopero è anche il tentativo di ritrovare un consenso ormai sempre più declinante tra i lavoratori cosiddetti rank-and-file (i delegati sindacali sui posti di lavoro).

Secondo Sean Crawford, un lavoratore di Gm che è tra i più ferocemente critici nei confronti delle dirigenze di Uaw: «nessuno trae vantaggio dal fatto di avere una leadership così debole se non l’azienda. Mi fa incazzare. Questi sono andati contro i valori su cui si basa un sindacato, cioè aiutare i tuoi fratelli e le tue sorelle e stare in prima linea con loro. Stanno nella loro torre d’avorio e fanno una vita piena di lusso a nostre spese. È una mancanza di rispetto per la gente che ha dato la vita per la storia di questo sindacato. Invece di costruire un’organizzazione che sia un’ispirazione per la gente e che la invogli a farne parte, i lavoratori pensano che il sindacato sia pieno di gente corrotta. E non è vero. C’è un sacco di gente tra di noi che nutre le stesse speranze che ho io per questo contratto e questa lotta. Ma le prese di posizioni ciniche sono diventate molto di più dopo lo scandalo corruzione».

 

È per questo che secondo Sean Crawford è importante sostenere questo sciopero: per far sì che Uaw abbia in futuro una dirigenza più combattiva e più indipendente nei confronti delle aziende.

 

Negli ultimi anni il movimento sindacale americano ha avuto una grande rinascita ed è stato protagonista di una nuova ondata di lotte: ma sono stati soprattutto i settori dei lavoratori dei servizi, gli insegnanti e quelli del settore pubblico al centro di queste mobilitazioni.

Oggi per la prima volta c’è la possibilità che un sindacato storico e così importante per il settore produttivo che rappresenta come Uaw entri a far parte di questo movimento. Perché per far sì che le diseguaglianze della società americana iniziano a essere messe in discussione nei luoghi della produzione, è importante che un nuovo protagonismo conflittuale coinvolga anche i lavoratori del settore privato. A partire da quei settori dell’industria manifatturiera che sembravano essere il cuore del consenso trumpiano, ma che forse oggi non lo sono già più.