EUROPA

Verso il 17 marzo

Ne Les Laissons Pas Faire: Parigi contro la legge Macron-Collomb

L’intercollectif “Ne Les Laissons Pas Faire” si è costituito nel novembre 2017 riunendo singoli individui, associazioni e collettivi di sans-papiers e solidali, a partire dalla comune presenza territoriale sul XX arrondissement di Parigi. Tra i diversi promotori della convergenza: La Cantine des Pyrenées, Collectif Solidaires 20ème, Collectif Sans-Papiers 20ème, Association Autremonde. Mercoledì 21 febbraio, giorno della presentazione al Consiglio dei Ministri del nuovo progetto di legge Collomb-Macron contro le migrazioni, l’inter-collettivo ha organizzato una riunione pubblica per spiegarne i punti centrali. Proponiamo un breve riassunto in lingua italiana dell’incontro e rilanciamo la mobilitazione della Marche des Solidarités, prevista per il 17 marzo a Parigi.

Il progetto di Legge del Ministro degli Interni Gérard Collomb si inscrive nella storia delle politiche europee contro la libertà di circolazione. Da un lato, l’implementazione di agenzie amministrative come Frontex ha sempre mirato ad ostacolare l’accesso di potenziali richiedenti asilo attraverso una “esternalizzazione della frontiera esterna”. I trattati bilaterali con i paesi terzi scandiscono questa guerra verso l’esterno.

Dagli Accordi di Karthoum (2014), a quelli con la Turchia (marzo 2016) e la Libia (febbraio 2017), fino al recente summit del 28-29 novembre 2017 in Costa d’Avorio, l’Europa delocalizza il “lavoro sporco” in cambio di sovvenzioni. Dall’altro lato, la lunga estate delle migrazioni inaugurata dalle primavere arabe ha ormai da tempo aperto un fronte interno. La moltiplicazione interna delle frontiere ha riorganizzato il controllo della mobilità attraverso dispositivi di violenza e triage poliziesco (si pensi alle operazioni Mos Maiorum e Ambelight), politiche di deportazione, controllo attraverso l’accoglienza e lavoro “volontario” (gratuito) dei richiedenti asilo, ostacoli materiali e formali all’accesso ai papiers. Il progetto di legge Macron-Collomb risponde all’assottigliarsi di questo duplice fronte sotto la spinta della mobilità migrante, organizzando la risposta nei capitoli 1 e 2, relativi “asilo” e alla “migrazione irregolare”.

ASILO. Le misure relative all’asilo sono direttamente funzionali a ostacolare sia formalmente sia praticamente ogni possibilità di acquisizione della protezione internazionale. In primo luogo viene allargata la fascia temporale che intercorre tra la formale richiesta d’asilo e la sua registrazione, durante la quale la/il richiedente è esposta alla possibilità di essere deportata. Se la legge del 2015 prevedeva un massimo di 10 giorni per registrare la domanda d’asilo e fornire il dossiers, il progetto Collomb estende questo tempo a 4 mesi. In secondo luogo, in caso di rifiuto della domanda da parte dell’OFPRA (Office Français de Protection des Réfugiés et Apatrides) l’amministrazione potrà rendere direttamente esecutiva la OQTF (Obligation de Quitter le Territoire Français) senza nemmeno una previa notifica del diniego al richiedente. In terzo luogo, la lingua dichiarata al primo colloquio in prefettura diviene formalmente “opposable”. Viene cioè tolta la possibilità di richiedere interpreti per coloro che, nel difficile tentativo di comprendere la propria situazione appena giunti in Francia, dichiarano inavvertitamente di parlare le lingue veicolari europee. Va inoltre aggiunta la moltiplicazione di casi di rifiuto dell’appello (legata ai cosiddetti “paesi terzi sicuri”) e l’inquietante obbligatorietà, se richiesto dalla commissione, di svolgere il colloquio tramite video conferenza.

MIGRAZIONE. Le misure di allontanamento recuperano ed espellono quei soggetti che la riforma dell’asilo mira a tagliare fuori dall’accesso alla protezione. Vengono innanzitutto aumentati i casi di persone private del “délai de départ volontaire”, le quali divengono quindi “detenute” o “assegnate a residenza” (per essere potenzialmente detenute). Si tratta di un punto giuridicamente controverso: dopo che la Corte di Giustizia aveva delegittimato la detenzione (garde à vue) in assenza di un “rischio di fuga” esplicitato dalla legge, nel 2012 era stata introdotta una forma di “detenzione amministrativa” (non penale, come la garde à vue) di un massimo di 16 ore durante le quali controllare i papiers. La nuova legge estende la durata a 23 ore e aggiunge il foto segnalamento e presa delle impronte. Analogamente per il periodo di detenzione per condizione irregolare: già esteso a 45 giorni da Sarkozy nel 2011, sarà ora fino a un massimo di 90 giorni. Infine, a questi 90 giorni sono aggiungibili un totale di 45 giorni ulteriori per tre categorie di persone: coloro che fanno domanda d’asilo durante la detenzione, coloro che invocano la “protezione contro l’allontanamento” prevista dal Codice per chi è in precarie condizioni di salute e coloro che resistono rifiutandosi di salire sull’aereo che li deporta.

Un progetto dunque che prosegue e implementa l’irrigidimento dei confini e la guerra alla libera circolazione. Resta da notare che i capitoli denominati “asilo” e “migrazione” figurano per la prima volta come parte di uno stesso progetto di legge. Sulla spinta della mobilità migrante la partizione disciplinare tra “rifugiati” e “migranti economici” diviene debole, lasciando la centralità a dispositivi di triage più complessi, che hanno probabilmente negli hotpots il loro simbolo più vivido.

L’intercollettivo “Ne les Laissons pas Faire” partecipa e rilancia la Marche des Solidarités di sabato 17 marzo a Parigi. Per la costituzione di un fronte antirazzista, in sostegno delle lotte migranti per la libertà di circolazione.

Qui il sito dell’intercollettivo Ne les Laisson pas Faire

Marche des Solidarites