MONDO

Organizzarsi nelle università statunitensi ai tempi di Trump

All’indomani dell’elezione di Trump l’Università è diventata uno dei centri da cui i movimenti sociali cercano di articolare una risposta di massa, ma anche un luogo conteso su cui si stanno consumando aspre battaglie politiche . I tentativi di infiltrazione dell’estrema destra, le polemiche tra la sinistra liberal e l’antifascismo militante, le iniziative in difesa dei migranti e l’attivismo LGBT. Infine, il problema dell’organizzazione politico-sindacale negli atenei pubblici e privati. Partendo da una riflessione sulla condizione degli studenti-lavoratori, in diversi atenei sono state intraprese campagne di sindacalizzazione, cercando di connettere il problema del salario e della contrattazione collettiva alle altre forme di lotta presenti negli atenei.

In un quadro giuridico particolarmente ostile al sindacalismo e in un panorama politico-sindacale spesso frammentato e corporativo la strategia dell’organising rischia di non superare i propri limiti e di infrangersi prima del previsto. D’altra parte le dinamiche di ristrutturazione neoliberista dell’università americana hanno spesso anticipato le trasformazioni di quella italiana ed europea, e l’esperienza politica dei movimenti sociali in questo campo può insegnare molto dall’altra parte dell’Atlantico. Per questo proponiamo la traduzione di questo contributo uscito in giugno su Viewpoint Magazine. Per una maggiore comprensione dell’articolo, una precisazione: il sistema di relazioni industriali statunitense non prevede una contrattazione collettiva centralizzata e il diritto dei lavoratori a organizzarsi e subordinato al diritto di proprietà e alla libertà di impresa. I luoghi di lavoro privi di sezioni sindacali sono la stragrande maggioranza nel Paese; se alcune lavoratrici o lavoratori intendono costituirsi in sindacato e negoziare collettivamente devono passare per delle votazioni e per un lungo iter burocratico. Nelle università private americane queste iniziative sono complicate dalla difficoltà che hanno i grad student a farsi riconoscere come lavoratrici e lavoratori. [F.M.]

Organizzarsi nell’università

Edna Bonhomme

Un nuovo ciclo di lotte

La prima grande ondata di mobilitazioni dei graduate students si ebbe negli anni Sessanta, durante il fiorire dei movimenti sociali. Ispirati dai movimenti per la libertà di parola (Free Speech movement) e per i diritti civili e dalle mobilitazioni contro la guerra, i graduate students [studenti di master o dottorandi, ndt] cominciarono a organizzarsi sui loro luoghi di lavoro in quanto lavoratori. Non è un caso che la prima organizzazione studentesca a ottenere uno status sindacale, la Teaching Assistant Association, venne costituita all’Università del Wisconsin, a Madison, culla dei primi teach-in2.

Tuttavia, mentre nelle università pubbliche, coperte dalla legislazione statale per la contrattazione collettiva, la sindacalizzazione procedeva velocemente, nelle università private, regolate [solo a livello federale, ndt] dal National Labor Relations Act3, la situazione era ben diversa. Per decenni la legislazione si espresse in maniera ondivaga, e i graduate students ottenevano il diritto a costituirsi in sindacato solo per vederselo nuovamente negato poco tempo dopo.

Così nel 2000 il National Labor Relations Board (NLRB) stabiliva che i graduate student delle università private dovevano essere considerati dei dipendenti e che, di conseguenza, avevano il diritto alla contrattazione collettiva. Il “pronunciamento NYU”, come venne ribattezzata la decisione, mise in moto un ampio processo di mobilitazione nel Paese. Tuttavia, nel 2004, la nuova maggioranza repubblicana in seno al NRLB rovesciò la decisione del 2000, limitando nuovamente l’accesso alla contrattazione collettiva. In certi atenei, come l’Università della Pennsylvania, le schede elettorali vennero sequestrate e poi distrutte. Ma malgrado la sconfitta i graduate students-lavoratori continuarono a coordinarsi, in attesa di nuove opportunità.

L’occasione si è ripresentata la scorsa estate. Il 23 agosto, il NLRB ha revocato la decisione del 2004, spiegando senza ambiguità che «gli studenti che lavorano come assistenti in college e università private sono lavoratori dipendenti coperti dal National Labor Relations Act». In sostanza, la nuova decisione definisce i graduate student come studenti e lavoratori, riconoscendone il diritto alla contrattazione collettiva. Dal 2016 nelle università private sono state lanciate numerose campagne di sindacalizzazione e i graduate student hanno conseguito vittorie importanti alla Columbia, a Yale, a Brandeis e in altri atenei. Le elezioni sindacali sono imminenti in molte altre università. Nell’insieme, queste campagne costituiscono una delle correnti più dinamiche del movimento sindacale negli Stati Uniti oggi.

L’università neoliberista contemporanea

Nell’attuale fase neoliberista, le campagne per la sindacalizzazione non rivendicano soltanto migliori salari, sussidi e condizioni di lavoro per i graduate students, ma sfidano la struttura globale delle università negli Stati Uniti. Negli ultimi decenni le università hanno subito vari cambiamenti strutturali, come l’aumento astronomico delle rette, la moltiplicazione delle posizioni amministrative [a scapito di quelle accademiche, ndt] e la crescita del lavoro accademico precario. La crisi finanziaria mondiale del 2008 ha inasprito l’austerità nell’educazione universitaria, fino al punto di indebolire la capacità di contrattazione collettiva anche del corpo insegnante già sindacalizzato. Nel settembre 2016 l’amministrazione dell’Università di Long Island-Brooklyn ha indetto una serrata contro il corpo insegnante durante una trattativa per i rinnovi contrattuali.

Al di là di questi attacchi diretti da parte dell’amministrazione, le università hanno sempre meno posti da offrire agli studenti che si addottorano. Le prospettive sono ancora più disperate per le donne e per le persone di colore (PoC). Inoltre, le scienze umane sono state duramente colpite dalla crisi economica, con il risultato che lo Stato del Wisconsin ha ridotto i finanziamenti all’Università del Wisconsin per un ammontare di 300 milioni di dollari. Queste misure di austerità hanno avuto un impatto diretto sulle prospettive occupazionali degli studenti una volta terminata la loro formazione e il nostro obiettivo è di costruire un ampio movimento per la libertà di insegnamento, il lavoro e la sicurezza dell’impiego. La sicurezza dell’impiego è stata infatti un aspetto centrale delle campagne di sindacalizzazione. Allo stesso modo, il numero dei posti offerti è notevolmente diminuito. L’American Historical Association ha dimostrato che mentre il numero di dottorati in storia è aumentato esponenzialmente, il numero dei posti di lavoro nella ricerca è diminuito a partire dagli anni Settanta. Le campagne per la sindacalizzazione nelle università private si rivolgono agli insegnanti non di ruolo: per esempio Harvard, Columbia, Duke, Emory, l’Università di Chicago e la NYU dipendono da questa forza lavoro a buon mercato e sottopagata e il corpo insegnante non stabilizzato si è recentemente mobilitato.

Connettere le lotte

I graduate students chiedono maggior protezione per il loro lavoro, libertà negli atenei, maggiore trasparenza contro la discriminazione, l’accesso a sussidi e servizi per la salute e la cura dei figli. Inoltre vogliono creare alleanze con i graduate workers di altre università coinvolti nella contrattazione collettiva. Molte persone che hanno preso parte a questi processi di sindacalizzazione riconoscono il valore del lavoro dei graduate students e la necessità di una rappresentanza collettiva che assicuri un ambiente equo e ospitale. Nell’epoca della gestione manageriale dell’università e del ricorso crescente a ricercatori e insegnanti precari piuttosto che a un corpo insegnante stabilizzato, le organizzazioni dei graduate workers sono importanti per configurare tanto le nostre condizioni di lavoro quanto il futuro del lavoro accademico e dell’università nel suo insieme.

Se i graduate workers delle università private non hanno sempre goduto della protezione legale per organizzarsi collettivamente in un sindacato, la recente impennata delle iniziative di organizzazione della forza lavoro ha aperto la questione più ampia della costruzione di coalizioni per la giustizia sociale all’interno dei campus. L’organizzazione dei graduate student nelle università private non si è prodotta per caso ma è parte del crescente sforzo politico intorno alle questioni più ampie dell’immigrazione, del lavoro precario dell’oppressione. Il sindacato Cornell University Graduate Student United (CGSU) si è mosso in solidarietà con gli insegnanti precari del vicino Ithaca College, partecipando alle loro manifestazioni. Inoltre, la collaborazione intersindacale è parte integrante della costruzione di una rete politica più forte. Anche il sindacato delle infermiere del centro medico di Cornell ha sostenuto il CGSU durante la campagna di sindacalizzazione. Interrogato sul perché appoggiasse la campagna, Kyle Anderson [membro fondatore del CGSU, ndt] ha dichiarato:

«Vedo la lotta per la sindacalizzazione dei graduate student come parte di una più grande lotta per riequilibrare la nostra economia e la nostra società dopo un’era di politiche neoliberisteche hanno devastato la classe media e concentrato la ricchezza in alto. Come graduate student/worker alla Cornell, quella è la mia comunità e per questo ho deciso di unirmi alla Cornell Graduate Student United.»

Nel Nordest degli Stati Uniti, i graduate student delle università private hanno lanciato o rafforzato delle campagne di sindacalizzazione insieme all’American Federation of Teachers (AFT)4, la Service Employees International Union (SEIU)5 l’United Autoworkers6 acquisendo grande influenza tra le organizzazioni sindacali nell’istruzione universitaria. Queste strutture sono attive a Cornell, Columbia, Syracuse, Johns Hopkins, Northeastern, Fordham, NYU, Princeton e Yale. Tra queste l’associazione della NYU – la GSOC UAW local 2110 – è quella con la posizione più forte.

A Harvard, la campagna di sindacalizzazione dei graduate student fatta insieme alla UAW ha condotto a una votazione [sull’opportunità o meno di formare un sindacato, ndt] nel dicembre 2016 conclusasi con una sconfitta con stretto margine. Comunque, i risultati sono stati contestati e i graduate student si preparano per una seconda votazione. Alla Columbia, gli studenti hanno votato per la costituirsi in sindacato e l’amministrazione ha fatto ricorso in tribunale. Queste tensioni riflettono una forte polarizzazione nei campus privati e un’esplicita linea antisindacale da parte delle amministrazioni. Un luogo di scontro particolarmente aspro in questa battaglia è stata l’Università di Yale. Su Jacobin Magazine Michael Denning sottolinea correttamente che il rifiuto da parte dell’università di riconoscere la sindacalizzazione dei graduate student va contro la legge. Gli amministratori dell’università si sono rifiutati di incontrare i graduate student appena eletti come rappresentanti, il che ha condotto a uno sciopero della fame.

Alcuni membri del corpo insegnante hanno riconosciuto la necessità della protesta mentre altri hanno deriso deriso lo sciopero della fame. Come evidenziato dal New York Times, «la scelta fatta dai graduate student che insegnano è drammatica, ma la causa – la lotta per una retribuzione decente e stabile e per delle indennità e dei sussidi adeguati – ha delle implicazioni per tutto il mercato del lavoro». E infatti gli studenti implicati direttamente nell’iniziativa hanno fornito un’analisi puntuale delle condizioni di lavoro che li hanno spinti a mobilitarsi. Come ha detto Luckas Moe durante lo sciopero della fame:

«Ho deciso di lottare contro tutto questo perché l’ho visto da vicino. Mio padre fu precario per tutta la sua carriera di professore. Ricordo la tensione in famiglia quando non si sapeva se sarebbe stato confermato l’anno successivo, il prezzo che ha avuto sulla sua salute e la pressione su mia madre perché garantisse un po’ di stabilità. Mio padre tenne sei corsi subito dopo aver avuto un attacco di cuore per raggiungere il minimo per avere la copertura sanitaria».

La posta in gioco è alta e altre università private sono in fasi diverse del processo di sindacalizzazione. I graduate studentst dell’Università Tufts, affiliatisi alla SEIU Local 509, hanno dato il via al processo di sindacalizzazione il Primo Maggio. Sul giornale Tufts Daily James Rizzi, dottorando in letteratura inglese scrive:

«In questo momento la situazione è tale che i singoli graduate students possono mettersi insieme per fare richieste al direttore del programma dottorale o ai capi del dipartimento, le quali poi risalgono lungo la catena di comando finché le cose sono negoziate a nostro nome, lontano dallo sguardo delle persone che hanno davvero chiesto qualcosa. Formare un sindacato, per me, significa avere un posto al tavolo.»

Graduate Students United, la campagna di sindacalizzazione all’Università di Chicago, recentemente ha depositato una petizione presso il NLRB per costituirsi in sindacato. Gli sforzi di sindacalizzazione all’Università Brandeis sono risultati in un negoziato collettivo con l’amministrazione. In aggiunta, altre campagne stanno andando avanti a Princeton e all’Università della Pennsylvania.

Dopo la decisione del NLRB nell’agosto 2016, i graduate students di Princeton hanno intrapreso una campagna per la sindacalizzazione all’interno del campus, con il doppio obiettivo di aumentare gli iscritti e coinvolgere un maggior numero di graduate students. Dal novembre 2016, i membri della Princeton Graduate Students United (PGSU) hanno iniziato a raccogliere le adesioni alla campagna. A questa iniziativa il Presidente dell’università ha risposto con varie e-mail di condanna. Il Preside della scuola dottorale ha scritto: «Siamo una comunità accademica coesa e intimamente legata, con l’ambizione di saper rispondere ai singoli individui e al corpo studentesco nel suo insieme». Per gli studenti di estrazione popolare, gli studenti LGBT e quelli appartenenti alle minoranze etnico-razziali non è sempre così. In un momento nel quale studenti, docenti e personale provenienti da Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen subiscono gli attacchi del regime di Trump, l’amministrazione non ha preso alcuna posizione per rendere Princeton un “campus-santuario”7, il che significa che alcuni saranno esposti a politiche nazionali discriminatorie all’ingresso o all’uscita dagli Stati Uniti. La sindacalizzazione dei graduate students fornirebbe un ulteriore livello protettivo in modo da assicurare a tutti gli studenti – senza distinzioni di provenienza – la giusta protezione.

Organizzare il lavoro nell’epoca di Trump

Per quanto i graduate workers nelle università private abbiano cominciato a organizzarsi già da alcuni anni, le lotte sono ora in una nuova fase. La decisione del NLRB dell’agosto 2016, i movimenti per l’ambiente, l’immigrazione e i diritti delle donne, e la crescente opposizione all’elezione di Trump hanno tutti contribuito ad accelerare le campagne di sindacalizzazione dei graduate students [···]. In effetti, la posta in gioco è molto alta ora che Donald Trump ha assunto la presidenza. Al momento, due membri del NLRB sono a fine mandato, e la nomina dei nuovi membri è una prerogativa presidenziale. Non sappiamo esattamente se e quando questi membri saranno confermati, ma certo una volta nominati si dimostreranno presto contro il diritto alla contrattazione collettiva, proprio come accadde durante il mandato di George W. Bush. In tale contesto molti graduate student, correndo contro il tempo, accelerano delle campagne che richiederebbe anni concludendole in appena sei mesi.

Gli amministratori delle università, molti dei quali ricorrono spesso ai fondi delle università per ingaggiare avvocati antisindacali per schiacciare queste campagne di sindacalizzazione, sono consapevoli di questa situazione. Alla Columbia e a Yale, dove gli studenti hanno votato per la sindacalizzazione, gli amministratori hanno strategicamente ignorato queste campagne o le hanno bloccate in tribunale, nell’attesa che il NLRB rovesci la decisione dell’agosto 2016. In breve, sperano che Trump possa risolvere il problema al posto loro.

Solidarietà e protesta sono state la chiave per il successo delle campagne, che si trattasse dell’istruzione universitaria o di qualsiasi altro campo. In una fase nella quale la destra riprende fiducia e la sindacalizzazione è ai minimi storici, è cruciale riuscire a concentrare le forze che possono creare dibattito e strategia. L’organizzazione dei graduate student che lavorano può essere un’occasione per rafforzare i movimenti sanctuary nelle università e creare connessioni con altri lavoratori sindacalizzati nei campus – compresi, ma non solo, i lavoratori delle mense e degli altri servizi. Inoltre, la mobilitazione sarà particolarmente cruciale se saprà allargare le rivendicazioni al tema del libero e gratuito accesso all’istruzione universitaria. In una fase in cui la sinistra è in crescita e sempre più persone sono aperte a un’agenda politica socialista, organizzare il Lavoro nell’istruzione universitaria può generare un ulteriore rafforzamento delle lotte antirazziste e anti-austerity nei campus universitari.

1 Dottoranda in Storia della Scienza all’Università di Princeton. Organizzatrice sindacale socialista, attiva e residente à Brooklyn, New York.

2 Corsi di auto-formazione organizzati dagli studenti. I primi furono aperti nel 1965 [ndt].

3 Detto anche “Wagner Act”. È il provvedimento costituente del diritto sindacale e delle relazioni industriali negli Stati Uniti [ndt].

4 Il principale sindacato degli insegnanti. Fondato a Chicago nel 1916 aderisce alla AFL-CIO. Tra i suoi membri eccellenti Robert Oppenheimer, John Dewey, Albert Einstein, Elie Wiesel. Nel 2015 la federazione ha dichiarato il suo appoggio a Hillary Clinton per le primarie, generando polemiche con una cospicua frazione interna che invece sosteneva Bernie Sanders [ndt].

5 Sindacato attivo negli Stati Uniti e in Canada, principalmente nei servizi pubblici di welfare, sanità, pubblico impiego, fast food, pulizie e guardiania. Protagonista di una scissione dalla AFL-CIO nel 2005, nel 2016 ha appoggiato Clinton contro Sanders [ndt].

6 Fondato nel 1935 come sindacato dei metalmeccanici, subì una dura crisi negli anni 70. Oggi organizza lavoratori nei settori più disparati, tra cui i grad student [ndt].

7 Gli atenei che hanno adottato una politica di protezione nei confronti dei propri membri senza permesso di soggiorno nel territorio statunitense. Tra le varie misure adottate: non collaborazione con le forze di polizia, borse di studio, esenzione dalle tasse universitarie, assistenza legale [ndt].

* Pubblicato in inglese su viewpointmag. Traduzione in italiano a cura di DINAMOpress.

Edna Bonhomme is a history of science doctoral candidate at Princeton University who focuses on the history of epidemics, trade and imperialism in North Africa and the Middle East. She is a socialist organizing and living in Brooklyn, New York.