EUROPA

Occupata l’Università di Varsavia. «Fermiamo le riforme universitarie antidemocratiche!»

Studenti e professori hanno occupato il Rettorato per protestare contro una riforma che vuole limitare l’autonomia degli atenei, trasferire il controllo dalla comunità accademica al governo e introdurre un sistema di gestione basato sul modello aziendale

Lo scorso martedì 5 giugno 2018, gli studenti e i professori dell’Università di Varsavia hanno iniziato una protesta in difesa dell’autonomia dell’università. La protesta si rivolge apertamente contro la “Legge 2.0”, una controversa riforma del sistema universitario proposta dal Ministro della scienza e dell’Istruzione Superiore [nonché Vicepresidente del Consiglio dei Ministri – ndt], Jaroslaw Gowin. Il disegno di legge verrà votato a breve dal Parlamento.

Un gruppo di circa 50 persone tra studenti e docenti occupa balcone e corridoio del Rettorato con manifesti, tende, sacchi a pelo e vettovaglie. Nel frattempo, i professori che sostengono la protesta tengono conferenze e organizzano dibattiti all’esterno dell’edificio

Attualmente, le università in Polonia sono governate in maniera democratica, dal basso verso l’alto: le facoltà nominano i propri Presidi e i Presidi scelgono il Rettore (Presidente dell’Università nella nuova riforma). Il disegno di legge è oggetto di critiche perché sposterà la sovranità dalle mani della comunità accademica in quelle del Rettore (o Presidente dell’Università), che diventerà quasi onnipotente, e del “Consiglio Universitario”, nuovo organo amministrativo composto principalmente da persone esterne all’ateneo.

La Legge 2.0 si prefigge anche di trasformare le università minori e regionali in istituti di solo insegnamento, revocando i fondi per la ricerca e mettendo fine alla possibilità di assegnare titoli di dottorato. Questo limiterà le opportunità formative degli abitanti dei piccoli centri. Inoltre, il Ministero della Scienza e dell’Istruzione Superiore aumenterà il proprio controllo sui programmi didattici delle varie facoltà.

I manifestanti hanno 11 richieste:

  1. Università democratiche. Maggior trasparenza nelle elezioni dei membri delle facoltà e di alti organi accademici, inclusa la nomina del Rettore.
  2. Vietare che il Consiglio di Amministrazione dell’ateneo presenti un proprio candidato alla nomina di Rettore e abbia voce in capitolo sulle politiche dell’ateneo.
  3. Mantenere e garantire legislativamente l’attuale struttura delle facoltà.
  4. Università libere da preconcetti politici. Basta con gli attacchi all’autonomia della ricerca scientifica e garanzia della libertà della ricerca da influenze e pregiudizi politici nell’assegnazione dei fondi.
  5. Garanzia della trasparenza. Assicurare libero accesso alle informazioni pubbliche e a quelle riguardanti decisioni economiche ed amministrative.
  6. Aumentare i finanziamenti per la ricerca e l’istruzione superiore al 2% del PIL.
  7. Miglioramento del tenore di vita. Tasse scolastiche e borse di studio più accessibili per tutti i gradi di istruzione. Miglioramento delle infrastrutture incluso o dormitori e gli alloggi per studenti, docenti e dipendenti delle università. Tutti questi cambiamenti sono volti ad eliminare le barriere sociali ed economiche e a migliorare l’accesso all’istruzione e alla carriera didattica.
  8. Rafforzamento della legislazione in materia di lavoro tramite l’introduzione di un contratto collettivo nazionale che contempli la possibilità di scioperi sindacali in risposta alle decisioni prese dal Ministero dell’Istruzione o dagli organi di ateneo.
  9. Garantire le pubblicazioni in polacco. Ferma presa di posizione nel condurre e pubblicare in polacco le ricerche in campo umanistico e delle scienze sociali.
  10. Fermare la centralizzazione del sistema di istruzione superiore, in quanto ciò porterebbe alla marginalizzazione delle università e dei centri di ricerca minori.

Cambiare l’art.124 comma 5 della riforma. Chiediamo che le cessazioni dei rapporti di lavoro avvengano unicamente sulla base delle decisioni vincolanti emesse dal tribunale e solo in caso di violazioni intenzionali.

 

Articolo apparso sul sito Oko.press

Traduzione a cura di Michele Fazioli per DINAMOpress