ROMA

Notte Bianca presenta: “Sapienza Porto Aperto”

“Fai qualcosa insieme agli altri.

Stando da soli si fa sempre un favore ai fascisti”

Wu Ming 1, La macchina del vento

La luna è un gioco di specchi: non risplende di luce propria, ma illumina facendosi illuminare. Per tredici anni la luna della notte bianca, facendosi illuminare da ciò che succedeva nel mondo, ha illuminato la città universitaria. Sotto la luna abbiamo ballato per ore, migliaia di corpi danzanti, tutti diversi e tutti bellissimi, a far pulsare e vibrare l’università di vita e di gioia. Alla luce della luna, dal 2005 a oggi, abbiamo scoperto altri modi di stare all’università, abbiamo travalicato i confini, abbiamo costruito saperi come fossero vascelli e su quei vascelli abbiamo prima cavalcato l’Onda, per poi farci trasportare dalla marea femminista.

Ed è orientandoci con la luna, e sospinti dalla marea, che quest’anno entriamo in porto.

Un porto è un’intersezione. Qui terra e mare, conosciuto e sconosciuto, autoctono e straniero si toccano e si parlano. In un porto la vita fiorisce in un proliferare di relazioni, in un continuo scambio di saluti, informazioni, ricchezza. In un porto si intrecciano traiettorie inaspettate, si conoscono “nuovi misteri da terre straniere”. Dal porto poi si riparte, tracciando rotte nuove per terre lontane.

La chiusura di un porto è la rottura di questa intersezione, è l’affermazione della chiusura, della frontiera: terra o mare, autoctono o straniero. Chiudere un porto vuol dire negare e distruggere le relazioni.

Nella notte oscura e piena di terrori che stiamo attraversando, in questo periodo in cui la riaffermazione della propria identità (nazionale, di genere, religiosa ed etnica) si fonda sull’esclusione e la morte dell’altro, aprire porti, far rifiorire quell’intersezione produttiva di vita, vuol dire resistere e contrattaccare.

Vogliamo rendere la Sapienza un Porto Aperto, vogliamo aprire in questa università, che è degli studenti e delle studentesse, spazi in cui stare insieme, condividere gioie e paure, saperi ed esperienze, costruire le armi che ci servono per lottare contro la barbarie. Vogliamo trasformare le nostre facoltà in eterotopie, “spazi che hanno la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi”.

Vogliamo renderle accoglienti per forme di vita non-fasciste, quelle che preferiscono “ciò che è positivo e multiplo, la differenza all’uniforme, il flusso alle unità”. L’abbiamo già fatto quest’anno, riempiendo le facoltà di iniziative, organizzando laboratori di autoformazione, invadendo la città universitaria e piazzale Aldo Moro per permettere a Mimmo Lucano di parlare all’università, lo faremo attraversando il festival ambientalista del 6 giugno, lo faremo il 20 e 21 giugno in due giorni di discussioni e festa.

A breve tutto il programma

Stay tuned