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Non si esce vivi da Ostia

Niente rave, tanta cocaina, e l’impossibilità di evadere dal ghetto. Riflessioni su “Non essere cattivo”, il film postumo di Claudio Caligari ambientato nella Ostia degli anni 90. Tratto da prismomag.com.

“Non Essere Cattivo” dice un orsacchiotto di peluche crocifisso in mezzo a un cimitero per infanti. È una delle scene più intense del terzo e ultimo film di Claudio Caligari, il regista di Amore Tossico (1983) e L’Odore della Notte (1998), ultimo capitolo di una trilogia su Roma, l’Italia, le nostre periferie e dunque sul vivere in comune dopo la fine dell’azione collettiva, la morte della politica, l’esaurimento del futuro. L’ultimo episodio di una trilogia che resterà nel tempo, oltre l’esistenza terrena del suo autore: Caligari è morto nello scorso mese di maggio, poco dopo aver finito il montaggio di questa pellicola (strenuamente voluta da Valerio Mastandrea).

La storia parte dal pontile di Ostia, sul litorale romano, lungo quella costa nella quale la banda di Nanni Moretti in Ecce Bombo alla fine dei Settanta passò la notte ad aspettare invano l’alba di un nuovo giorno. Appoggiati al corrimano che affaccia sull’orizzonte, issati su un ponte che non conduce da nessuna parte e che guarda un mare al quale è meglio dare le spalle (“Nun lo guarda’, che te vengono i pensieri” dice uno dei personaggi) ci sono Cesare e Vittorio. Due nomi che raccolgono il testimone di storie precedenti, che le rinnovano e le aggiornano. Cesare si chiamava uno dei protagonisti di Amore Tossico, Vittorio era l’Accattone di Pier Paolo Pasolini.

Siamo nel 1995, all’origine del ventennio che ci siamo lasciati alle spalle. La profezia di Pasolini si è tradotta nella geografia sociale descritta da Walter Siti ne Il Contagio: la purezza del popolo non è stata corrotta dallo sviluppo e dalla modernità. È successo invece che sottoproletari e borghesi si sono contagiati a vicenda, hanno condiviso i loro lati oscuri. Dalla epidemia reciproca viene fuori la mutazione antropologica: un lumpen arrembante, un ircocervo in cerca di consumo sfrenato, senza cultura e senza coscienza. Non c’è classe, non c’è lavoro, non c’è emancipazione.

Il trailer di Non essere cattivo.

Ostia è l’unico municipio commissariato a seguito dell’inchiesta su Mafia Capitale. A ben vedere questo contagio è rappresentato anche dall’autonarrazione che traspare dai faldoni dell’inchiesta, dal modo in cui se la raccontano Carminati & Co.: tra il mondo di sotto e quello di sopra, tra potenti e popolo dell’abisso, c’è un’armata di fasciomafiosi a mediare, tradurre e rendere tutto compatibile.

Leggi tutto l’articolo, pubblicato il 10.09.15, su prismomag.com