OPINIONI

In nome dei Rom

Lega e 5 Stelle litigano su tutto, perfino sui rom di cui non è mai importato un bel niente a nessuno. Una nuova crisi di governo è stata sfiorata con le parole del presidente della Camera in occasione del 2 giugno: «La festa della repubblica è di tutti, migranti e rom compresi»

Tutto è cominciato (o forse è già finito?) il 2 giugno quando, per ragioni che non vogliamo indagare, Roberto Fico, presidente della Camera, dichiara che la festa della Repubblica è la festa di tutti, italiani e non, migranti e rom compresi.

Subito Tartarino tira le orecchie alla terza carica dello stato affrettandosi a dire che «ha parlato a titolo personale» e ti pare che per questa cavolata si rischia di far “girare le scatole” al Matamoro vincitore indiscusso delle elezioni europee?

Le scatole sono talmente girate a Salvini che l’altro ieri ha rincarato la dose: «Aspettiamo l’ufficializzazione della festa dei borseggiatori e dei lavavetri abusivi ai semafori», ha elegantemente sottolineato il vice presidente di questo cosiddetto governo.

Così, tra battute grassocce e tonitruanti, condite da un esasperante stop and go di conferme e smentite, siamo all’epilogo, e tutto per colpa o merito dei rom. Senza che il ministro dell’Interno sia riuscito neppure a concludere quel che ha promesso (minacciato?) da un anno, e cioè portare a termine un «dossier rom per intervenire una volta e per tutte». Minacce di soluzione finale? Al momento si sa solo quel che già aveva detto lo scorso anno, annunciando un impossibile censimento, e cioè che «i rom stranieri saranno espulsi, mentre gli italiani purtroppo te li devi tenere».

Concetti profondi, articolati, seguiti alla lettera dai seguaci di Casa Pound e diventati forza propulsiva nella campagna elettorale appena conclusa con successo dalla Lega.

Ancora una volta, dunque, anche se stavolta in senso rovesciato, la politica usa i rom. «Di legalità nei campi ce n’è ben poca», dice Salvini per sfottere Fico. Ma finalmente dice una cosa vera: nei campi romani l’Ama non passa a raccogliere i rifiuti; nei campi ci sono i militari all’entrata che frugano nelle borse della spesa; nei campi i bambini non vanno a scuola perché non possono pagarsi le mense e le scuole distano decine di chilometri; nei campi non c’è l’acqua potabile, nei campi vengono sequestrati i documenti. I campi stessi sono una aberrazione mostruosa generata dall’esclusione e dal razzismo, come continua a denunciare l’Europa senza che a nessuno in Italia freghi qualcosa.

Perciò, la sottile ironia di usare i rom per far litigare il governo evoca irresistibilmente un’immagine di molti anni fa, quando sui muri delle università italiane c’era scritto :«Una risata vi seppellirà». E ci dà un filo di speranza.