Nessuna marcia sui nostri corpi!

Domenica marcia prolife a Roma nel giorno dell’omicidio di Giorgiana Masi

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E la Questura vieta contromanifestazioni.

Domenica 12 maggio arriveranno da tutta Italia e con delegazione dal resto d’Europa e addirittura da fuori il continente, per la così detta “marcia per la vita”, manifestazione antiabortista che vede unita in una sola coalizione l’oltranzismo cattolico tradizionalista, e spesso fascistoide, con il “popolo delle parrocchie” mobilitato dalle gerarchie vaticane (alla marcia aderiscono alti prelati, addirittura in odore di elezione papale all’ultimo conclave, come i cardinali Bagnasco e Scola).

Ringalluzziti dai successi di piazza in Francia contro i matrimoni gay, i “prolife” italiani si mobilitano contro la 194 e i diritti delle donne, provando ad organizzarsi per sferrare ulteriori attacchi al diritto d’aborto, provando ad erodere sistematicamente le garanzie della 194, strategia di cui per esempio la politica di Olimpia Tarzia alla Regione Lazio nella legislatura della Polverini è stata un esempio.

Contro la marcia si stanno mobilitando collettivi di donne, realtà sociali e politiche, singole cittadine a cui la Questura di Roma, dopo due giorni di serrate trattative ha vietato infine di manifestare “in qualsiasi luogo adiacente al percorso della marcia. Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come l’operato delle forze dell’ordine sia asservito ai poteri del governo cittadino e allo stato vaticano, nascondendo una marcia tutta politica sotto le vesti di manifestazione sportiva, e adducendo motivi di ordine pubblico”. Come se non bastasse il Comune di Roma patrocina l’iniziativa.

La giornata del 12 maggio sarebbe stata scelta dagli organizzatori della “Marcia per la vita” perché nella seconda domenica di maggio cade la Festa della mamma. Peccato che sia anche l’anniversario dell’assassinio di Giorgiana Masi, giovanissima studentessa che scendeva in piazza nello stesso giorno del 1977 proprio per sfidare un divieto di manifestare, e veniva uccisa dai proiettili del compromesso storico esplosi dagli agenti in borghese di Cossiga.

Nonostante i divieti della Questura, tante donne, collettivi e realtà politiche e sociali hanno deciso che quella mattina saranno comunque in piazza, mentre oggi giovedì 9 maggio si terrà un’assemblea pubblica alle 18 in Piazza Sonnino.

L’appello “Per la libertà di scelta per la memoria di Giorgiana Masi”.

Domenica 12 maggio varie associazioni e realtà cattoliche, antiabortiste, di estrema destra e integraliste si incontreranno a Roma per la “Marcia per la Vita”.

Tra le adesioni spiccano quelle di organizzazioni non propriamente democratiche come Forza Nuova, Opus Dei, Militia Christi, Movimento per la Vita, Centro Culturale Lepanto, Legionari di Cristo, Scienza e Vita, Unione Cattolica Farmacisti Italiani, Unitalsi.

La “Marcia per la vita” è la dimostrazione che in questo Paese la retorica costruita intorno all’aborto è pericolosa, nonché lesiva dei diritti fondamentali delle donne.

Secondo l’Organizzazione mondiale della Salute, nel mondo gli aborti clandestini sono la causa di morte di circa 68.000 donne l’anno. Le leggi proibitive in materia di I.V.G. non eliminano, in realtà, il fenomeno dell’interruzione volontaria di gravidanza, ma alimentano soltanto il mercato degli aborti clandestini, con tutti i rischi che questi comportano per la salute e la vita delle donne interessate.

Essere a favore di una salute riproduttiva laica e pubblica significa essere a favore della vita e della libertà di scelta delle donne. I movimenti pro-life sono l’avamposto di ideologie misogine e a dimostrarcelo è la totale assenza, nei loro discorsi e nei loro proclami, dell’educazione sessuale, dell’utilizzo della contraccezione responsabile e a prezzi accessibili. Tutto questo si aggiunge alla difficoltà delle donne di vedere tutelati i propri diritti grazie alla presenza di obiettori di coscienza.

La Legge 194/78 infatti tra i suoi pregi annovera anche alcuni difetti. Soprattutto il vizio si colloca in quell’articolo 9 che non mette limiti al numero complessivo di obiettori presenti nella sanità pubblica, con il risultato odierno che il 91,3% dei ginecologi e delle ginecologhe in Italia fa obiezione (dati rilevati da Laiga e riportati nel Comunicato stampa a seguito della Conferenza del 14 giugno 2012).

Ci si trova quindi in certi casi con una vera e propria obiezione di struttura, perché di fatto in Italia molti ospedali, specialmente al Sud, sono interamente obiettanti o comunque non garantiscono l’applicazione della legge, con una presenza di non obiettori risibile e al limite dell’implosione della legge stessa, quando non è già completamente scoppiata, oltre a provocare un danno alla salute delle donne, creando un problema di salute pubblica gravissimo, con pazienti destinate ad attendere lungamente un I.V.G.

Le campagne antiabortiste sono violenza sul corpo delle donne!

L’attacco che questi movimenti fanno alla nostra libertà di scelta passa attraverso la recrudescenza dei toni e delle argomentazioni.

Dare legittimità a questi movimenti significherebbe ribadire che l’Italia non è un Paese per donne.

Di fatto le parole chiave e i valori che vengono messi “in piazza” da questo tipo di manifestazione sono le stesse che uccidono le donne. L’esasperazione retorica con cui i pro-life inneggiano alla famiglia rischia di offuscare quello che i movimenti delle donne dicono da tempo. La famiglia può essere anche luogo di violenze fisiche e psicologiche, teatro di orribili scenari. Le notizie sui femminicidi di questi ultimi giorni spiegano da sole una triste realtà.

Per tutti questi motivi, che impediscono la libertà di scelta e autodeterminazione delle donne in materia di aborto, ci opponiamo fermamente alla “Marcia per la vita”.

Inoltre la data scelta appartiene alla Città di Roma e cara a molte generazioni: il 12 maggio 1977 venne uccisa Giorgiana Masi, 19 anni, durante un corteo che celebrava il terzo anno dalla vittoria nel referendum sul divorzio.

A maggior ragione rifiutiamo con forza che la memoria di Giorgiana venga infangata e calpestata con la presenza di un simile corteo.

Chiediamo che tutte le forze di sinistra, civili, laiche, democratiche di Roma e non solo aderiscano a questo appello, dando forza alla nostra opposizione e alla volontà di portare, domenica 12 maggio, un unico corteo per le strade di Roma: quello per Giorgiana Masi.

Per adesioni: nomarciaperlavita@gmail.com

Il Comunicato della Casa delle donne Lucha y Siesta “”Per la Libertà di scelta, la Laicità delle Istituzioni e per la Democrazia”.

Domenica 12 maggio la Marcia per la Vita vuole attraversare le strade di Roma dal Colosseo al Vaticano, per dire no “alla legge 194” e agli “strumenti della morte” come la RU486 e la pillola del giorno dopo, “in difesa della sacralità della vita”. Gli organizzatori dell’evento, considerato dalla Questura al pari di una manifestazione sportiva, non sono tenuti né a rispettare il protocollo che il Comune di Roma ha stilato e reso obbligatorio per ogni corteo né a chiedere una autorizzazione, devono solamente comunicarne il percorso affinché la santa passeggiata possa agevolmente raggiungere il soglio pontificio.

Nella marcia del 2012 abbiamo visto sfilare “medici fedeli al giuramento di Ippocrate”, militanti di Militia Christi, componenti dell’ordine dei Cavalieri di Malta, i più disparati ordini religiosi, le forze dell’ordine e fra i meno inquietanti, i boyscout. A protezione dell’allegra brigata c’erano i “Nuovi Crociati” stretti in saluto legionario, pronti a punire e castigare i peccatori con il patrocinio del Sindaco.

A questa allegra brigata facciamo presente che la legge 194 intera, l’istituzione dei consultori, l’educazione sessuale nelle scuole, la diffusione degli anticoncezionali, la libertà di scelta, sono conquiste ferme che il pensiero bigotto, il fondamentalismo religioso e la gretta ignoranza non possono e non devono intaccare.

Questi signori dovrebbero piuttosto, una volta varcato il colonnato e risolti gli scandali interni, interrogarsi sull’enorme numero di donne che muoiono ammazzate fra le mura domestiche per mano del loro rispettabilissimo marito, fidanzato o ex compagno. Riteniamo che il femminicidio sia il prodotto di una società ciecamente religiosa, chiusa, repressa e non abituata a gestire le relazioni fra i generi in maniera paritaria.

Alle Istituzioni laiche come il Comune di Roma facciamo presente che sono tenute a promuovere misure di sostegno per la libertà e l’autonomia delle donne piuttosto che a patrocinare la marcia degli orrori e qualsiasi altra iniziativa di stampo religioso.

Siamo noi che lottiamo e pratichiamo la difesa della vita tutti i giorni: quando pretendiamo diritti e welfare per tutt*, quando lottiamo per una scuola pubblica che sostenga l’educazione alle relazioni in un’ottica di genere e promuova un’affettività equilibrata e non violenta, quando ci battiamo perché i consultori non vengano chiusi e quando affermiamo che la famiglia è quella anagrafica – scelta e non subìta.

Chiediamo che questa marcia lesiva della democrazia e delle libertà di tutt* non attraversi la nostra città. Vogliamo che nessuna cittadina o cittadino di Roma subisca di nuovo questa violenza.