ITALIA

“Una narrazione assente”. Rete Roma No Tav occupa la sede romana de “La Repubblica”

Una delegazione della Rete Roma No Tav si è introdotta nella sede del quotidiano per confrontare il direttore Molinari sulla linea editoriale inerente ai recenti fatti accaduti in Val di Susa. Al termine dell’incontro, la Digos ha bloccato le e gli attivist* per ore

Questa mattina una ventina di attivist* della Rete Roma No Tav ha occupato in maniera simbolica la sede romana de “La Repubblica” e del Gruppo Editoriale L’Espresso, in via Cristoforo Colombo. Un gesto volto a criticare la linea editoriale del giornale, silenziosa rispetto ai gravissimi fatti accaduti negli ultimi giorni in Valsusa.

In colloquio con il direttore Molinari, gli e le attivist* hanno citato l’inizio dei lavori per un autoporto a San Didero, fortemente contestato dalla popolazione locale e invece sostenuto da uno schieramento impressionante di forze dell’ordine, e la repressione vissuta da chi si è opposto all’opera, in particolare dagli abitanti del comune in provincia di Torino.

 

Il caso più grave è quello una attivista, Giovanna, ancora ricoverata in ospedale colpita da candelotti di gas lacrimogeno lanciati ad altezza d’uomo.

 

Proprio per rompere con il silenzio che il giornale sta tenendo nei confronti della questione, sono stati consegnati alcuni dei bossoli sparati in questi giorni in Val di Susa contro la popolazione. Un comportamento, quello delle forze dell’ordine fortemente denunciato anche dalle amministrazioni locali dei comuni valsusini di San Didero e Bruzolo, oltre che dalla locale Comunità Montana

Il direttore Maurizio Molinari ha riconosciuto la parzialità della copertura che il suo giornale ha dedicato alle recenti vicende in Valdisusa e si è impegnato pubblicamente a garantire una maggior attenzione, partendo proprio dal racconto dell’azione di questa mattina. Molinari ha anche acconsentito a pubblicare, in giornata, il documento contenente dieci domande rivolte al governo Draghi preparate dalla Rete Roma No Tav.

Attiviste e attivisti chiedono all’esecutivo di chiarire la propria posizione riguardo l’utilizzo dei lacrimogeni, il cui utilizzo è vietato persino in scenari di guerra, riguardo la continua repressione nei confronti delle voci dissidenti (siano manifestazioni, tesi di laurea, articoli e trasmissioni radiofoniche) e ovviamente riguardo l’intenzione di proseguire in un’opera che anche la Corte dei conti europea ha definito «inutile e dannosa».

 

Si legge, infatti, nel documento: «Questo governo che si vanta di una forte vocazione europeista, intende davvero ignorare una considerazione del genere da parte dell’istituto di competenza europeo?».

 

La Rete Roma No Tav prosegue poi sottolineando come «Nel febbraio del 2019 il Ministero delle infrastrutture e trasporti ha incaricato una equipe per stilare una relazione di costi e benefici in relazione alla Tav. I risultati dell’analisi vedono un saldo negativo che scoraggia il proseguimento dell’opera». Nonostante questo il nuovo esecutivo pare intenzionato a proseguire con la realizzazione della linea, tanto da aver avviato i lavori per l’autoporto di San Didero.

Un progetto di cui «Tecnici e studiosi hanno dimostrato non solo l’insensatezza e l’inutilità ma anche l’abusivismo, sottolineandone il grave rischio ambientale». Le e gli attivist* si domandano inoltre «Come è possibile che la prima opera accessoria di un raddoppio ferroviario sia alla fine un autoporto che favorisce il trasporto su gomma?».

Al termine dell’incontro la delegazione Roma No Tav è stata bloccata da un corposo schieramento di agenti Digos. La Divisione investigazioni generali e operazione speciali ha infatti preteso di identificare tutt* i e le partecipant* all’azione dimostrativa.

Lo stallo si è risolto dopo un paio di ore, dopo che le e gli attivist* hanno consegnato i propri documenti. «Questo è l’ennesimo comportamento abusivo delle forze dell’ordine», denuncia uno dei portavoce della Rete Roma No Tav.