editoriale

Napoli, Europa, Mondo

Ieri il centro dell’Europa era Napoli mentre tra le proteste dei cittadini si riuniva il board blindato della BCE. Oggi il solito Saviano scrive di non credere ai vecchi manifestanti di Napoli… guardate invece come sono bravi quelli di Honk Kong o gli spagnoli.Così – ancora una volta – Saviano cucina una narrazione tossica per la stampa italiana: finché le manifestazioni si svolgono all’estero va tutto bene, se sono sul suolo nazionale “orde di black block assaliranno poveri cittadini indifesi”.

Gli applausi dalle finestre di Napoli ci raccontano un’altra storia fatta di precarietà e disoccupazione, dove nuova e vecchia povertà sono accumunate da un contratto sociale a tutele decrescenti se non completamente mancanti.

Nonostante le parole roboanti di Draghi: “siamo pronti a misure eccezionali”, le armi nelle mani della BCE continuano ad essere spuntate. Così non potendo comprare direttamente i titoli di stato nel mercato primario, la BCE non smette di prestare soldi a costo zero alle banche nazionali, mentre la deflazione non è più solo un incubo ma realtà.

A Bruxelles il Parlamento Europeo conclude le sue audizioni per la nuova Commissione Europea presieduta da Juncker, che non promette alcun cambio di rotta rispetto alla precedente, e da Parigi il presidente Hollande annuncia: “non rispetteremo il vincolo del 3% del rapporto deficit-pil, almeno fino al 2017”.

Renzi da Londra si affretta a replicare che l’Italia rispetterà il vincolo, anche se lui appoggia la scelta della Francia, perché ritiene il vincolo del 3% un parametro obsoleto. Ancora una volta Renzi è chiaro a parole, ma si contraddice nei fatti: il vincolo non va bene, ma lasciamo i politici francesi da soli a fare la battaglia per cambiarlo. Perché del resto – e Renzi lo sa – il problema centrale per l’economia italiana non sono solo i parametri imposti “dall’Europa tedesca”, ma la credibilità nei confronti dei mercati finanziari. Il problema non è solo l’austerity imposta dalle istituzioni europee, ma rassicurare gli investitori della city di Londra. “Italy is back!” ha declamato Renzi agli investitori. Si vocifera che nella sala qualche gentlemen in stretto accento british abbia risposto: “oh yes back, but where?!”

C’è chi ha scritto che era sbagliato manifestare contro la Banca Centrale Europea perché è l’unica istituzione che sta cercando di andare oltre gli stretti parametri di Maastricht, ma non basta allargare i poteri della BCE rendendola simile alla FED americana per uscire dalla crisi. Non sono nemmeno sufficienti semplici investimenti nella politica industriale e sociale per uscire dalla crisi – anche se nessuno nega che sarebbero un buon primo passo!

Si esce dalla crisi con nuove regole al sistema finanziario internazionale, si esce dalla crisi costruendo e immaginando un nuovo sistema produttivo ed economico che salvaguardi l’ambiente, ponendo al centro la società e non il profitto. Si esce dalla crisi reinventando una democrazia all’altezza di un mondo globalizzato, dove siano i cittadini a poter riprendere potere decisionale e non solo “gli esperti”.

Ancora Renzi ieri ha detto: “This is a moment very dangerous: we must change Europe”… questo è sì un momento molto pericoloso, ma noi non abbiamo paura! Da Napoli torniamo nelle strade, nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, ma anche nelle comunità digitali perché per uscire dalla crisi, questo sì dobbiamo dircelo, non bastano solo gli applausi.