MONDO

Nagorno-Karabakh: tra Armenia e Azerbaijan è di nuovo guerra

È oramai il secondo giorno di scontri aperti fra i due stati del Caucaso, che dal crollo dell’ex-Urss si contendono l’area di territorio dell’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh. Un conflitto incessante, sempre pronto a esplodere

È di nuovo conflitto aperto tra Armenia ed Azerbaijan lungo la linea di contatto che divide l’Azerbaijan dall’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh. Sono tutt’ora in atto scontri armati che vedono coinvolti mezzi pesanti, fanteria e artiglieria.

Arayik Harutyunyan presidente del de facto Nagorno-Karabakh e il premier armeno Nikol Pashinyan hanno chiamato alla mobilitazione generale e dichiarato la legge marziale. Nel pomeriggio di domenica anche il parlamento dell’Azerbaijan ha introdotto la legge marziale.

Domenica vi è stato un attacco di ampia scala che ha coinvolto l’intera linea del fronte. Le parti coinvolte nel conflitto si sono accusate reciprocamente di aver dato inizio all’attacco. L’Azerbaijan ha accusato le forze armene di essersi rese responsabili di “provocazioni” che hanno obbligato Baku a reagire mentre il premier armeno Nikol Pashinyan ha dichiarato che sono state le truppe azere ad aver lanciato l’offensiva.

Vi sarebbero decine di morti, anche tra i civili.

Unione europea, Onu e il Gruppo di Minsk dell’Osce – meccanismo per favorire i negoziati di pace sul Nagorno-Karabakh – si sono dichiarati profondamente preoccupati dai recenti sviluppi, invitando le parti alla ripresa del dialogo. La Turchia ha espresso il suo massimo sostegno all’Azerbaijan. Nella giornata di ieri c’è stata una conversazione telefonica tra il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, con la controparte armena, Zohrab Mnatsakanyan: la Russia è una storica alleata dell’Armenia. Mosca ha chiesto vengano immediatamente fermati i combattimenti.

L’escalation di domenica è legata agli scontri già avvenuti nel luglio 2020 ma li supera per estensione del conflitto.

Secondo l’analista Thomas de Waal l’Azerbaijan tenta di approfittare di una serie di circostanze, tra cui il sostegno più deciso della Turchia, l’attuale debolezza dell’Osce priva di leadership e la distrazione degli Stati Uniti impegnati nella campagna elettorale, per cercare di riprendere il controllo dei territori occupati dall’Armenia negli anni ’90.

 

Articolo originariamente apparso su Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa

Immagine di copertina da commons.wikimedia.org