Musica ribelle e sogni di libertà dalla Tunisia

In cerca di libertà tra una sponda e l’altra del mare nostrum: la musica dei Nouveau Système e l’incontro con la videomaker e attivista Simona Bonomo.

I Nouveau Système sono nati subito dopo le occupazioni nella casba. Majdi andava sempre in giro con la sua chitarra, Chedly aveva sempre scritto poesie e testi di canzoni contro il sistema. Prima non si potevano fare i nomi e si dovevano usare stratagemmi per parlare in modo velato di Ben Ali come nella canzone intitolata “Addib wa Leila” (“Il lupo e la notte” cioe’ Ben Ali e sua moglie Leila). Durante i sit-in passavano il tempo suonando e cantando. Dopo il 14 Gennaio molti cantavano contro il sistema in modo aperto, facendo persino i nomi. La musica li aiutava a sopportare le difficoltà dell’occupazione della casba: il freddo durante le notti all’aperto o la paura, dato che spesso erano vittime della violenza delle milizie o della polizia. Usavano i testi per incoraggiare la gente e spiegare la situazione attuale, in modo spontaneo, spesso improvvisando.

Dopo la fine dell’occupazione della casba Majdi e Chedly hanno deciso di formare un gruppo e arrangiare i testi in modo da renderli anche musicalmente belli. Da allora i Nouveau Systeme fanno concerti e sostengono le campagne contro la censura, come quella a sostegno di Weld El 15, ma non sono ancora mai usciti dalla Tunisia. Molti degli introiti dei loro concerti contribuiscono a finanziare il collettivo Blech Hess, un gruppo autogestito che sta costruendo uno studio di registrazione a Tunisi gratuito e aperto ai molti giovani artisti e musicisti Tunisini.

I Nouveau Système raccontano le storie di questa Tunisia a metà tra sogni di libertà e regimi autoritari vecchi e nuovi.

Simona Bonomo è la regista dei due video, quest’anno ha partecipato al Lampedusa Film Festival con il docu-film “La Voce de Sogni”, che speriamo venga proiettato nella settimana per i rifugiati a settembre a Tunisi.

«Il film parla del viaggio. Sin da piccola sognavo di viaggiare per il mondo. Sin da quando ho avuto l’occasione di visitare paesi come la Tunisia, dove il diritto a viaggiare rappresenta il privilegio di pochi, ho capito che i confini e le leggi europee sono molto ingiusti».

Per anni Simona è stata attiva nella rete No Borders e nel 2011 di fronte a quello che stava succedendo a Lampedusa, dopo le rivoluzioni arabe, ha deciso di andare a vedere con i propri occhi quello che era stato definito un “esodo biblico”. A Lampedusa è rimasta per due mesi «cercando di documentare mentre con l’associazione Askavusa davamo un mano ai migranti con cibo, vestiti, coperte, lezioni di italiano, consigli legali e con la nostra sincera amicizia. Sono stati due mesi ricchi di emozioni. Due mesi in cui migliaia di storie di migliaia di giovani e giovanissimi attraversavano quello scoglio di 22 chilometri quadrati che viene considerato la Porta d’Europa. Due mesi storici. E sono stati due mesi in cui mi sono dovuta spesso scusare di non potere fare di più e in cui mi sono vergognata di essere cittadina di questa Italia e di questa Europa incapaci di accogliere, come si dovrebbe, degli esseri umani uguali a me tranne che per il diritto a muoversi liberamente per il mondo».

Da Maggio 2011 Simona vive a Tunisi e racconta con i suoi video le storie dei tunisini dopo la rivoluzione, potete seguire il suo canale youtube S.Bollicina. “La voce dei sogni” dà la parola a chi parte con grandi sogni e poi torna con storie tragiche negli occhi raccontate con un sorriso amaro. A chi vorrebbe solo viaggiare per turismo e sogna di avere un lavoro nel proprio paese che gli permetta una vita dignitosa, senza dover rischiare la vita per vivere all’estero. A chi sa che il viaggio è libertà e che la rivoluzione continua perché è un processo lungo e difficile. A chi si è stufato di passare tutta la vita a vendere verdura per pochi spiccioli e sogna di trovare una straniera e cambiare aria! E a chi sogna che i confini e i visti vengano eliminati, in modo che nessuno più debba rischiare la vita solo per inseguire un sogno.