Medici. Oltre la palude del centrosinistra

Alla ricerca di un’alternativa ad Alemanno e al centrosinistra.

C’è vita a Roma oltre la palude del centrosinistra? Sembrerebbe di si. E sembra anche parecchio movimentata, se si guarda alla proliferazione di appelli, incontri pubblici, eventi che stanno attraversando la città, alla ricerca di un’alternativa ad Alemanno che non si riduca alla solita alternanza dettata dai poteri forti. Tra le tante iniziative spicca la scommessa spregiudicata di Sandro Medici, presidente ribelle del Municipio X (Cinecittà e dintorni), tre mandati consecutivi spesi tra requisizioni di case sfitte, agenzie sociali, politiche culturali di profilo europeo. Insomma, un altro modo di guardare il governo dei territori e il rapporto con i cittadini. L’esodo in Regione di Zingaretti e l’immobilismo dello stato maggiore di Sinistra ecologia e libertà hanno convinto Medici a rompere gli indugi e a candidarsi fuori dal recinto delle primarie del centrosinistra, ridotte ormai a un circo di nomi improbabili e poco presentabili. Prima il ministro Riccardi, poi l’europarlamentrare Sassoli, infine il segretario regionale Gasbarra, passando per l’assessore provinciale Prestipino: la girandola dei candidati del Pd ha trasformato definitivamente il campo delle primarie, da possibile spazio di contesa programmatica a recinto politico delimitato dall’agenda Monti.

Medici conta di rappresentare a Roma quello spazio politico fuori dalle politiche d’austerità, ma distinto sia dall’ipotesi vendoliana che dal «populismo digitale» di Beppe Grillo. Alcuni segnali vanno in questa direzione: a partire dall’appello nazionale “Cambiare si può”, che prefigura l’ipotesi di una lista arancione sostenuta da alcuni sindaci e amministratori locali (Medici è tra i primi firmatari dell’appello), pezzi di sindacato, delusi del centrosinistra, intellettualità diffusa, Alba, Prc e Verdi. Ma anche a livello cittadino, comitati, associazioni, reti di urbanisti, centri sociali e pezzi di opposizione politica si interrogano su come costruire una nuova stagione oltre il disastro di Alemanno, senza ritornare al vecchio «buongoverno» veltroniano. Obiettivo, costruire uno spazio pubblico in radicale discontinuità con le liturgie dei partiti, che metta al centro nuove forme di democrazia diretta e quelle priorità programmatiche scritte dai movimenti negli ultimi anni: difesa dei beni comuni e dei servizi pubblici (acqua, energia, rifiuti), consumo del suolo zero, lotta alla rendita, nuovo welfare, politiche culturali che riconoscano le sperimentazioni diffuse e indipendenti.

Tra le forze politiche, la Federazione della sinistra e i Verdi hanno dimostrato un certo interesse; silenzio imbarazzato dall’Idv, alle prese con i noti problemi giudiziari che hanno coinvolto il leader regionale Vincenzo Maruccio. Nessuna apertura invece dal gruppo dirigente romano di Sel, che continua inperterrito a ricercare l’accordo di vertice con il Pd. Qualche giorno fa, è stato lo stesso Massimiliano Smeriglio (assessore provinciale e figura di riferimento del partito a Roma) a esprimere esplicitamente in una intervista al Corriere della sera la sua preferenza per la candidatura di Enrico Gasbarra alla poltrona di sindaco. Interesse al percorso ma dubbi sulla candidatura sono stati espressi da alcuni firmatari dell’appello «La Roma che vogliamo» che, il 27 ottobre scorso, hanno promosso un’assemblea pubblica alla facoltà di ingegneria della Sapienza.

Insomma, grande è la confusione sotto il cielo di Roma, ma emerge con forza la necessità di un’occasione di cambiamento radicale. Per queste ragioni l’avventura di Sandro Medici non si ferma: venerdì 16 novembre, alle 19, a Testaccio (via Campo Boario 1) sarà inaugurata la sede del Comitato elettorale, «uno spazio civico per la rivoluzione arancione a Roma», come recita il comunicato apparso sul suo profilo facebook.

«In questi tempi così cupi – si legge sul social network – dobbiamo riprenderci la passione, la speranza e l’ambizione di cambiare la nostra città. Nelle prossime settimane formeremo in sede i primi gruppi di lavoro su programma, comunicazione ed eventi. Abbiamo bisogno delle intelligenze più vivaci della capitale, di creatività eretica, di competenze e studi che il mondo del lavoro sfrutta e offende, di occhi, sogni, sorrisi e linguaggi per trasformare Roma