editoriale

Matteo Interstellar

A Renzieland funghi malefici e tempeste di sabbia hanno fatto appassire le rigogliose piantagioni di promesse, le 16 monete d’oro di Juncker sepolte nel Campo dei Miracoli non ne hanno fruttato 515 come da avventata previsione, gli alberi delle illusioni […] sono sistematicamente sfrondati da gufi e rosicati in radice dai rosiconi. Così non si può andare più avanti.

La gente si è stufata della rottamazione dei libri contenenti ideologie antiquate e dei divieti generalizzati di qualsiasi critica sociale e analisi statistica, i cui autori sono accusati di cospirazione. Qualcuno di nascosto ha cominciato a consultare i professoroni, la maggioranza gli indovini. Bisogna scuotersi dall’inerzia.

Quand’ecco una straordinaria scoperta viene in soccorso del trio al potere (almeno sulla scena) –Matteo, Boccoloni e Ladylike. O funziona o i burattinai (LORO) dovranno sostituire i burattini. Nei pressi di Saturno è apparso un warmhole, non spontaneo ma creato apposta da LORO, un corridoio che consente di bypassare il tempo necessario per raggiungere altre galassie e trovare altri pianeti dove trasferirsi per continuare a raccontare cazzate fresche. Matteo stesso si mette, con il suo giglio magico, al comando dell’astronave Leopolda, sulla cui fiancata è scritto il programma dell’audace impresa: IL FUTURO È SOLO UN INIZIO. In realtà, non è la prima spedizione: già altri astronauti erano stati mandati in segreta esplorazione per trovare ambienti adatti a cazzeggiare.

Superato il wormhole, cominciano i problemi, perché i tre pianeti potenzialmente abitabili ruotano tutti intorno al buco nero Gargantua, che rallenta lo scorrere del tempo: un’ora su uno dei pianeti equivale a sette anni terrestri, così che il cronoprogramma dei cento giorni, malgrado i voti di fiducia si diluisce in molti anni, che manco l’ostruzionismo. Il primo pianeta è una bufala, soggetto a moti ondosi rovinosi, il ricercatore che era stato mandato in avanscoperta anni prima, #Lettastaisereno, era morto subito e la più stupida della squadra, la Picierno, che si era attardata, viene travolta e affoga.

L’astronave salpa di corsa per uno dei restanti due pianeti, con il poco carburante rimasto, quindi occorre fare una scelta. Ladylike Moretti insiste perché si vada su quello dove era stato spedito in avanscoperta Bersani, però Matteo sospetta che ella sia ancora innamorata del suo primo capo, che da giovane assomigliava a Cary Grant. Di conseguenza opta per l’altro pianeta, dove li aveva preceduti il cav. Berlusconi, quando aveva cominciato a esaurire il suo carico di barzellette e promesse. Il vecchietto ibernato, come del resto negli ultimi suoi anni terrestri, viene scongelato e comincia subito a raccontare frottole. Stretto un patto, detto del Nazareno galattico, Matteo e il Cav. cominciano a esplorare il gelido e inospitale pianeta per rilevarne le possibilità, ma quando il Cav. si accorge che Matteo sta intuendo la truffa, lo aggredisce rivelando che li aveva attirati là solo per rubarne l’astronave e poter tornare a casa. Il più giovane truffatore si sbarazza del navigato baro, fa saltare la sua base e riparte con l’equipaggio però ridotto ai minimi termini – Matteo, Ladylike e il robot Taddei che scuote la testa in orizzontale – defunti ahinoi il fido Delrio e l’economista pazzo Gielgud. Il suo progetto è adesso di raggiungere Edmunds l’altro pianeta, chiamato anche Terra di Mezzo, o meglio di farlo raggiungere da Ladylike che viene sganciata mentre lui si sacrifica gettandosi, insieme al robot, nel buco nero per alleggerire l’astronave e insieme sfruttare l’energia gravitazionale di Gargantua, così da non sprecare il poco carburante rimasto.

Nel buco nero Matteo sfonda lo spazio-tempo, vede il succedersi delle varie età della figlia rimasta a Renzieland, comprende che LORO sono gli antichi comunisti di Napolitano, che li hanno preceduti nel futuro per aiutarli e, a sua volta, trasmette le informazioni che serviranno a tutti gli abitanti della Terra per emigrare in massa. Vomitato dal buco nero, Matteo viene recuperato da una stazione spaziale diretta proprio alla ridente Edmunds dove, sempre giovane e pimpante in camicia bianca, ritrova la figlia decrepita (per quei paradossi temporali collegati all’iper-gravità del buco nero), nonché Ladylike felicemente pervenuta a suo tempo e –sorpresa, sorpresa!– il vecchio amico Poletti, evaso dal carcere dove era stato ristretto per aver concesso tutele crescenti a una banda criminale. E con lui, passeggiando tra floride distese di cazzate e promesse, si aggirano infatti in camicia nera Buzzi, Casamonica, Carminati, Panzironi e Alemanno, tutti insieme appassionatamente, come nell’epica cena al Baobab. THE END.