ROMA

Marino si è dimesso

Il sindaco di Roma si è dimesso al termine di una giornata convulsa. Abbandonato dal suo partito e assediato dai media ha dichiarato: “Ho venti giorni per ritirare le dimissioni, ora la verifica politica”
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Alla fine Marino ha alzato bandiera bianca e si è arreso alle pressioni di Renzi e del PD. Fatale sono stati i fatti emersi negli scorsi giorni a proposito delle spese private pagate con la carta di credito del Comune. L’ex sindaco non si è però ancora arreso del tutto. Ha infatti precisato in una lettera ai romani che le sue dimissioni possono essere ritirate entro venti giorni “per­ché non nascondo di nutrire un serio timore che imme­dia­ta­mente tor­nino a gover­nare le logi­che del pas­sato, quelle della spe­cu­la­zione, degli ille­citi inte­ressi pri­vatiel con­so­ciati­vi­smo e del mec­ca­ni­smo corruttivo-mafioso”

Ma siamo al capolinea: l’era di Ignazio Marino al Campidoglio pare essere davvero finita. L’assessore ai trasporti Stefano Esposito (della cui funzione all’interno della giunta claudicante da mesi parliamo diffusamente qui) aveva dichiarato in mattinata alla Repubblica che siamo di fronte alla “fine inevitabile per l’amministrazione”.

Marino in questi mesi è riuscito a sopravvivere allo scandalo di Mafia Capitale, all’uscita di SEL dalla maggioranza, alle polemiche sul degrado a Roma e alla crisi di consenso. Difeso senza tanta convinzione da un Partito democratico timoroso di perdere il governo della Capitale in caso di nuove elezioni, era stato affiancato dal prefetto Gabrielli, che ne ha di fatto commissariato gran parte dei poteri.

Ci piacerebbe poter dire che questa giunta cade anche grazie alla forza dei conflitti sociali e della partecipazione dal basso ma non è così. A partire dalla controversa vicenda dell’invito (mancato) del Papa negli Stati Uniti è ripartita la campagna stampa contro il sindaco. In prima linea le testate del gruppo l’Espresso, a diverso titolo considerate vicine al Pd.

La situazione è precipitata nella giornata di ieri quando proprio il sito di Repubblica ha aperto la polemica sulle spese delle cene private del sindaco addebitate al Comune Di Roma. Marino cade sugli scontrini quindi, non sugli scontri. Non sugli sgomberi, sull’attacco alle realtà sociali, né sulle privatizzazioni (che un’altra giunta a guida Pd porterebbe comunque avanti).

Alle dimissioni, seguirebbero elezioni in primavera, che consegnerebbero il duello per il governo della città al M5S se non a Giorgia Meloni e ai camerati romani di Salvini. Dentro il Pd, a causa della crisi di consenso che il partito sta vivendo a Roma già si discute su come affrontare la prossima tornata elettorale. E in rete salgono le quotazioni del centrista Alfio Marchini. Non a caso la sua lista, assieme al M5S, è stata la più attiva nel contestare le spese del sindaco.