PRECARIETÀ

MakerFaire, cariche alla Sapienza contro gli studenti

Cariche con gli idranti, feriti e fermi per gli studenti che chiedevano di entrare alla Sapienza senza pagare, mentre la città universitaria è stata privatizzata per la fiera dell’innovazione Maker Faire. La solidarietà degli Intermittenti della Ricerca e degli studenti da Padova. Here the English Version


Quattro arresti, uno studente denunciato a piede libero

Aggiornamento ore 20:45: quattro fermi sono stati tramutati in arresto con l’accusa di resistenza aggravata (ad uno studente contestate anche lesioni). L’altro studente fermato è stato denunciato a piede libero.

Oggi pomeriggio centinanai di studenti e ricercatori dell’università la Sapienza si sono riuniti a piazzale Aldo Moro per protestare contro la chiusura dell’ateneo in coincidenza con la fiera dell’innovazione tecnologica Maker Faire. L’università è stata di fatto privatizzata per i giorni della fiera: chiunque voglia entrare, persino gli studenti iscritti, devono pagare un biglietto d’ingresso. Ed ecco qui il paradosso: studenti e lavoratori fuori dai cancelli della Sapienza, mentre le corporation private si trovano a fare affari all’interno. Una cosa inaccettabile in un’università pubblica e che, ovviamente, ha scatenato le proteste di docenti, studenti, dottorandi e tutti coloro che vivono l’università.

Ma che cos’è Maker Faire? Ufficialmente è una manifestazione dove il mondo dell’artigianato digitale – i cosiddetti “maker” – si riunisce per esporre e condividere le proprie creazioni con gli altri. Un modo per far conoscere ai visitatori della fiera i propri lavoro, e per incontrarsi e scambiarsi idee sui propri progetti. Una bella iniziativa in teoria insomma, se non fosse che le varie multinazionali hanno iniziato a considerarla un’occasione “ghiotta”, un momento propizio per allungare le mani sulle creazioni dei maker, comprarle e rivenderle al miglior offerente. Un modo insomma, non per condividere idee e passioni, ma solamente per accumulare profitti e lo testimonia il fatto che tra gli sponsor della manifestazione spiccano colossi come Intel, Google, Microsoft, Eni e Bnl.

Ed è proprio per questo che, dall’interno dell’Università La Sapienza, è nata la campagna “Maker Faire: Per Chi?”. Una campagna che non vuole essere assolutamente contro i maker che vi partecipano, anzi, ma vuole semplicemente denunciare il metodo di sfruttamento delle multinazionali che c’è dietro questa fiera. Una fiera che si è resa ancora più ostile per il fatto che, per entrare all’università, bisognasse pagare un biglietto d’ingresso. Una cosa mai capitata nell’univiersità prima di ora.

Quando gli studenti oggi, durante la protesta, si sono avvicinati all’ingresso per reclamare il loro diritto a entrare all’interno dell’università, militarizzata da centinaia di aggetti antisommossa e chiusa con delle transenne, è partita quasi subito una brutale carica con tanto di idranti che ha preso i manifestanti alle spalle. Una reazione spropositata e ingiustificata che ha lasciato di stucco tutte le persone presenti. Al momento risultano almeno dieci studenti feriti e cinque in stato di fermo, che sono al momento trattenuti dentro l’università.

Attualmente si è convicato un presidio all’esterno sia per denunciare quanto successo questo pomeriggio, sia per chiedere con forza il rilascio degli studenti fermati in maniera del tutto arbitraria.

Comunicato della campagna Maker Faire per chi? Sulla giornata di mobilitazione, durante l’apertura della fiera.

Oggi, come annunciato, dopo settimane di preparazione, incontri pubblici con i docenti, dibattiti e assemblee nelle facoltà e negli spazi dell’università, come studenti e studentesse de La Sapienza ci siamo presentati a piazzale Aldo Moro per entrare liberamente nella nostra Università e per denunciarne la svendita ai privati. Rivendicando il libero accesso e comunicando con i visitatori ci siamo messi in fila, davanti alla biglietterie di una Sapienza affittata come se fosse la fiera di Roma, recintata e circondata da un forte dispiegamento delle forze dell’ordine.

A questo punto abbiamo ottenuto un’interlocuzione con gli organizzatori della Maker Faire, che ci hanno negato l’ingresso libero, abbiamo dunque preteso un incontro con la governance universitaria, fino a questo momento rivelatasi sorda e incapace di dare risposte concrete alle nostre rivendicazioni. Anche oggi abbiamo trovato un muro. La Sapienza invece di presentarsi e confrontarsi con gli studenti e le studentesse ha delegato la gestione della situazione alle forze dell’ordine: una carica scomposta su tre fronti, accompagnata da getti di idranti ha tentato di disperdere il nostro presidio, provocando il violento fermo di cinque ragazz@.

Questa è l’ennesima prova che, nella città di Roma, ogni voce critica e di dissenso viene concepita solo come se fosse un problema di ordine pubblico, gestito pertanto da attori come la questura e la prefettura.

Tuttavia il presidio è stato mantenuto: abbiamo convocato una conferenza stampa, ribadendo i contenuti della campagna, denunciando i gravissimi fatti avvenuti. La campagna non si ferma qui. Nei prossimi giorni della fiera saremo all’università per continuare a comunicare i contenuti della campagna e i fatti di oggi. Nonostante i tentativi di repressione e il silenzio ostentato e vergognoso della Sapienza, torneremo a esporre le nostre rivendicazioni: rilanciamo un appuntamento pubblico lunedì 19 ottobre alle ore 12 al pratone.

Riappropriamoci dell’università. L’università è di chi la vive, non di chi ci specula su.

Gaudio vattene!

Maker faire…mai più!

Articolo in aggiornamento