OPINIONI

L’omicidio di Soleimani e gli scenari tra Mediterraneo e Medio Oriente

Trump, stretto tra impeachment e scadenza elettorale, passa al terrorismo di stato. Erdogan avanza nel progetto neo-ottomano. Mentre Europa e Italia continuano a restare silenti

Con un atto di terrorismo di stato, non concordato con il Congresso e neppure troppo con il Pentagono, Donald Trump e il fido Pompeo hanno assassinato all’aeroporto di Baghdad una figura chiave del fronte sciita, il generale Qasem Soleimani, scatenando un confronto dalle conseguenze imprevedibili con l’Iran e i suoi alleati.

Una mossa che forse nelle intenzioni serve ad arginare l’effetto impeachment e favorire la campagna presidenziale di novembre, ma che potrebbe essere una nuova Sarajevo. I pericoli di un conflitto generalizzato in Medio Oriente sono imminenti, con tutte le inevitabili conseguenze economiche e non va trascurato il fatto che questo gesto irresponsabile va ben di là di un confronto con l’Iran, ma suona come avvertimento all’infida Europa così riluttante alle sanzioni e, ancor più, a Cina e Russia, che pochissimi giorni fa avevano compiuto esercitazioni congiunte con l’Iran.

Inutile dire che questa uccisione e quanto ne segue (ma anche l’attacco all’ambasciata Usa a Baghdad) bloccano, almeno temporaneamente, le insorgenze popolari e moltitudinarie che si andavano sviluppando proprio in Iran, Iraq e Libano stravolgendo i confini settari e le vischiosità geo-strategiche.

Nello stesso tempo la Turchia neo-ottomana, malgrado la resistenza interna del partito curdo e della sinistra, ha deciso di intervenire direttamente a Tripoli, confrontandosi con russi, egiziani e sauditi, liquidando ogni residua presenza sfruttatrice italiana in Libia e assumendo un controllo sostanziale sul Mediterraneo centrale (piattaforme petrolifere, oleodotti e traffico migranti in primo luogo).

In entrambi gli scenari l’Italia resta silente, rischia di perdere buona parte della presenza Eni intorno a Cipro e in Africa settentrionale, cede la base di Aviano per il ponte aereo Usa contro l’Iran (non senza importarvi le atomiche probabilmente stornate dalla Turchia) e assiste impotente al grande gioco geopolitico. E quando parliamo di Governo, intendiamo non solo le banderuole Conte e Di Maio, ma il Pd. Nel frattempo Salvini fa i salti mortali fra l’hotel Metropol di Mosca e l’elogio (unico in Europa) alla mossa di Trump: magari una bella guerra favorirebbe il suo disegno di tornare al potere con una vasta coalizione di salvezza nazionale

 

E adesso?

Adesso abbonati, genera indipendenza