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Laboratorio Roma

Pubblichiamo un intervento di Marco Bersani, del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, apparso oggi su il Manifesto. Per capire qual’è la vera posta in gioco dello scontro che si sta giocando attorno al bilancio della Capitale.

Strano esor­dio quello del pre­mier Renzi, che, dal pate­tico inse­dia­mento a Pre­si­dente del Con­si­glio, non perde occa­sione per rimar­care il legame che vuole man­te­nere con i ter­ri­tori, riven­di­cando il modello del «sin­daco d’Italia».

Strano esor­dio per­ché il primo atto signi­fi­ca­tivo del suo governo è stato il ritiro del decreto «Salva Roma», met­tendo così a rischio l’approvazione del bilan­cio di Roma Capi­tale e facen­dola peri­co­lo­sa­mente avvi­ci­nare al totale default.

Attri­buire tutto que­sto alle forze di oppo­si­zione, che, in quanto tali, non hanno i numeri per far sal­tare alcun­ché, appare deci­sa­mente poco cre­di­bile; e forse le ragioni di quanto sta suc­ce­dendo andreb­bero ricer­cate nel rias­setto degli equi­li­bri interni alle diverse elite politico-finanziarie, che, a diversi livelli, hanno con­tri­buito al rag­giun­gi­mento della pol­trona più ambita (per ora) da parte del ragazzo che non ha l’età.

In realtà, la par­tita che si sta gio­cando sui destini di Roma Capi­tale costi­tui­sce un inte­res­san­tis­simo labo­ra­to­rio del con­flitto che, nei pros­simi mesi, vedrà gli enti locali al cen­tro dello scontro

Sapien­te­mente spo­gliati nell’arco degli ultimi quin­dici anni da un com­bi­nato dispo­sto di misure for­mato dal patto di sta­bi­lità interno, dalla dra­stica ridu­zione dei tra­sfe­ri­menti era­riali, da vec­chi tagli e più moderne spen­ding review, fino alla costi­tu­zio­na­liz­za­zione del pareg­gio d bilan­cio, gli enti locali sono ora cotti a pun­tino per dive­nire i più effi­cienti ese­cu­tori delle poli­ti­che libe­ri­ste, rese «ine­vi­ta­bili» dalla trap­pola del debito pub­blico e dall’aver assunto come prio­rità indi­scu­ti­bili i vin­coli mone­ta­ri­sti impo­sti dall’Unione Europea.

Gli enti locali sono al cen­tro del con­flitto, in quanto ancora deten­tori di una quan­tità di beni – ter­ri­to­rio, patri­mo­nio immo­bi­liare e ser­vizi pub­blici– valu­ta­bili attorno ai 570 miliardi (stime Deu­tsche Bank del 2011) ed entrati da tempo nel mirino dei grandi capi­tali finan­ziari, alla dispe­rata ricerca di asset sui quali inve­stire l’enorme massa di ric­chezza pri­vata pro­dotta dalle spe­cu­la­zioni finan­zia­rie dell’ultimo decennio.

Non è certo un caso la tra­sfor­ma­zione, in atto negli ultimi anni, di Cassa Depo­siti e Pre­stiti da ente per il soste­gno a tassi age­vo­lati degli inve­sti­menti degli enti locali a SpA mista pubblico-privata che si pone come part­ner finan­zia­rio per il soste­gno alle grandi opere, per la «valo­riz­za­zione» del patri­mo­nio degli enti locali, per l’aggregazione in grandi mul­tiu­ti­lity della gestione dei ser­vizi pub­blici locali.

Se que­sta è la par­tita, appare a dir poco insuf­fi­ciente l’indignazione del sin­daco Marino con rela­tive minacce di dimis­sioni. Ciò che sta per essere pro­gres­si­va­mente dismessa è la fun­zione pub­blica e sociale dell’ente locale in quanto tale, per tra­sfor­marne il ruolo da ero­ga­tore e garante dei ser­vizi per la col­let­ti­vità a faci­li­ta­tore dell’espansione degli inte­ressi finan­ziari e spe­cu­la­tivi su ogni set­tore delle comu­nità territoriali.

Una solu­zione imme­diata per evi­tare oggi il default di Roma Capi­tale verrà sicu­ra­mente tro­vata e avrà, in piena sin­to­nia con il decreto «Salva Roma» appena riti­rato, le mede­sime carat­te­ri­sti­che di dare un po’ di respiro nel breve per ren­dere più strin­gente la catena del ricatto nel medio periodo.

L’idea del sin­daco e della giunta capi­to­lina di poter gover­nare la città non met­tendo in discus­sione alcuno dei vin­coli strut­tu­rali che ne impri­gio­nano la pos­si­bi­lità di azione è desti­nata in breve tempo a rive­larsi per quello che è: nient’altro che una pura illu­sione oggi, desti­nata a dive­nire com­pli­cità domani.

Per que­sto, una solu­zione vera al con­flitto in corso fra Governo e Roma Capi­tale non può venire dalle dina­mi­che isti­tu­zio­nali, bensì solo ed uni­ca­mente da una mobi­li­ta­zione sociale ampia con­tro la trap­pola del debito e per un’indagine popo­lare e indi­pen­dente sullo stesso, con­tro il patto di sta­bi­lità e per la fuo­riu­scita imme­diata dallo stesso di ogni inve­sti­mento rela­tivo alla riap­pro­pria­zione dei beni comuni e alla rea­liz­za­zione del wel­fare locale, con­tro le pri­va­tiz­za­zioni e per una gestione par­te­ci­pa­tiva dei ser­vizi pub­blici locali, con­tro gli inte­ressi finan­ziari e per una nuova finanza pub­blica e soc iale.

Si tratta sem­pli­ce­mente di riap­pro­priarsi della democrazi a.