ITALIA

Làbas riparte da Vicolo Bolognetti

Riapre Labàs a Bologna: dopo lo sgombero continua a vivere l’esperienza di mutualismo e solidarietà che ha visto la mobilitazione di migliaia di persone per difenderla.

Dopo lo sgombero dell’8 agosto 2017 e il successivo corteo del 9 settembre partecipato da più di 15000 persone in cui si è riversata tutta la città che reclama spazi di libertà e progettazione sociale, finalmente Làbas è tornato.

A seguito degli eventi descritti, nel novembre dello scorso anno il collettivo di Làbas decide di partecipare a un bando pubblico riguardante diversi immobili pubblici tra cui, per l’appunto, Vicolo Bolognetti.

A metà di dicembre, nonostante diversi tentativi di frapposizione, arriva la conferma della vittoria del suddetto bando e, di conseguenza, l’ufficialità di un nuovo spazio per tutte le progettualità sviluppate nei cinque anni vissuti dentro l’ex Caserma Masini.

Progettualità che continueranno a essere costruite con la città stessa, per una Bologna più sostenibile, inclusiva, giusta e per diventare quel Vicolo Bolognetti un cantiere aperto al contributo di tutti e tutte, per trovare insieme nuovi meccanismi di accessibilità agli spazi urbani inutilizzati e un nuovo senso di vivere gli stessi. Tra questi, ovviamente, l’ex Staveco, per farla essere l’esito di un percorso di accumulazione di forza e intelligenza collettiva, trasformandosi con la città catalizzatore di cambiamenti sociali, culturali e politici positivi.

Questa prima parte della sfida con cui si confronta adesso Làbas non si è, purtroppo, data nella tranquillità che i più immaginano o che alcuni provano maliziosamente a ipotizzare.

In primo luogo la difficoltà della politica di cogliere fino in fondo il senso stesso di Làbas: avere un approccio normalizzante a quest’ esperienza significa non scommettere a pieno sull’innovazione sociale. Inoltre è complesso continuare a esistere e reinventarsi senza uno spazio fisico. Certo. La comunità politica di Làbas è stata decisamente capace di affrontare questo scoglio, però non era scontato trasformare questa assenza in accumulazione di ulteriore forza e legittimità.

Le difficoltà non sono finite qui. Riflettono, qualunque esse siano, i rapporti di forza che si consumano in città, quelli che ogni giorno Làbas prova a sbilanciare verso il polo della giustizia sociale e della ricchezza per tutti e tutte.

Per affrontare questa ripartenza, i progetti sono stati chiamati a reinventarsi, a trovare nuovi significati rispetto a quelli che già c’erano. Senza scordarsi degli stessi, hanno aperto un confronto sia al loro interno che all’esterno, per capire come far abitare con ancora più senso le tematiche portate avanti ogni giorno. Làbas è sempre in trasformazione, perché costantemente all’ascolto delle esigenze del territorio e di chi lo abita.

Proprio per questo, è prevista un’assemblea pubblica mensile, dove capire meglio le esigenze e organizzare i processi di cambiamento.

La voglia di riscoprirsi – come è stato per la manifestazione del 9 settembre – è parte di un corpo più grande di ogni singola esperienza. Il suo cuore è nelle relazioni che intercorrono tra tutte queste parti e il suo ossigeno è nel suo muoversi trasformando la città. Ciò che unisce i due momenti è la generosità e la determinazione messe in campo per far sì che questo corpo “vinca” sempre di più.

Domenica 4 febbraio 2018, Làbas ha riaperto ufficialmente con due iniziative in comunicazione tra loro. La prima dalle 18:00 ha ripercorso la costruzione della mobilitazione contro il G20 di Amburgo, le giornate di conflitto sociale del luglio scorso e la repressione giudiziaria che ha caratterizzato il post-vertice.

Il secondo momento, organizzato dall’associazione di fotografi sociali Witness Journal nel contesto della seconda edizione del festival Closer, prevede una mostra fotografica che parla proprio della forma di solidarietà nei confronti di Fabio Vettorel datasi con l’iniziativa “#LIBERITUTTI , cartoline per la libertà”. 

Parlare di una ripartenza è forse sbagliato. Perché Làbas non si è mai fermato: con l’umiltà di chi ha rispetto e l’arroganza di chi ha ragione. Perché di strada ce n’è ancora molta da fare, ma c’è anche una voglia immensa di farla insieme a tutta la città.