La vita adesso

Decreto “FARE”: si taglia si, ma sulla sicurezza di chi lavora.

Il decreto “FARE” pensa a far costruire case che non saranno vendute tagliando la sicurezza di chi le tira su

e non la rendita di chi, così, ci guadagnerà ancora di più.

Sarebbe stato sufficiente essere andati al cinema e vedere Elio Germano nella “nostra vita” ( Lucchetti 2012) sbattersi nel cantiere a Porte di Roma, per tirare su una delle tante case destinate a restare invendute, ma non per questo a rinunciare ad essere costruite in fretta, con operai da sfruttare con paghe di fame e nessun diritto. A partire dal rispetto della sicurezza.

Sarebbe bastato quel film a capire che, in queste condizioni, quando avviene un incidente mortale – in Italia nei primi quattro mesi dell’anno sono stati 50 gli incidenti mortali denunciati nei cantieri edili- si riesce perfino a far sparire il corpo. Chi verrà mai a reclamare il corpo di un migrante “assunto” (sic) a, oggi questo è il mercato romano, 20 euro al giorno?

Enrico Letta ed Enrico Giovannini, il suo ministro del lavoro, evidentemente non vanno al cinema e di più, anche se il secondo, prestato alla politica dall’ISTAT, una certa pratica l’avrebbe dovuta avere, non leggono neppure le statistiche. Così nel decreto del “fare”(che il Parlamento sarà chiamato a convertire in legge entro il 23 agosto) chi, come il governo, il lavoro lo dovrebbe costruire, ha pensato bene di partire riducendo proprio le misure di sicurezza.

Annacquandole inchinandosi, in nome della “semplificazione”, ai tanti , costruttori ed imprese, che dal 2008, anno in cui finalmente la materia della sicurezza sui posti del lavoro è stata organizzata in un testo unico (legge 81/2008), quelle disposizioni hanno mal digerito ad iniziare, proprio, dall’oggetto principale della semplificazione : la predisposizione degli elementi di valutazione dei rischi .

Se fino ad oggi i datori di lavoro (i padroni del mattone) erano tenuti a studiare e presentare il modo con cui il cantiere era organizzato, come le lavorazioni venivano predisposte e congiuntamente le misure da prendere, affinché non si verificassero incidenti che, nel lavoro edilizio, possono essere all’ordine del giorno, dovuti alla concomitanza di più imprese impegnate in diverse lavorazioni contemporanee nella medesima area di cantiere.

Ora quelle procedure vengono standardizzate.

Il DUVRI il documento “principe” per la valutazione delle possibili interferenze viene sostituito con la “vigilanza” di un addetto.

In tutti quei cantieri o servizi la cui “vita” non sia superiore a dieci uomini giorno.

Vale a dire: calcolate presumibilmente quante giornate lavorative saranno necessarie per “dare il lavoro completo” riferendosi all’arco temporale di un anno dall’inizio dei lavori, per evitare le procedure in uso (certo dati i risultati non risolutive) sarà sufficiente che il numero dei lavoratori impegnati non superi le dieci unità giorno.

Si sostituisce la programmazione con il far tornare i conti: quelli umani per non applicare le norme; quelli economici per cavarci più soldi possibili.

Ancora in materia di controllo: sulle attrezzature di lavoro impiegate a fronte dell’impossibilità da parte di Arpa, Inail ,ASL di provvedere celermente alla verifica di esercizio di gru, betoniere, camion… in ogni cantiere , le stesse verifiche potranno essere chieste a “certificatori” privati.

Sarà poi un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali a predisporre : modelli semplificati per la redazione del piano di sicurezza, sostitutivo del Piano di Sicurezza e Coordinamento ovvero: dello strumento principale chiamato a progettare prima e controllare durante l’esecuzione quanto messo in atto e da rispettare in materia di sicurezza nel corso dello svolgimento operativo.

Salta, perché abrogata, anche la misura che obbligava le imprese alla comunicazione alle autorità giudiziarie in caso di infortuni gravi (con prognosi di oltre tre giorni) e/o mortali. Per sapere cosa è accaduto, le autorità preposte al servizio (pubblica sicurezza e ispettorato del lavoro) dovranno andare a spulciare i dati nel computer dell’INAIL.

Invece di riorganizzare il lavoro, facendo una gran confusione tra una giusta semplificazione della burocrazia cartacea e prevenzione, il “ fare” del governo consegna la vita dei molti sfruttati lavoratori in edilizia alla roulette russa della sopravvivenza.