EUROPA

La Spagna al voto: ¿se puede? (II)

Seconda parte in tre tempi del reportage dal vortice della campagna elettorale spagnola: possibile rimonta, mobilitazioni nelle piazze e scenari post-elettorali.
La Spagna al voto: ¿se puede? (parte I).

#remontada ?

Difficile dire se effettivamente stiamo assistendo nelle ultime settimane ad una “rimonta” di Podemos, e di che entità si tratti. Certo è che vi sono delle ragioni per sostenere che essa non sia elemento unicamente narrativo della campagna elettorale condotta dai dirigenti di Podemos. A partire dai molti sondaggi condotti su una situazione elettorale eccezionale, con quattro forze in grado di competere in un margine molto ristretto di voto, sembra unanime la tendenza crescente della formazione capeggiata da Iglesias. In alcuni degli ultimi sondaggi pubblicabili (14 Dicembre) appare già come seconda o terza forza, e ancor più solida in intenzione diretta di voto.

Le molte ragioni della possibile crescita, comprese le alleanze plurinazionali, prendono le mosse da una sintonia, visibilmente maggiore delle altre formazioni elettorali, con una parte – importante – di società spagnola capace di attivarsi e produrre consenso attorno a questioni oggi difficili in tutta Europa.

In questo senso penso, ad esempio, al “pacto anti-yihadista”, contente misure di restrizione delle libertà siglato all’indomani dell’attentato di Parigi da PP, PSOE e Ciudadanos per mettere in difficoltà Podemos nei giorni di delirio mediatico-securitario. A questa misura propagandistica volta all’unità nazionale, si è risposto dalle piazze delle principali città spagnole (1), indicando i veri responsabili e ribaltando la questione nel clima pre-elettorale su questa domanda: le forze politiche candidate sono disposte a perpetuare la deleteria politica guerrafondaia? Su tale punto si registrano: la massima cautela nell’esporsi da parte delle forze politiche tradizionali; un chiaro rifiuto di Podemos; una prima difficoltà di Rivera, che rettifica dopo essere sembrato già sul piede di guerra (2).

A ciò si aggiunge un secondo “scandalo” – con successiva rettifica da parte di Ciudadanos – su un altro tema per cui esiste una maggioranza sociale attiva (3) in sintonia con Podemos, cioè la violenza di genere (4).

Questi ultimi fattori stanno contribuendo ad un’apparente stagnazione del voto di Ciudadanos, che, entrato nel vivo della campagna elettorale, non riesce (o non può?!) marcare una differenza sostanziale con i partiti tradizionali, sia nei tanti incontri cittadini come nei grandi dibattiti mediatici. Al contrario, la “remontada” di Podemos ha preso corpo fuori dalla narrazione dei suoi dirigenti proprio a partire da alcuni momenti-evento.

La campagna della “macchina da guerra elettorale” di Podemos è scandita da enormi appuntamenti, come quello con più di diecimila persone a Madrid (5), ma anche da importanti “vittorie” nei dibattiti tra candidati (6), (7). In momenti di grande attenzione pubblica Podemos riesce cioè a catalizzare un consenso retroattivo che, soprattutto attraverso i social network, determina il senso con cui sono recepiti i confronti televisivi. Tale consenso non assume solo la forma dell’adesione al partito, si esprime piuttosto come disvelamento virale, continuo, e spesso ironico, delle diverse posizioni in gioco. Tra queste posizioni quella di Podemos ha semplicemente il merito di offrire le maggiori garanzie per una grande massa critica formatasi tra le piazze e le reti negli ultimi anni, ed indisponibile a qualsiasi delega in bianco.

Garanzie di piazza, garanzie costituenti

Le garanzie sono molto nominate da Podemos in campagna elettorale, formando la base programmatica per una (prima?) modifica della Costituzione. Ma il vincolo fondamentale da sottolineare mi pare quello del riconoscimento delle grandi mobilitazioni degli anni passati e della loro irriducibilità alle politiche di tagli e corruzione che caratterizzano i grandi partiti tradizionali. Lo stesso Iglesias, che negli ultimi mesi non si era certo speso per dimostrare il suo vincolo con i movimenti sociali, recupera tutto il portato delle lotte nel “dibattito decisivo” con gli altri candidati, visto da più di 9 milioni di persone solo attraverso la TV (da sommarsi probabilmente ad altri milioni via streaming). Nell’ultimo minuto del dibattito, laddove i candidati avevano lo spazio di chiedere il voto, Iglesias contrappone agli ingessati discorsi degli altri leader politici un vero e proprio omaggio alle lotte sociali degli ultimi anni (8). Un omaggio riproposto con enorme successo in rete nei giorni successivi.

Persino Rivera, leader di Ciudadanos, il giorno successivo al dibattito prova ad appropriarsi del “Sì se puede” (9) ormai tipico di Podemos, ma proveniente dal movimento per l’abitare. Ma sarà Ada Colau, ex portavoce di quel movimento, a rispondere per le rime a Rivera: “che si lavino la bocca prima di dire Si se puede; noi, che siamo davvero cittadini perché stiamo nelle strade, mai gli abbiamo visti in piazza o davanti ad una casa per fermare uno sfratto” (10). Proprio la attuale sindaca di Barcellona, insieme alla lista catalana “En comù Podem”, rappresenta una delle principali garanzie poste da Podemos nei confronti dei movimenti sociali e del diritto di autodeterminazione del popolo catalano.

Le garanzie da introdurre nella Costituzione, che Podemos dichiara già elementi imprescindibili per qualsiasi dialogo post-elettorale poiché “di senso comune”, sono dunque cinque: 1) il riconoscimento della plurinazionalità dello Stato spagnolo, sempre che la permanenza nello stesso sia confermata dal referendum catalano; 2) una giustizia davvero indipendente dal potere politico e scelta, almeno in parte, dai cittadini; 3) una legge elettorale con effetti realmente proporzionali insieme all’abolizione dei privilegi dei politici ed alla partecipazione attiva dei cittadini nella politica e nella sua valutazione; 4) la garanzia dei diritti sociali, e non il pareggio di bilancio, allo stesso livello costituzionale dei diritti civili; 5) lotta alla corruzione attraverso il divieto delle “porte girevoli”, che permettono ai politici di entrare nei consigli di amministrazione delle grandi imprese strategiche.

A partire da queste garanzie minime, oltre che dal programma economico basato su reddito minimo, innalzamento del salario minimo, ristrutturazione del debito, aumento delle imposte sui redditi alti e transizione ecologica del sistema energetico, Podemos crede di potersi giocare la battaglia che si aprirà dal giorno successivo alle elezioni.

Inedita situazione post-elettorale

Sarà una battaglia del tutto inedita quella che le forze politiche spagnole si troveranno a giocare dopo il 20D, quella cioè per la creazione di un governo. Il Partido Popular, salvo sorprese non improbabili date le ridottissime distanze tra le forze politiche, sembra confermarsi come prima forza nei sondaggi con una percentuale attorno al 25%. Il suo voto è infatti il più solido, conquistando elettori quasi esclusivamente nella popolazione con più di 50 anni d’età. Tuttavia, ciò potrebbe non bastare a permettere un governo, neppure in caso di appoggio di Ciudadanos, che, dopo lo stop (almeno apparente) alla crescita nei sondaggi, riuscirebbe con difficoltà a giustificare il suo apporto ad una continuità del governo popolare. Soprattutto dopo aver provato a presentarsi fino ad ora come una nuova forza politica. Un governo PP-Ciudadanos rafforzerebbe l’ipotesi di Podemos sul partito di Rivera: quella di un partito funzionale a far governare quelli di sempre. Oltretutto, potrebbe rivelarsi una via numericamente impraticabile.

Dall’altra parte dello scacchiere politico tradizionale, il candidato socialista Sánchez ha condotto la campagna elettorale con un richiamo al voto utile a sinistra, ponendosi come unica forza in grado di battere il PP. Questa strategia, però, è apparsa perdente sin dall’inizio. Difficile infatti pensare che il richiamo al voto utile sia efficace nei confronti di un’altra forza come Podemos, sulla quale il vantaggio del PSOE è sembrato al massimo di un paio di punti percentuali. Ad oggi, questa strategia potrebbe rivelarsi un vero suicidio. La tendenza segnalata dai sondaggi è infatti quella di un chiaro declino del PSOE, anche frutto di un “riposizionamento a sinistra” da parte di Podemos come risposta alla sfida populista di Ciudadanos.

La chiave di volta delle prossime elezioni generali potrebbe nascondersi proprio nel possibile crollo del PSOE. Il partito della transizione ha un voto storicamente più volatile di quello popolare e un candidato che appare debole anche all’interno del suo stesso partito. Un candidato che appare chiaramente impossibilitato a vincere e guidare una nuova fase politica, ma che richiama in modo autistico al voto utile, è il possibile terreno di “remontada” di Podemos. Il partito di Iglesias, da parte sua, auspica chiaramente questa ipotesi dichiarando in ogni sede che, oltre alle garanzie costituzionali ed al programma, l’unica ipotesi per un governo di cambiamento passa per un sorpasso del PSOE che altrimenti finirebbe per allearsi con il PP, con il quale ha condiviso le politiche della crisi e dell’austerità.

Nota di colore finale per la parte sinistra del parlamento, Izquierda Unida sembra sopravvivere e reggere il suo 3-5%, confermando la tesi del “voto sociologico” a sinistra, ben altra cosa da ciò che rappresenta il voto di Podemos.

Quanto detto, nel panorama di totale incertezza e nell’ipotesi non remota che nessun governo stabile riesca a formarsi, andrà comunque soppesato ad una legge elettorale che sfavorisce nettamente il voto urbano e disincentiva il voto dei 2 milioni di (giovani) spagnoli all’estero. È dunque impossibile prevedere se, a fronte della rimonta di Podemos, ci saranno effettive sorprese che potranno permettere di partecipare alla formazione di un governo o se ci troviamo “solo” di fronte ad un consolidamento del suo consenso come forza di opposizione reale dentro al parlamento, e dunque in grado di portare anche al livello della rappresentanza statale le rivendicazioni che vivono nelle città e nelle autonomie regionali.

Ciò che sembra certo, quanto vitale per gli ambienti di attivismo vicini a Podemos, è che finirà finalmente la “campagna elettorale perpetua”. Da qui in avanti si potrà misurare cosa resta di un anno completamente assorbito dalle dinamiche elettorali e che restituisce un panorama istituzionale completamente differente. Tale valutazione andrà fatta non solo rispetto all’azione istituzionale che si riuscirà a produrre, quanto soprattutto guardando a quale potenza resta oggi di quello strumento di effettiva partecipazione diretta e democratica che Podemos rappresentava ai suoi albori, prima cioè di trasformarsi consapevolmente, ma non senza grosse frizioni, in macchina da guerra elettorale. Per dirla con le parole di Errejón: riuscirà a trasformarsi (di nuovo?) in movimento popolare? (11)

1. “No a sus guerras” http://www.dinamopress.it/news/no-alle-loro-guerre-28n-manifestazioni-in-tutta-la-spagna

2. Dichiarazioni Rivera http://politica.elpais.com/politica/2015/11/18/actualidad/1447845541_074787.html

3. Appello di una enorme manifestazione femminista contro la violenza di genere a Madrid il 7N http://marcha7nmadrid.org/

4. Dichiarazioni n°3 Ciudadanos http://www.eldiario.es/sociedad/Ciudadanos-acabar-especificas-violencia-machista_0_458804932.html

5. Caja Magica http://www.eldiario.es/politica/Podemos-Caja_Magica-Ciudadanos-PP-elecciones_0_462303929.html

6. Dibattito El Pais http://politica.elpais.com/politica/2015/11/27/actualidad/1448626268_397672.html

7. Dibattito Atresmedia http://www.elperiodico.com/es/noticias/politica/ganador-debate-candidatos-antena3-sexta-atresmedia-pablo-iglesias-4734414

8. Ultimo minuto dibattito Iglesias http://www.lasexta.com/noticias/nacional/elecciones-generales/7d-debate-atresmedia/pablo-iglesias-sonrian-que-puede_2015120800029.html

9. Video Rivera grida “Si se puede” http://www.lasexta.com/noticias/nacional/elecciones-generales/albert-rivera-grita-puede-pide-rescate-personas_2015120900268.html

10. Video Colau su Ciudadanos e il loro “Si se puede” https://www.youtube.com/watch?v=jQ9wwf3N-po

11. Articolo Errejon http://www.publico.es/politica/errejon-generales-debe-mutar-maquinaria.html