DIRITTI

La solidarietà è la nostra arma!

Contro le retoriche della paura la generosità di centinaia di persone nei confronti dei migranti accampati alla stazione Tiburtina. La dimostrazione concreta che la battaglia per una società inclusiva e solidale è tutta da giocare

In queste ore a Roma sta succedendo qualcosa di grande, che occorre raccontare nella sua grande bellezza. Si è aperta una crepa in quel muro di paura costruito ad hoc, un’ennesima volta, dai media, dal Comune di Roma, dal Governo, dalle forze dell’ordine.

Prima, un panico illogico per il trasferimento di poco più di cinquanta sgomberati della borgata “Comunità della Pace”, adiacente alla metro Ponte Mammolo. Principalmente rifugiati politici eritrei che vivono a Roma da molti anni, inseriti nel tessuto sociale del quartiere di Pietralata e punto di riferimento per molti “transitanti”, spesso appena arrivati e in condizioni davvero precarie, a cui le ruspe del sindaco Marino e del prefetto Gabrielli hanno distrutto le case, senza preavviso. Persone abbandonate dalle istituzioni in un parcheggio, dove dormono da oltre un mese in attesa di una sistemazione dignitosa.

Poi, la retorica del degrado utilizzata contro altri corpi: quelli dei rifugiati in transito che, perduto il riferimento di Ponte Mammolo, si sono accampati per giorni tra il centro Baobab di via Cupa e la stazione Tiburtina. In attesa che la Germania riaprisse Schengen o aspettando un treno per raggiungere la Francia. Su alcuni siti legati a noti esponenti politici e gruppi organizzati di estrema destra, queste persone sono state descritte come spazzatura, come untori e la scabbia è diventato il pericolo con maggior fortuna mediatica. Per due volte le forze dell’ordine hanno attaccato con violenza l’accampamento di fortuna, senza alcun piano alternativo, per disperderli e mostrare i muscoli “contro il degrado”.

Solo nel fine settimana è stato aperto dalla Croce Rossa un centro di transito informale: un luogo in cui le persone possono dormire e rifocillarsi senza il rischio dell’identificazione, che le costringerebbe a chiedere asilo in Italia, per volere del feroce regolamento di Dublino che denunciamo da anni e con cui i migranti si scontrano inesorabilmente dopo eventi, già drammatici, vissuti nei paesi di origine e durante la fuga. Un centro di transito: alcune decine di tende e di brandine montate in uno spiazzo vicino alla stazione Tiburtina. Il minimo. Niente di più.

Ma al di là della cronaca è successo qualcos’altro. Il vortice di paura è stato interrotto. Poco dopo il secondo sgombero, in maniera spontanea e diffusa, tantissime persone hanno iniziato a portare sostegno ai rifugiati. Piano piano, associazioni e gruppi informali si sono organizzati raccogliendo cibo davanti ai supermercati o mettendo a disposizione quello che avevano in casa.

Certo, ci ha stupito scoprire sui social che anche alcune sedi di partito sono diventate centri di raccolta, mischiandosi in maniera totalmente strumentale alla bontà di questa iniziativa popolare, che nasce spontaneamente dal basso in quei quartieri vessati dalla crisi e dalle speculazioni politiche quotidiane. Riteniamo vergognoso speculare anche sulla solidarietà!

Sarebbe forse utile ricordare a quei magnanimi presidenti di municipio e assessori che aprono (solo per le grandi occasioni) le sedi di quartiere per la raccolta dei beni di prima necessità destinati a profughi e bisognosi, che questa degenerazione è causa diretta delle scellerate scelte “operative” della giunta Marino tramite il suo braccio armato Gabrielli, durante lo sgombero di Ponte Mammolo.

I partiti, che hanno taciuto fino ad ora, invece di organizzare raccolte di beneficenza, dovrebbero sbrigarsi a trovare nel più breve tempo possibile una soluzione politica (e aggiungiamo noi: dignitosa) a questa vicenda, fermo restando che a nostro avviso, la totale inefficienza e inadeguatezza delle istituzioni in questa storia si conferma giorno dopo giorno.

Dopo l’annuncio che gli sgomberati di Ponte Mammolo sarebbero arrivati nel nostro quartiere, si è deciso di creare una rete di accoglienza dal basso, animata dalla Libera Repubblica di San Lorenzo, per presentare ai nuovi arrivati i servizi autogestiti che questo quadrante di Roma offre, per organizzare una festa di benvenuto e per dire, contro ogni speculazione e campagna mediatica vergognosa, che “A San Lorenzo nessuno è straniero”.

Il Presidente di Municipio Gerace ha però prontamente bloccato il trasferimento. Sempre “contro il degrado” e “contro la dignità” dell’altro, si intende. Nonostante ciò, la discussione è andata avanti, per capire come attivarsi collettivamente. Nel fine settimana diversi attivisti si sono recati ripetutamente nell’area in cui hanno cercato rifugio i migranti, per capire cosa poteva servire. È apparso immediatamente evidente che la macchina della solidarietà spontanea, viscerale, di una Roma che resiste all’imbarbarimento era già all’opera. Da lunedì mattina la Libera Repubblica di San Lorenzo ha organizzato un punto di raccolta di beni di prima necessità, vestiti e prodotti per l’igiene al Nuovo Cinema Palazzo. Da allora, un flusso continuo di gente ha riempito la sala del Cinema di ogni genere di prodotti.

Una risposta immediata e oltre ogni aspettativa!

Sin dal comunicato di lancio dell’iniziativa si è chiarito che non si trattava di carità. Le decine di persone che in pochissime ore si sono attivate, hanno risposto ad un appello che chiamava ad esprimere una solidarietà carica di valore politico contro la vergogna prodotta in queste settimane dalle istituzioni e da questo sistema di accoglienza, strumentale solo a garantire profitti a Carminati, Buzzi & co. Una solidarietà desiderosa di rompere il muro di paura costruito scientificamente per alimentare una spirale cieca di odio e di razzismo. Roma ha risposto a tutto questo. Roma ha detto che c’è ancora chi non ha paura e vuole accogliere e aiutare.

Ovviamente ci sarà chi proverà a dire che bisognerebbe organizzare la raccolta di cibo per gli italiani. Che prima di sistemare i migranti, occorre dare una casa agli indigeni. A questi rispondiamo una cosa precisa: le persone che stanno portando solidarietà in queste ore, sono le stesse che inondarono i centri sociali di ogni tipo di prodotti subito dopo il terremoto de L’Aquila. Probabilmente sono anche le stesse che, in un modo o nell’altro, difendono il diritto all’abitare per tutti, al di là della provenienza geografica. Chi fomenta l’odio invece – da Salvini a Casapound, da Il Messaggero a tanti altri – sono gli amici degli imprenditori che ridevano compiaciuti delle scosse che hanno raso al suolo una città, fiutando l’affare, o di quelli che si auguravano un anno pieno di catastrofi, per aumentare i propri introiti. Per non citare, perché ne sono pieni i mezzi di informazione (anche quelli mainstream) le intercettazioni su Mafia Capitale che spiegano bene “l’utilità economica” dei soggetti svantaggiati, per fini personali.

Chiunque lavori sistematicamente per indirizzare il malcontento e le difficoltà materiali delle persone contro i più deboli, contro i poveri (neri o bianchi che siano), lo fa per coprire i ricchi e quelli che esercitano il potere. Sono perciò loro complici a tutti gli effetti.

Infine, è interessante prestare attenzione alla portata effettiva dell’ennesima presunta “emergenza”. A Ponte Mammolo si trattava di circa cinquanta sgomberati. A Tiburtina di poco più di quattrocento persone. Numeri irrisori per una metropoli come Roma, che conta milioni di abitanti. Numeri che scomparirebbero se esistesse un sistema di accoglienza dignitoso e se non ci fossero gli sciacalli – del mondo della politica, dell’informazione e della criminalità organizzata – pronti a soffiare sul fuoco a ogni occasione utile. E mentre si grida, ancora una volta, all’invasione, le statistiche raccontano altro: gli sbarchi rispetto allo scorso anno sono aumentati del 6,8%. Circa 3 mila persone in più. L’ISTAT, proprio in questi giorni, ha pubblicato il rapporto annuale sullo stato della popolazione italiana: sempre più vecchia, caratterizzata da un crollo delle nascite paragonabile solo a quello della Grande Guerra, con un saldo negativo di oltre 100 mila unità. Cosa significa? Significa che nel 2014 sono morte 100 mila persone in più di quelle che sono nate. Inoltre, 136 mila persone hanno lasciato questo Paese senza futuro: tra queste 46 mila non italiani (ebbene sì! I migranti partono, vanno via, non arrivano e basta). Insomma, se la popolazione rimane costante il “merito è dei 92 mila migranti arrivati lo scorso anno” (cit. ISTAT).

I flussi migratori stanno aiutando l’Italia a mantenere il tasso di popolazione attuale e soprattutto ad abbassare l’età media e ad assicurare che le pensioni degli italiani continuino ad essere pagate. Pagate dai migranti, ma questo non fa notizia. Oltre ogni demagogia, è questa la realtà che non viene raccontata.

Produrre l’emergenza conviene “solo” all’interno dei giochi politici che immobilizzano questo paese da decenni: conviene alla Lega di Salvini, che sull’odio e sui conflitti orizzontali, tra poveri e tra sfruttati, ha costruito le sue fortune politiche; conviene a Renzi, che utilizza lo spauracchio dei transitanti per aumentare il suo potere contrattuale in sede europea. Proprio come fece Maroni – lo stesso che ora non vuole altri migranti in una Lombardia che senza lavoro migrante imploderebbe – quando era Ministro dell’Interno e a Lampedusa sbarcavano i tunisini. Piccola coincidenza: Gabrielli, l’attuale Prefetto di Roma e probabile futuro commissario della capitale, rivestiva allora un altro ruolo degno di nota, era a capo della protezione civile.

Sulla pelle dei rifugiati si stanno giocando partite opposte, animate da soggetti politici differenti, ma accomunati dallo stesso disprezzo per la vita umana e per la dignità delle persone. Queste tensioni contrastanti stanno producendo delle linee di frattura nella società italiana.

La solidarietà attiva, la solidarietà come arma di azione politica può essere un importante strumento di ricomposizione e di affermazione di una società ancora capace di autodeterminazione, di difesa dei diritti, di solidarietà e senso del vivere comune.

Speriamo che azioni spontanee e iniziative organizzate si diffondano. Mai come ora, è importante aprire una breccia nel muro di paura. Mai come ora, occorre rivendicare un asilo europeo che tuteli il diritto di scelta delle persone e non gli interessi degli Stati nazionali, l’apertura immediata di un canale umanitario e la trasformazione radicale del sistema di accoglienza.

Mai come, è necessario gridare che contro chi spaccia odio e razzismo, diffonderemo solidarietà e mutualismo!