La salute come bene comune

Riflessioni su salute e territorio. Verso una nuova mobilitazione, tutta da costruire.

Il 15 Febbraio 2013 il Nuovo Cinema Palazzo ospiterà un’assemblea cittadina indetta dal Coordinamento Operatori della Salute la cui aspirazione, come si evince dall’appello, è quella di “costruire un movimento in difesa della sanità pubblica, che sappia anche reimmaginarsi un modello alternativo e una nuova concezione di salute includendo tutte le realtà che si muovono nei posti di lavoro, negli spazi sociali, nelle università e che sappia coinvolgere cittadini e cittadine.”

La scelta del luogo non è casuale. Il Nuovo Cinema Palazzo è infatti uno dei tanti spazi sottratti alla speculazione, uno spazio liberato da cittadini, artisti, studenti, attivisti di spazi sociali e associazioni, uno spazio in cui l’intero quartiere di San Lorenzo ha avuto un ruolo da protagonista nell’impedire la costruzione di un Casinò e immaginare un’alternativa concreta, che parli di cultura, welfare, formazione e sia in grado di coinvolgere tutti, a partire dai cittadini stessi che lo animano ogni giorno. Liberare uno spazio potremmo dire che è quindi stato un atto di riappropriazione di salute, intesa come benessere sociale e psichico.

Crediamo che la direzione da seguire per quanto riguarda la lotta sulla sanità sia la stessa. Ripartire dai territori, creare consapevolezza tra i cittadini, utenti e fruitori dei servizi sul ruolo che la sanità svolge, significa fare in modo che la salute diventi un bene comune, di tutti e non solo un altro settore da tagliare o privatizzare. Questo si può fare solo a partire dalle singole vertenze, anche sindacali, che si stanno dando in diversi ospedali romani. Se non facciamo in modo che il movimento sulla Sanità diventi una mobilitazione di massa, ampia, che coinvolga tutti, rischiamo di non poter incidere sulle scelte dei prossimi governi nazionali, regionali e locali. Per questo è necessario partire dal presidio attivo dell’esistente e quindi dalla chiusura di ospedali, dalla questione degli esternalizzati, dalla stabilizzazione dei contratti di lavoro precari, ma farlo in un’ottica nuova, di completa reimmaginazione di un nuovo modello di sanità e di un nuovo concetto di Salute.

Il saccheggio della sanità pubblica, infatti, insieme alla dismissione di università e ricerca o alla devastazione dei territori e dei beni comuni o alla distruzione più generale del Welfare, nasconde un chiaro disegno politico di abbattimento del settore pubblico a favore del privato, disegno iniziato già nel 1992 con la trasformazione delle Unita Sanitarie locali in Aziende Sanitarie Locali, e che inizia ora a dare i suoi effetti disastrosi. Salute come merce, politiche di gestione e tagli trasversali che mirano esclusivamente al pareggio dei bilanci per risanare debiti, sulla pelle e la vita di milioni di cittadini, migranti, precari, disoccupati.

Le esperienze di movimento in Spagna e Grecia ci parlano di ospedali e ambulatori autogestiti da coalizioni di lavoratori e abitanti dei quartieri organizzati in assemblee, di forme di resistenza avanzate che provano a sperimentare altri modelli possibili di fronte alle politiche di austerity, di disobbedienza civile da parte di centinaia di medici contro la nuova riforma sanitaria spagnola che divide assicurati e non assicurati, di “maree blanche” che invadono strade e città.

Le lotte degli ultimi mesi negli ospedali di Roma rappresentano un campo fertile di mobilitazione, ma è un terreno ancora tutto da costruire e da sperimentare. È fondamentale, però, partire da nuove esperienze di sanità territoriale che sappiano allargare, coinvolgere e mettere a valore relazioni diverse, all’interno di un altro concetto di sanità e di salute. E questo passa inevitabilmente per percorsi che creino rapporti di forza, mobilitazioni e pratiche di movimento che mirino, nel rapporto con il Municipio, le Regioni, le Istituzioni, ad imporsi e ottenere anche che queste nuove esperienze diventino modelli concreti, riconosciuti e quindi riproducibili.

Ad esempio lunedì 11 Febbraio, presso l’istituto di NeuroPsichiatria Infantile in via dei Sabelli (a San Lorenzo), una delle tante strutture che rischia la chiusura, c’è stato un primo incontro pubblico tra realtà territoriali in cui si è provato, a partire dalle soggettività e le specificità di ognuno, a fare un ragionamento comune sul diritto alla salute, inteso come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale”, che parli di cura e riabilitazione, ma anche di prevenzione.

All’assemblea cittadina del 15 febbraio (Nuovo Cinema Palazzo, ore 17.30) porteremo questa prima sperimentazione che stiamo costruendo nel teritorio tra Università, Policnico e San Lorenzo come contributo alla discussione, affinché il Coordinamento degli Operatori della Salute possa diventare un “Coordinamento cittadino per la Salute”, che parta dalle esigenze dei singoli territori e coinvolga non solo gli operatori della salute, ma anche i cittadini, gli utenti e i fruitori dei servizi, i lavoratori, i precari, i migranti, le realtà sociali, le assemblee, le associazioni e i collettivi.

Il manifesto dell’assemblea di Venerdì 15 Febbraio’