POTERI

La «rivolta» dei senatori grillini non c’è mai stata

M5S – Il day after sul reato di clandestinità.

È stata una giornata delicata, quella che del day after del Movimento 5 Stelle. Dopo la pubblica umiliazione dei senatori del Movimento 5 Stelle colpevoli di aver proposto l’abrogazione del reato di clandestinità, Beppe Grillo e Casaleggio […] hanno pensato di rassicurare i simpatizzanti, divisi come poche altre occasioni, pubblicando sul sito del comico un articolo col quale il pittoresco professore Paolo Becchi chiede l’impeachment per Giorgio Napolitano.
Il presidente della Repubblica viene accusato di di aver “violato la Costituzione” e di sostenere l’amnistia e salvare Berlusconi. Serve a radunare le truppe virtuali indicando una minaccia e, meglio ancora, individuando un nemico.

Nelle faccende del Movimento 5 Stelle la strategia comunicativa viene prima di quella politica. Ecco perché i responsabili della comunicazione dei gruppi alla Camera e al Senato Nicola Biondo e Claudio Messora, incoronati nelle stanze milanesi della Casaleggio associati, hanno fatto di tutto per abbassare i toni e non fare trasparire dissensi dalla riunione dei gruppi parlamentari che è seguita alla querelle sui migranti. Hanno raccontato una riunione “serena” e parlato della richiesta di incontro con Grillo nella speranza di arrivare ad un “chiarimento”. Ancora in queste ore, dagli account Twitter e Facebook dei parlamentari rimbalzano esclusivamente i contenuti che provengono dalla casa madre Beppegrillo.it: nessuno, nel partito della “democrazia digitale”, imbraccia la tastiera per dire la sua sul caso del giorno e magari dialogare con la base. I fedelissimi di solito autorizzati a parlare in televisione come il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, l’emergente deputato Alessandro Di Battista, l’ex capogruppo al Senato Vito Crimi hanno sostenuto, seppure a fatica, la linea dell’ortodossia. Tuttavia, non si puo negare che dalla riunione dell’altroieri sera sia emerso spaesamento e che le ragioni dei (pochi) critici non si siano rafforzate. Ma ciò non significa che sia in atto una “rivolta” tra gli eletti pentastellati. Blogger e commentatori dell’universo grillino descrivono l’immagine, in fondo rassicurante per gli elettori più turbati, di un Movimento composto da bravi ragazzi un po’ ingenui ma intraprendenti che si muovono su un binario diverso dal più plateale Grillo. Quell’immagine è semplicistica e fuorviante per due ordini di motivi, che si possono leggere anche alla luce degli eventi delle ultime ore.

Intanto, la “rivolta interna” non si accende perché la impediscono motivi “strutturali”. Un dissidente doc come Adriano Zaccagnini, deputato trentunenne eletto nel Lazio fuoriuscito da quello che definisce senza mezzi termini “Movimento-Azienda”, spiega la situazione al manifesto in questo modo: “Il disagio nei gruppi parlamentari esiste – ragiona Zaccagnini – Ma non c’è nulla di strutturato. Domina la paura di venire tacciati come ‘traditori’. Molte persone non sono abituate ad articolare un discorso politico e magari passare al contrattacco. Piuttosto disertano le riunioni e si lamentano in privato. Però poi delegano la gestione del gruppo ai comunicatori e ai più allineati”. Non bisogna dimenticare che i parlamentari grillini vengono fuori da una consultazione molto ridotta e da territori tutt’altro che effervescenti. Ciò significa che non hanno le spalle coperte da un corpo collettivo o situazioni locali alle quali rispondere concretamente. Sono entrati in Parlamento come individui atomizzati, con la debolezza politica e organizzativa che ne consegue.

A soffocare il fuoco della rivolta interna, ci sono poi motivi legati alla contingenza politica. Dopo la reprimenda di Grillo e Casaleggio i due senatori Andrea Cioffi e Maurizio Buccarella hanno cercato di salvare capra e cavoli: non intendono perdere la faccia e subire il pubblico ludibrio ma cercano di sintonizzarsi con le posizioni allarmistiche e securitarie dei due fondatori del M5S. Buccarella ha spiegato che la proposta di modifica legislativa era stata presentata “con leggerezza” perché erano convinti che la maggioranza non l’avrebbe accolta (e, i maligni aggiungono, il M5S ne avrebbe aprofittato per rastrellare consensi a sinistra). Cioffi, dal canto suo, ha ribadito che nelle loro intenzioni l’emendamento incriminato doveva servire a “velocizzare le espulsioni dei clandestini”, allineandosi al comunicato che a botta calda era comparso sul sito di Grillo per arginare le critiche della parte destra dell’elettorato. Sono posizioni, queste della destra grillina, che pesano e sono visibili nei forum e sul sito del movimento. E che hanno legittimato il salto di qualità dell’altro giorno. Perché, al di là della retorica sulla democrazia liquida, Casaleggio da esperto di marketing sa bene che la Rete non serve davvero a favorire la partecipazione o a diffondere informazioni: essa è piuttosto uno straordinario strumento di misurazione delle emozioni circolanti presso la pubblica opinione. Un modo per tastare il polso della gente e capire come muoversi per catturarne il consenso.

Da il Manifesto del 12.10.2013