EUROPA

“La Récré.e” a Lille: quindici giorni di resistenza cittadina nello squat occupato

Lille, Alta Francia. Un gruppo di militanti squatters occupano una vecchia scuola abbandonata. Resistono per due settimane, fino all’alba di questo venerdì, quando ha avuto luogo lo sgombero. Reportage dall’interno dell’occupazione.

 

Bisogna entrare di fretta, senza troppe cerimonie, per poi richiudere velocemente il portone che è barricato da due pesanti tubi di metallo. C’è sempre qualcuno che sorveglia la porta d’ingresso, che è in contatto con la vedetta, una o due persone sedute all’ultimo piano a controllare la strada dalla finestra. Ci si chiama con una radiolina o più semplicemente si lancia un urlo per chiedere se tutto va bene, e allora è possibile entrare o uscire.

C’è un po’ di tutto per i corridoi e le scale de “La Récré.e”, centro sociale nato due settimane fa, il 31 Ottobre, quando un gruppo di militanti della metropoli di Lille hanno deciso di occupare una vecchia scuola abbandonata a Fives, quartiere popolare al sud della città. Da allora si sono arrangiati come hanno potuto. Molti di loro dormono lì, sistemati con materassi e sacchi a pelo in quelle che un tempo erano le classi della scuola. Ma, nonostante il poco tempo trascorso, tutto sembra ben organizzato.

Le scale di legno sono decorate da alcuni manifesti e su piccoli cartelli appesi dappertutto sono scritte con un pennarello rosso barzellette, rebus e giochi di parole su guardie e attivisti. Un repertorio variegato e geniale. Ci sono diversi piani e altrettante stanze: in alcune si fanno le riunioni, in altre si dorme. Qualcuno sta ancora nel sacco a pelo. Il grande cortile, imponente ma allo stesso tempo consumato dall’abbandono degli ultimi anni, si estende per qualche decina di metri quadrati, circondato dall’edificio. Prima era pieno di erbacce e rifiuti ma durate l’occupazione è stato in parte ripulito. Al piano terra c’è la stanza dove normalmente si mangia e ci si riunisce attorno a una tavolata formata da due o tre banchi di scuola. C’è chi legge il giornale, chi discute, chi fa colazione. Da qui già si sente il profumo di cipolle e lenticchie che proviene dalla cucina che è proprio lì accanto. La luce bianca di queste fredde giornate di novembre irrompe nelle sale attraverso i vetri maculati delle finestre e sembra voler dare nuova vita a ogni oggetto che tocca.

L’idea è quella di rendere questo edificio abbandonato un luogo di attività culturali e mutuo soccorso. Chiunque è il benvenuto alla Récré.e . Di fronte al cortile interno infatti ci sono delle grandi sale che sarebbero perfette per ospitare alcune delle numerose persone che vivono per le strade della città. Ma forse “ospitare” non è la parola corretta.

È una cosa di cui si discute spesso tra i militanti. A molti infatti non piace l’idea di preparare un luogo, sistemarlo, renderlo abitabile e poi invitare la gente a dormirci, in altre parole non vogliono avere un atteggiamento di semplice “carità” nei confronti delle persone che hanno bisogno di assistenza. Preferiscono chiedergli di venire ad aiutarli e preparare con loro il posto dove andranno a vivere insieme. Più che di ospitalità si tratterebbe infatti di convivenza. Così da essere davvero tutti sullo stesso piano.

Per pranzo si mangia riso e lenticchie tutti insieme intorno ai banchi e si discute sul da fare. La situazione infatti è diventata più tesa da quando la mattina di giovedì 7 novembre la polizia ha fatto trovare sulla porta d’ingresso la notifica di sgombero: vengono date, da quel momento, 72 ore per evacuare il palazzo. Il pretesto è l’insalubrità e le cattive condizioni dell’edificio. La speranza era quella di rientrare nella trêve hivernale (tregua invernale), legge che prevede una tregua agli sgomberi nel periodo dell’anno compreso tra il 1 Novembre e il 31 Marzo. Ci sono tuttavia delle eccezioni a tale tregua, e le condizioni di pericolo e insalubrità rientrano tra queste.

Non è la prima volta che le cose vanno in questo modo. La città di Lille infatti negli ultimi anni ha visto il succedersi dell’alba e del tramonto di molte esperienze del genere: “la Madina”, “l’Insoumise”, “18 Ponts” tutti luoghi abbandonati che erano stati occupati e risistemati con le stesse intenzioni ma che dopo qualche mese, o, nei casi più fortunati, dopo uno o due anni, per un pretesto o per un altro hanno visto i loro cancelli sbarrati dalle forze dell’ordine.

Fives è quartiere popolare e operaio che negli ultimi anni sta conoscendo un’importante gentrificazione. Attraversato da due fermate della metro che portano in pochi minuti alle due stazioni ferroviarie della città, sembrerebbe un luogo ormai destinato ad un altro tipo di popolazione, necessariamente più agiata. Il prezzo degli affitti aumenta, la presenza della polizia diventa più massiccia, gli abitanti del quartiere vengono spinti sempre più fuori dalla città. Una gentrificazione a tratti anche violenta, come tristemente testimonia la storia di Selom e Matisse, due ragazzi di 20 e 17 anni, morti sotto a un treno nel dicembre 2017 mentre scappavano da dei poliziotti per le strade di Fives. Una storia che ha scatenato l’indignazione e la rabbia del quartiere e che la dice lunga sul rapporto tra le forze dell’ordine e i ragazzi delle banlieues francesi. E’ dunque intuitivo capire quanto importante sarebbe avere qui un luogo come La Récré.e, che propone una fioritura politica, culturale e sociale in questo contesto sempre più desertificato.

Eppure la notifica di sgombero parla chiaro. Insieme a questa, nello stesso giorno, nella buca delle lettere delle case di tutto il vicinato è stata inserita una lettera per avvisare gli abitanti del quartiere del fatto che nei giorni seguenti si sarebbe intensificata la presenza della polizia nel quartiere per via di “alcuni attivisti” che hanno occupato l’edificio. La parola activste infatti in francese assume un significato dispregiativo quando pronunciata da rappresentanti statali o dalle forze dell’ordine. Perché riduce a una sola dimensione la varietà di persone celata dietro a questa etichetta: sono cittadin*, student*, artist*, impiegat*, opera*, disoccupat*, musicist*… E poi sono anche attivisti.

Ci sarebbe una via legale per provare a evitare lo sgombero: fare ricorso. Questo però implicherebbe la necessità di stilare una lista firmata da alcune persone che attestano l’utilità sociale e culturale del posto, chiedendone il mantenimento. Per ragioni politiche molti militanti sono contrari a questo tipo di provvedimento. Infatti, mettere il proprio nome e cognome su un documento del genere, da consegnare alle forze dell’ordine, non è cosa da poco se si vogliono evitare problemi con la giustizia. In ogni caso, i militanti della Récré.e hanno comunque scelto questa opzione ma, poiché non avevano consegnato nessuna carta d’identità, il ricorso è stato rifiutato dal tribunale la sera di questo mercoledì (13 Novembre).

Lo squat “La Récré.e” è un edificio abbandonato da anni a cui le cittadine e i cittadini di Lille stanno provando a dare una nuova vita per offrire alla città un luogo di aggregazione culturale e sociale. Ma sembra di stare in un covo di criminali. E’ una sensazione deviata, ma scaturisce da una serie di situazioni reali.

Nella sala comune la tensione è palpabile: pur nella convivialità di un momento come la condivisione di un pasto, nonostante le chiacchiere e gli scherzi reciproci, ognuno a modo suo è sull’attenti. Per più di una volta basta un rumore un po’ troppo sinistro proveniente dalla strada per far calare il silenzio, finché qualcuno non va a controllare che tutto sia a posto. Inoltre, ogni cosa è fatta con la massima precauzione. Alcune persone preferiscono coprirsi il viso con degli stracci, lasciando scoperti soltanto gli occhi, per entrare o uscire dall’edificio. C’è infatti una macchina della polizia appostata a pochi metri da qui, può essere che facciano delle foto. Spesso durante la notte i poliziotti si affacciano dalle finestre che danno sulla strada, puntano le torce all’interno e provano a spaventare le persone che dormono dicendogli che prima o poi se ne dovranno andare.

Venerdì (15 Novembre) alle 5 di mattina, il sole non era ancora sorto quando la polizia ha fatto irruzione alla Récré.e. Lo squat è stato sgomberato. L’esperienza, per il momento, si ferma qui.

Tra Lille e Roma ci sono più di 1500 chilometri. Eppure non sembra poi così distante il modo in cui lo stato e le istituzioni reprimono l’iniziativa politica, sociale e culturale delle cittadine e dei cittadini che provano a dare una linfa vitale alternativa alla loro città.

Basti pensare alla famosa lista dei 22 stabili romani da sgomberare emanata dal Viminale nell’Aprile di quest’anno, poi aggiornata a Luglio. Basti pensare alla conseguente brutalità degli sgomberi messi in scena negli ultimi mesi nella capitale.

Questa criminalizzazione degli attivisti e dei centri sociali sembra a questo punto un fenomeno tanto ricorrente quanto transnazionale. E allora non può che derivarne una forte solidarietà, altrettanto transnazionale, ma di certo molto più dirompente.