EUROPA

La pandemia nel Regno Unito sta cambiando il modo di sentirsi liberi

Nel Regno Unito il Covid-19 sta radicalizzando divisioni ideologiche e fratture intergenerazionali in un contesto nel quale saranno soprattutto i giovani a pagare le conseguenze della crisi economica

La scorsa settimana la think tank Autonomy ha pubblicato una ricerca sugli impatti economici del Covid-19. Analizzando tramite le categorie di età, genere e regione l’aumento di domande di disoccupazione in UK causate dal lockdown, lo studio ha, tra le altre cose, fornito una chiarissima evidenza del fatto che i giovani stanno subendo sproporzionatamente i costi economici della pandemia.

Circa il 40% delle richieste di indennità di disoccupazione in UK da quando è iniziato il lockdown sono state fatte da under 35. La cifra sale al 50% per quelli sotto i 40 anni. Nonostante vadano incontro a minori rischi degli over 60 – e in particolare degli over 70 – i giovani stanno subendo i costi economici più pesanti delle misure di distanziamento sociale in atto.

Vedendo da qui, gli ultimi mesi appaiono come un immenso atto di solidarietà intergenerazionale da parte dei giovani verso gli anziani. Soprattutto, questa solidarietà è stata donata volontariamente e i sondaggi hanno confermato l’impressione che questa sia stata generata dall’esplosione di gruppi di mutuo aiuto, nei quali i meno a rischio – e quindi prevalentemente le persone giovani – sono andati a fare la spesa per i più a rischio –  principalmente più anziani.

Ciò sarebbe in qualsiasi momento una questione importante, ma il suo significato in questo momento è maggiore, poiché l’età è diventata un’importante linea di divisione politica. Gli ultimi sei o sette anni hanno visto un’ampia percentuale di under 40 spostarsi a sinistra, mentre molti over 60, al contrario, si sono spostati a destra.

 

Divisioni intergenerazionali

Nelle elezioni generali del 2019, i Labour hanno superato i Tories del 43% tra gli elettori 18-24 anni, mentre i Tories hanno ottenuto un 47% in più tra gli over 65. Questo pone una domanda interessante: l’esperienza del lockdown e la solidarietà intergenerazionale aiuteranno a colmare il divario politico generazionale?

 

Foto di Alex JD

 

A un primo sguardo, la situazione non sembra buona. La divisione di opinione politica su base generazionale è sostenuta da una divergenza d’interessi materiali – in particolare, in termini di proprietà materiale di risorse che sono concentrate tra gli over 55. Le possibilità che un giovane con un reddito medio ha di possedere una casa propria, per esempio, si sono dimezzate negli ultimi venti anni.

Questo trend è peggiorato a causa del quantitative easing e dei bailout susseguitisi alla crisi finanziaria del 2008, che ha massicciamente aumentato i prezzi e contemporaneamente diminuito i salari. Finora, nonostante un certo sostegno del governo verso i lavoratori licenziati, la maggior parte dei salvataggi relativi alla pandemia è andata anche a proprietari.

Da questo punto di vista, è probabile che le tensioni intergenerazionali si inaspriscano, tuttavia, gli interessi materiali non sono mai scolpiti nella pietra. Abbiamo sempre molti potenziali interessi e tendiamo ad agire verso quelli che possono portare verso un futuro desiderabile. Argomenti politici e ideologici giocano un ruolo in questo ed è proprio qui che la pandemia sta scuotendo le cose.

Il consenso per il mantenimento del lockdown è coerente tra generazioni, con gli anziani che si sentono comprensibilmente più cauti. Tuttavia tutte le voci contro il lockdown arrivano dalla destra, con la quale la maggioranza degli over 60 si è recentemente allineata.

Nel frattempo, è stata in grandissima parte la sinistra che ha chiesto più tempestive e rigide misure di lockdown, con addirittura commentatori centristi derubricare queste preoccupazioni come «analisi hipster».

Questo non significa che solo la destra abbia a cuore la libertà. Ciò che rivela è un fondamentale disaccordo tra sinistra e destra riguardo ciò che significhi davvero libertà.

 

Definire la libertà

La pandemia sta mettendo sotto pressione la versione individualista, e anche egoista, di libertà della destra ed è questo che offre maggior speranza per una riconciliazione generazionale.

Gli ultimi dieci anni hanno visto sia la sinistra che la destra attraversare processi non ancora terminati di ricomposizione. La seconda ha intrapreso una drammatica svolta verso un curioso mix di autoritarismo e una forma di libertarismo, in cui il diritto più sacro non è tanto il diritto di libertà di parola quanto il diritto di evitare le critiche per le proprie azioni e opinioni.

Accanto alla netta svolta etno-nazionalista, c’è anche una chiara tendenza verso il pensiero cospirazionista e la negazione di fatti scomodi ma ben consolidati. Primo fra questi è la negazione del cambiamento climatico, ma più recentemente sono state negate la necessità del distanziamento sociale o addirittura l’esistenza stessa della Covid-19. Ciò che tiene insieme questo strano mix di destra è una concezione di libertà che nasce dal ragionamento neoliberale.

 

 

I pensatori neoliberali hanno sostenuto a lungo che le decisioni democratiche e deliberative non solo sono illegittime ma immorali. Le decisioni prese dai mercati, secondo questa logica, producono decisioni non solo più efficienti ma più morali. Come dice Friedrich von Hayek, prendere scelte tra opzioni obbligate da circostanze materiali, «è l’aria in cui cresce da solo il senso morale e in cui i valori morali vengono quotidianamente ricreati tramite la libera decisione dell’individuo».

Da questo punto di vista, ogni tentativo di sviluppare o cambiare democraticamente i valori sui quali la società cammina, di affrontare il razzismo per esempio, sono poco più di un tentativo di imporre la morale privata di un individuo o di un gruppo su un altro. Discorsi sulla giustizia sociale sono quindi sempre essere un attacco alla libertà.

Il progetto politico neoliberale punta a rimpiazzare i meccanismi democratici con mercati economici o forme di imitazione dei mercati economici Questo implica muovere sempre più ampi settori della vita dalla sfera della decisione pubblica alla sfera della morale privata. Mentre questa forma di pensiero si diffonde, in un attimo si passa a vedere la deliberazione pubblica di creazione di conoscenza, conosciuta anche come scienza, come un attacco ingiusto al diritto di avere opinioni private.

Questo potrebbe sembrare astratto, ma è ancorato a esperienze reali. Essere chiamati a non fare qualcosa a causa delle conseguenze che questo può avere su altri può apparire come una diminuzione della tua libertà. Si può essere tentati, in circostanze simili, dall’abbracciare ideologie che riducono il numero di persone di cui ti devi preoccupare.

Il concetto di libertà che si è sviluppato nella sinistra, e in particolare tra i giovani, è diametralmente opposto a quello della destra – non sorprendente, visto che emerge dall’esperienza di “non-libertà” che deriva dal vivere in un mondo neoliberale. La sfera del lavoro, in particolare, è una sfera in cui questa non-libertà si manifesta.

Ciò è visibile nella popolarità di rivendicazioni come il Reddito di Base Universale e la settimana lavorativa di quattro giorni, ma è radicata nell’esperienza contemporanea di lavoro nella quale il management neoliberale, con i suoi pseudo-mercati e l’audit costante, non solo fa del tempo di lavoro una miseria ma domina sempre più anche il tempo di non lavoro.

Bassi salari e affitti alti danno una chiara lezione sulle basi materiali della libertà, mentre l’esperienza di oppressioni come razzismo e sessismo si combina con la schiacciante questione del cambiamento climatico per mostrare come le nostre azioni possano avere un impatto sugli altri.

Piuttosto che una “libertà da” altri questa è una “libertà con e attraverso” altri. Ed è  legata a quei momenti di gioia collettiva che puoi provare ballando in una folla o marciando in una protesta; è l’esperienza di una crescente capacità di agire nel mondo attraverso connessioni produttive con altri. Questo tipo di libertà è sempre un atto collettivo.

 

Soluzioni solidaristiche

Vivere in lockdown ha messo in crisi la concezione individualista di destra di libertà, poiché il distanziamento sociale ha rivelato la nostra profonda interconnessione e interdipendenza. Improvvisamente, le condizioni lavorative dei driver o dei lavoratori della cura sono divenute una potenziale questione di vita o di morte. L’accesso di un lavoratore alla retribuzione per malattia, ad esempio, modifica drasticamente le probabilità che questo contagi le persone socialmente distanziate.

D’altra parte, l’accettazione del lockdown dalla sinistra proviene da un modo più democratico di pensare, che inizia con il riconoscere come le nostre azioni impattino su altri e come altre persone, a loro volta, ci influenzino, ma poi si muove verso il riconoscimento di strutture più impersonali, come il razzismo, il sessismo e il capitalismo, che costringono le nostre vite e rendono un corso d’azione più probabile di un altro.

L’espansione di questo regno di libertà può essere ottenuta solo connettendosi con altri per cambiare queste strutture e quindi cambiare il modo in cui viviamo. L’odierna crisi sanitaria globale porta tutto ciò in primo piano perché richiede soluzioni universali, solidaristiche e democratiche.

Queste due concezioni incompatibili di libertà si nascondono in profondità sotto le nostre guerre culturali contemporanee. Dal momento che il lockdown sta mettendo in grave difficoltà la versione di destra della libertà, la questione politica chiave del momento è se il concetto di sinistra di libertà possa trovare una forma di espressione che aiuti i pensionati proprietari meno abbienti a ripensare dove si trovino realmente i loro interessi.

 

Immagine di copertina di Loco Steve via Flickr

* Keir Milburn è autore del libro Generation Left.

L’articolo è stato pubblicato su Novara Media

Traduzione italiana di Martina Martignoni per DINAMOpress