ROMA

La Nuvola di (dei) Fuksas Matteo e l’(avan)spettacolo del Si

Roma. Sabato pomeriggio 26 novembre. Il premier chiama a raccolta i sostenitori del Si facendosi aprire la Nuvola di Fuksas. La novità architettonica attira solo molti anziani . Lui dice che vuole parlare di contenuti. Lo fa riciclando battute, e animando un vero e proprio avanspettacolo. Intanto, neppure tanto distante da li, una marea di persone dichiara guerra alla violenza di genere. Lui non dice neppure una parola. DinamoPress ha seguito l’evento spedendo un proprio inviato sulla Nuvola.

In fila per entrare raccolgo la testimonianza di una signora che viene da un quartiere poco distante.

Mi pare di essere ritornata al primo giorno, quando arrivavi in una scuola nuova. Si ricorda? Che emozione! Anche qui, vede, tutti ci guardiamo intorno. Tutti a sbirciare l’edificio. Sa io sono di Roma. Vengo dal Torrino, dove ci sono quelle belle palazzine. Davanti a questo cantiere sono anni che ci passo. Oggi finalmente posso vedere la Nuvola. Ha vista la diretta di Rai 1? Quel giorno Matteo… Matteo Renzi è venuto per inaugurarla. Certo che la Raggi a dire che era costata tanto! Sarà costata tanto, non dubito, ma dai, dirlo proprio quel giorno. Non se fa. Mi tiene la borsa? Grazie, sa mi voglio fare anch’io un selfie. Lo mando a mio marito…. potevi venire gli ho detto, mica sei del No… Dai non ci sono neanche le partite, che cavolo ci resti a fare a casa. Guardi che bello. Lei pure è de Roma? Che bella questa scala, tutta di marmo. Stia attento che ci so li gradini, sono tanti. Che strano, per entrare si deve scendere. Che è una metropolitana? Siamo arrivati, eccoci dentro. Ho capito: prima se scende, poi per arrivare all’auditorium se risale… ebbè è una nuvola No? deve sta in alto per forza. Guardi è tutta bianca, anche se me pare che non vola. Per tenersi, ha bisogno di quei forchettoni di quelle zampone, però quanto spazio!. Si sale sempre. A saperlo portavo i miei nipoti! Qua è meglio che a Euro Roma 2, conosce? il centro commerciale dove stanno i grattacieli. Qui le scale mobili sono di più. Già la terza che prendiamo, se sale ancora. Ha visto quanto ferro? come si piega, paiono onde… e tutto questo telo che l’avvolge sembra una meringa, uno zucchero filato. Mi scusi, vedo che fa una faccia! Lei lo sa come si chiama? teflon? certo che bello è bello e poi è tutto libero come tre piazze una sopra l’altra. Che dice? Che poi si dividono con pareti mobili, così ci sono aule più piccole? Si, ma poi, quelle stanze come si coprono? Certo ci avrà pensato l’architetto, quello è bravo e ha visto che bello qui dentro tutto legno, questo lo so, è ciliegio. Come all’Auditorium di Renzo Piano. Ma adesso sediamoci che arriva Matteo”.

Aspettando che inizi sono seduto vicino a due signori che conversano tra loro. Forse sono marito e moglie.

Mario, hai visto non siamo i più vecchi. Mi pare che siamo tutti over 50. Tu non ci volevi venire. Dove sono i giovani?

Sono tutti sul palco seduti su quei cubi. Mi sa che hanno messo lì tutti quelli che hanno visto in sala

Si però vedi come sono eleganti. Le ragazze vestite alla Boschi, in tailleur in tinta, e i ragazzi alla Renzi, in maniche di camicia. Si vede che ora va cosi. Sarà la moda. Ma chi è quella bionda che baciano tutti?

La Boschi non vedi? pure lei oggi è vestita come Matteo in camicia bianca. Certo, Marì, che aspettiamo da 45 minuti!

Si vede che Matteo ha avuto da fare dai … ah eccolo vedi come si stanno agitando le prime fila, vedi ci sono tutti.. guarda te la ricordi quella, come si chiamava, quella che era democristiana la….si.. la Costa, ora sta con noi

Marì ce stesse solo lei…… meno male che c’è Nicola, non lo vedi … è vero è uguale al fratello… se avesse fatto lui il Sindaco…

Zitto che se comincia

Matteo parla

Matteo sale sul palco, come faceva un cantante degli anni ’60, Joe Sentieri, con un saltello. Dice subito che è felice di essere a Roma, in questa “meravigliosa” Nuvola. Aggiunge che ci sono due persone da ringraziare per aver creduto in questo straordinario progetto, Rutelli e Veltroni. Pubblico in piedi, applausi e sventolio di bandiere. Poi passa al dunque. Oggi c’è da parlare di referendum e di come rispondere al quesito referendario. Ecco la prima slide, lui si volta e legge la scheda referendaria alzando la testa verso il maxischermo. Non è, dice, un referendum sul governo, abbiamo sbagliato a caratterizzarlo in questo modo, ma ricorda a tutti come dal tipo di risposta “deriva il futuro”. Fissate le coordinate da il via allo show. Lui si vanta di dire le cose come stanno e ad una platea composta da presumibili lavoratori dipendenti e certi pensionati dice subito che c’è uno strano signore che parla male delle istituzioni ma, “aspetta il 27”. Sono in molti a gridare Salvini, ma non sono previsti premi per chi indovina. Sembra non sentire e va avanti. Che alluda allora a chi non ce la fa ad arrivare a fine mese e prima che arrivi quel giorno, in cui riceve un po’ d’ossigeno, lotta contro il governo e la sua politica di tagli e desertificazione sociale? No lui ce l’ha proprio con “quel signore con la camicia verde che a Bruxelles va solo a ritirare lo stipendio”. Ora attenti, e qui la voce sale di un paio di toni “vi faccio vedere quello che i telegiornali non dicono”. Suspense, anche se le luci restano accese e non c’è musica. Sullo schermo compare Marc Tarabella il deputato europeo belga che bacchetta Salvini, il “fannullone” europeo. La platea ride e applaude. Si capisce, anche da questo, la composizione anagrafica di una sala che davvero sembra vedere per la prima volta un pezzo cliccato 195.143 volte sul sito di “Repubblica”, ma gli anziani vanno poco su internet…

Poi si passa alla geografia, giù sempre in slide, un paio di mappe dove si dimostra che solo noi abbiamo il cerchietto che indica che siamo un paese dove due camere fanno il medesimo lavoro. Ed è qui che si inizia a comprendere come lo show (lo spettacolo è ormi decollato e sul maxischermo si può seguire l’espressività del suo volto) non sia costruito secondo i paradigmi propri del politico di professione. Usare la retorica per avere l’applauso e quindi il riconoscimento. Matteo Renzi usa la retorica non per farsi domande e darsi una risposta. Come i grandi dell’avanspettacolo, sollecita domande dal pubblico e solo allora risponde all’assist, affonda e fa scattare la risata. “Chi di voi ha votato per la Raggi? Nessuno alza la mano? “ “D’Alema ha votato la Raggi” urlano. Bene. “Allora è un problema con i baffi”. Bravo. Applausi a cascata. Ancora “A me Grillo mi piaceva come comico“. “Ora fa politica” risponde la sala. Lui “continua a piacermi per questo, perché continua a fare il comico”. “La Raggi dice che non farà il senatore.” Calmi, questa volta la platea l’anticipa lui e di getto “Basterebbe che iniziasse a fare il Sindaco”. Lo spettacolo va avanti con melensi pezzi d’autore (sic) Muccino e, per controbattere chi accusa la riforma di “Maria Vittoria” di deficit di democrazia, passa ad esibirsi prendendo le vesti di un ipotetico senatore sostenitore del no. Fa un passo indietro, gli affibbia un nome Mario Verdi e la mimica dei politici tratteggiati sul repertorio dei film di Antonio Albanese o Carlo Verdone.

Torna nei panni di Renzi e continua. Tutti fanno una lettura mistificante della riforma, dice, Berlusconi vuole ritornare al Governo, insiste. La platea risponde. C’è spazio a tutto. Anche per gridare Forza Roma quando si arriva al pezzo della cravatta di due colori che improvvisamente si rivolta su se stessa. Su questo Matteo Renzi non transige. Si deve essere sempre di una sola squadra di calcio. Il tifo è una cosa seria, su questo non si scherza. Di fronte a tanta fermezza, applausi. Anche dai romanisti. Tanto quest’anno la Fiorentina sembra non andare troppo bene e poi perché Matteo bisogna aiutarlo. Non ci sono giovani e sembra che il Si non riesca sfondare nella fascia d’età sotto i 35 anni. Lui lo ha capito, lo sa. Ne trova tanti di giovani. Spesso sono fuori dei teatri dove va in tournée a dirgli di andarsene a casa. Lui non vede, neppure quello che, poco distante, sta succedendo con le 200mila persone che gridano “non una di meno”. Qui, alla Nuvola, non ha detto nulla di questo corteo, così come non ha detto nulla della giornata mondiale del 25 contro la violenza di genere. Lui qui ha capito di essere quel nipote che i suoi fan romani presenti vorrebbero avere. Il nipote spavaldo, quella simpatica canaglia che gli faccia dimenticare ”mafia capitale”, il partito democratico che fa politica andando dal notaio, la città disegnata e decisa dalla finanza, la crisi che attanaglia e sta corrodendo anche la loro vita che pensavano d’aver messo al sicuro. Il loro sentirsi tagliati fuori da tutto se non dalla propria rabbia. Gli piace che lui dica che non sta ad aspettare il 27, anche se loro lo fanno, che lui vuole cambiare, che si fida di loro.

Solo che, come sempre, il diavolo è nella coda. Quando l’ultima interruzione pubblicitaria trova la faccia di Eric Cantona dire che non è il gol, il bello del gioco del calcio, ma fare un passaggio ad un giocatore che sei certo non sbaglierà ad andare in rete. Per vincere dice il supremo Eric Cantona “bisogna fidarsi dei propri compagni”. Matteo Renzi lo ripete. “Io mi fido dei miei compagni”. Dice proprio compagni. Quella parola gela la sala. Applausi contenuti. Tutti alle scale mobili a fotografare la Nuvola. A raffica, oggi la visita è gratuita.