DIRITTI

L’autocostruzione non è reato

Questa mattina, mentre dentro il Tribunale del Riesame si chiedono assurde misure cautelari per 14 persone appartenenti al Comitato Popolare di Lotta per la Casa, centinaia di casette di carta invadono piazzale Clodio. Case auto-costruite, fatte con le proprie mani e insieme, come quelle per cui questi attivisti vengono processati. Casette che ribadiscono che il diritto alla casa è LA PRIMA COSA e che chiedono la libertà per tutti coloro che si battono per esso.

Il 19 marzo Digos e polizia, con un’azione sproporzionata, sgomberavano le occupazioni abitative della ex scuola in via delle Acacie 56 e della ex scuola Hertz all’Anagnina (temporaneamente dissequestrate la sera stessa e nuovamente sgomberate il 23 aprile) e il centro sociale Angelo Mai (tuttora sotto sequestro giudiziario). Perquisivano decine di persone nell’ambito di un’indagine per associazione a delinquere a fini estorsivi e violenza privata, 41 persone appartenenti al Comitato Popolare di Lotta per la Casa entravano nella lista degli indagati.

Questa mattina al Tribunale del Riesame di Roma si tiene un assurdo processo in cui il pm Luca Tescaroli chiede la custodia in carcere per 5 persone e il divieto di dimora a Roma per altre 9.

In sostanza galera e confino per 14 persone che hanno semplicemente occupato vecchie scuole dismesse per trasformarle – a spese proprie, attraverso un fondo cassa comune – in appartamenti dignitosi per famiglie a cui il Comune non ha mai consegnato la casa popolare a cui avevano diritto.

14 persone che hanno diffuso un modello di convivenza basato sulla collaborazione e sulla solidarietà gravemente tradotto in associazione a delinquere.

Sotto accusa è l’autorganizzazione in tempo di crisi. La scelta di lottare per i propri diritti, di proporre e praticare modelli alternativi. Sotto accusa è l’autocostruzione di appartamenti in edifici abbandonati da anni, risposta concreta all’emergenza di chi non ha un luogo in cui vivere e al costoso sistema di deportazione nei residence di privati utilizzato dal Comune di Roma per rispondere all’emergenza casa. Sotto accusa è anche l’autogestione di spazi di socialità e cultura, in una città che patisce da anni la mancanza di politiche culturali.

Sotto accusa è la scelta di cooperare e costruire insieme, di vivere in una comunità solidale ed etica.

Per noi il diritto all’abitare e il diritto a una cultura libera e indipendente sono da sempre LA PRIMA COSA. Per noi è un dovere non cedere alla rassegnazione ma piuttosto aprire spazi del possibile. Non arretriamo di un passo davanti a chi vuole negare il diritto alla città, davanti all’accanimento dissennato di magistratura e polizia e al vuoto della politica che da tempo ha rinunciato a governare Roma.

Liber* tutt*!