DIRITTI

L’amnistia, ancora

Mentre l’amnistia sparisce dall’agenda politica, ogni occasione (pure il caso Cancellieri) è buona per denigrarla.

L’affare Cancellieri è certo l’ennesimo caso di conflitto di interessi, aggravato dal ruolo delicato dei protagonisti: un’altissima funzionaria dello Stato che è stata successivamente ministra “tecnica” degli Interni […] e della Giustizia (nonché candidata alla Presidenza della Repubblica!) con tanto di figlio, Peluso, direttore generale di FonSai, liquidato dopo un anno con 5,5 milioni di €, da un lato, l’intera famiglia Ligresti, dall’altro, nei guai e al gabbio per la gestione della suddetta FonSai –punta dell’iceberg di una lunga vicenda mafiosa in cui, peraltro, è coinvolto gran parte del ceto politico, immobiliarista e bancario italiano, di destra e di sinistra. Nominiamo di passaggio: Craxi, Cuccia, Berlusconi, All Iberian, Expo, Mediobanca, Unicredit, Unipol, Rcs, grattacieli milanesi dell’Isola, Letizia Moratti, Filippo Penati e Formigoni; patriota nella cordata Alitalia, manco a dirlo. La povera Cancellieri, sputtanatasi con la frase rivolta alla compagna di Salvatore Ligresti «qualsiasi cosa io possa fare, conta su di me», era proprio l’ultima ruota del carro e, per di più, è intervenuta sul versante più umanitario della carcerazione dell’intera famiglia, la detenzione preventiva a lungo imposta alla figlia di Salvatore, Giulia, anoressica e insofferente della detenzione. Siccome di casi consimili e purtroppo meno “attenzionati” dalle compassionevoli autorità ne conosciamo parecchi e avremmo desiderato un intervento ministeriale magari anche nella settimana carceraria di Cucchi, non ci associamo al maramaldeggiare di Travaglio (articolo “Cancellierato”, sul Fatto del 1 novembre) e alla stupida indignazione di Sel e M5S, sempre pronti a vociferare cavalcando il somaro altrui nella mal riposta speranza di trarne vantaggi. Dei ragli di Di Pietro e Ingroia non merita neppure far menzione.

La campagna contro la Cancellieri (che se la merita appieno, ma chissenefrega) è, alternativamente o congiuntamente, una vigliaccata renzina contro il governo e/o un siluro contro l’amnistia. Mentre, infatti, i forzaitalioti cercano di sfruttare la situazione instaurando una risibile analogia con la concussione imputata Berlusconi nell’affare Ruby (che non era proprio una carcerata anoressica) e dunque difendono la Cancellieri, almeno per il momento, e i diversamente forzaitalioti, Cicchitto in testa, sono terrorizzati dall’idea che un rimpasto di governo faccia saltare la precaria situazione del governo Letta cui sono attaccati come molluschi, gli unici interessati a una rapida crisi di governo (inevitabile per il ruolo strategico della sfiduciata e del suo sostituto) sono i seguaci di Renzi, ben felici di mimetizzare il loro endorsement a elezioni anticipate con nobili motivi di intransigenza morale. Stiamo pertanto nel pieno dei giochi complicati per sostituire un governo di Piccole intese a un governo di Larghe intese, con Sel che spera di contare di più in un Letta-bis e Grillo che punta allo sfascio e a nuove elezioni, magari con il Porcellum –né ci si stupirebbe troppo se Berlusconi e i falchi gli dessero una mano.

L’altra questione in gioco è l’amnistia. Tutti i suoi nemici colgono l’occasione per liquidarla, colpendo una ministra collusa con il potere economico (né più né meno di altri) ma favorevole a risolvere in qualche modo il sovraffollamento delle carceri. Tutte le scuse sono buone: il delinquente Silvio, l’imputata sofferente Giulia, la necessità di grandi riforme preliminari (clandestinità, Fini-Giovanardi, detenzione preventiva, recidiva) –che sono effettivamente necessarie ma possono benissimo essere contestuali a un provvedimento straordinario– e infine l’allarme sociale per tutti questi criminali, sospetti, maghrebini e zingari che tornano in circolazione e rubano auto, portafogli e bambini…Il principio di legalità, insomma, su cui si fonderebbero la Repubblica (lo Stato e il giornale omonimo) e la sinistra fatta Stato o fatta e strafatta tout court

Ribadiamo che, al di là di tutti i profittatori e improbabili sostenitori, l’amnistia è oggi un provvedimento improcrastinabile, oltre tutto imposto con severe sanzioni da una sentenza europea, che inoltre riteniamo destinato a chiudere, insieme a una riclassificazione dei reati nel codice penale, una stagione di repressione politica che continua purtroppo a colpire, per fatti di un passato recentissimo (ottobre 2011) e per manifestazioni in corso.