Istanbul con gli occhi del viaggiatore

Trovarsi di passaggio nel cuore di una rivolta e provarla a capire.

Tratto da Alfabeta2

Istanbul, 10.09.2013

Da circa due ore una grande folla di manifestanti è riunita tra piazza Taksim e il quartiere di Cihangir per protestare contro l’uccisione di un ventiduenne da parte di un lacrimogeno della polizia ad Antikya. La polizia ha caricato anche qui, usando i gas proprio sotto al nostro albergo. La tattica dei manifestanti è magnifica. Disperdersi e concentrarsi. E quando si riconcentrano lanciano dei fuochi d’artificio.

È un po il simbolo di questa protesta che va avanti da cinque mesi. E come sempre giovani, donne e uomini e nessuna protesta da parte dei commercianti, ma anzi pieno appoggio. Perfino il tassista ottantenne che ci ha portato qui protestava per la stupidità della risposa del governo. Il problema del governo è che ogni manifestazione fa perdere credito internazionale. Da poco Istanbul ha perso la candidatura alle Olimpiadi, proprio a causa dell’attuale situazione politica. Quello che più stupisce è la serenità dei manifestanti, la loro eleganza, la loro modernità, la bellezza di uomini e donne e la brutalità della macchina poliziesca con i suoi cannoni a fiamma e a gas.

Il gas che brucia gli occhi e la gola ed è proibito nelle manifestazioni. Questo ha fatto si che anche gli strati più prudenti della classe media abbiano preso posizione, una timida ricercatrice universitaria che era rimasta fuori da tutto ci ha raccontato che adesso che anche lei ha provato i gas ha capito ed è passata dall’altra parte. Intanto la sera tardi la gente si riunisce in tutta la Turchia nei parchi per qualcosa che è stato battezzato “forum” dove si discute cosa fare politicamente e alla fine per non disturbare non si applaude , ma si sventolano le mani.

In più l’altra cosa che colpisce è che il turismo non è diminuito, nonostante le affermazioni di Erdogan e il governo ha perfino revocato la proibizione di bere a duecento metri dalle moschee. Un governo che fa tiramolla con la religione. Che ha decretato la ritrasformazione di Santa Sofia in Moschea e qualcuno ci ha raccontato che è il primo museo – Agia Sofia è infatti un museo ed è patrimonio Unesco – in cui si sentono i cinque richiami alla preghiera.