ROMA

#ilcementodiAlemanno: il Velodromo

La storia di una speculazione pubblica all’Eur.

Il velodromo, un riconosciuto capolavoro dell’architettura moderna realizzato per le Olimpiadi romane del 1960 posto sul bordo che allora chiudeva l’Eur a sud verso la campagna, è stato fatto brillare, nel 2008, con oltre cento chili di tritolo liberando così quei preziosi 4, 2 ettari da rendere disponibili alle nuove avventure edilizie.

Definito lo scenario urbano resta da conoscere gli attori: la società Acquadrome; una società per azioni costituita da Eur spa (azienda controllata dal Comune di Roma) al 49%, ovvero proprio da chi quel luogo e quel bene avrebbe dovuto mantenere e non, come in realtà avvenuto, lasciar andare letteralmente in malora con la scusa che da tempo era scomparsa l’attività del ciclismo su pista

Dopo aver creato con l’inerzia le condizioni di degrado ecco la proposta di demolizione (senza che, per altro, fosse presa in considerazione nessuna possibilità di recupero): fare di quell’area un centro servizi denominato la “ Città del’Acqua” per 80 mila metri cubi complessivi.

Peccato che dopo qualche tempo la stessa società dichiarava che con quel progetto non avrebbe potuto garantire l’equilibrio finanziario e così contestualmene ne presentava uno nuovo. Del resto, come si legge sui considerata della delibera che il consiglio Comunale è chiamato a votare in questi giorni, non poteva fare altrimenti essendo il fare reddito un “compito istituzionale delle società per azioni”…

Ed ecco così che, con l’aggiunta di ulteriori 136mila metri cubi, il progetto lievita a 219mila metri cubi con le funzioni che da servizi slittano verso nuove case per oltre 1100 abitanti. Al di là delle cifre questo vuol dire che al posto del Velodromo sorgeranno 68.500 metri quadri di superficie utile lorda distribuita ( sic) in 4 palazzi di sei piani e in due torri di 90 metri.

Case e poco di più degli standard necessari per non far sentire solo chi comprerà quegli alloggi il cui costo è stimato in oltre i 12 mila euro al metro quadro (!). Insomma ancora case e uffici che non saranno venduti ma valorizzati come rendita, giocati come pedine sul mercato della finanziario.

Tutto questo, però, non è opera del solito palazzinaro perché questa manovra urbanistica si configura come “ pubblica” avendo Euro spa ricomprato nel marzo 2102 il 51% delle quote di Acquadrome che, all’atto della costituzione della società, aveva venduto proprio a Condotte.

Facciamo un passo indietro: Per realizzare la città dell’acqua, progetto targato Veltroni, Eur spa ha ceduto a Condotte il famoso 51% di quote per 23milioni e 460 mila euro. Con Alemanno sindaco e il gruppo dirigente da lui nominato a capo di Eur spa, arriva il cambio di progetto e la trasformazione in residenze.

Si rende così necessario dunque procedere con l’Accordo di programma ( questo si vota ora) e la variante urbanistica. Una procedura impossibile da ottenere ( a tutto c’è un limite!) per una società che vedeva la presenza di privati.

Così Eur spa ha ricomprato dai privati le quote vendute quattro anni prima. Ora è tutto pubblico solo che il cosiddetto pubblico ha ricomprato ciò che aveva venduto quattro anni prima con il sovrapprezzo di sei milioni di euro.

Ma la delibera, che subisce l’opposizione feroce dei comitati cittadini dell’Eur che vedono in questo nuovo intervento peggiorare le condizioni di vita all’intorno, ha anche un ulteriore aggiunta. Il tribunale di Roma ha fissato per il prossimo febbraio il processo per il responsabile tecnico di Eur spa per l’abbattimento del velodromo accusato del reato di disastro colposo per aver, con il botto del 24 ottobre che si è portato via quel pezzo di architettura e storia della città ,fatto esplodere 4.535 chili di materiale che contente amianto è stato liberato nell’aria.