editoriale

Il pagliaccio è tornato!

Ciclicamente il Male torna sulla terra e prende le forme di un sorridente pagliaccio, ricordate It? Stavolta ha preso le forme di un tycoon megalomane dai capelli aranciati (come l’originale Pennywise) e di un personaggetto con felpe e proclami assortiti secondo occasione – come si conviene nell’estrema provincia dell’Impero

Il pagliaccio è tornato, scatena persecuzioni e linciaggi, si alimenta delle paure che suscita (e dei sondaggi che lo sostengono ce ne sbattiamo proprio), ama prendersela con i più disgraziati e soprattutto terrorizzare i bambini, separandoli dalle madri e chiudendoli in gabbie nel deserto o in navi con divieto di approdo – ascoltate le voci e poi mettete il vostro like a Trump e Salvini, ci fate schifo.

Il Grande Diavolo o Grande Clown Trump detta la linea: ha inventato le fake news (oddio, il copyright era goebbelsiano e la pratica coesisteva con altri più antichi mestieri del mondo), sostituisce i social alla procedura politica consueta, attacca sfrontatamente i neri, i brown, i migranti, i diversi di ogni tipo, le vittime delle armi. Lavora con capri espiatori su scala di milioni, visto che sta al centro dell’Impero, e può permettersi di farlo anche con intere nazioni “canaglizzate” (dal Messico all’Iran, per non parlare della Corea del Nord) oppure bullizzate (la Germania di Merkel), lanciandosi per di più in guerre commerciali a base di dazi e sanzioni. Non sempre gli va bene e specie in Oriente, vicino e lontano, ha trovato pane per i suoi denti; comunque come armi di distrazione di massa le campagne discriminatorie hanno funzionato, non senza contraccolpi spiacevoli (gli Usa hanno ancora una Costituzione e un’opinione pubblica borghese, mica la piattaforma Rousseau). Vedremo alle elezioni di mid-term. Nel frattempo ha sdoganato il senso comune wasp e suprematista, il razzismo profondo e incappucciato. Ha scaricato i consiglieri più compromessi con le lobbies russe e ha dirottato sul fronte europeo l’impresentabile Steve Bannon, buono per i proconsoli in provincia, Orbán e Salvini – ma guardate che il ministro della giustizia Jeff Sessions da Selma (quella della marcia, do you remember?) non è da meno di Bannon ed è lui che ha escogitato le misure vessatorie contro i bambini migranti in nome della Bibbia e della tolleranza zero.

Il Piccolo Diavolo o Piccolo Clown in felpa invernale e camicia bianca estiva, Matteo Salvini, segue con metodo la scia trumpiana sabotando l’Europa e servendo con zelo l’altro zar. Come ci gode e come è bravo a dare addosso ai migranti e ai nomadi! Per ora con proclami di scarsa efficacia. Vessando e facendo soffrire in particolare donne e bambini senza intervenire sul problema: così non si sporca le mani e tiene aperte le piaghe e quindi un fasullo allarme sociale di cui nutre le sue fortune. A dire il vero, un prete in senso nietzschiano, un pastore che spaventa e illude la sua angosciatissima e gregaria constituency (minacciata dalla crisi e reindirizzata contro falsi bersagli), più che una belva assetata di sangue. Se non altro siamo sudditi imperiali e troppe iniziative e troppi danni non possiamo fare. Bene che vada, una guerra a Malta – ma quella andò male anche “quando c’era Lui…” Inoltre, il vero scopo concreto non è spostare “i zingheri” da un campo all’altro o rispedire in modica quantità nell’inferno libico o sub-sahariano i “neger”, ma di fottere i confusi complici del M5s, erodendo i loro voti e tenendoli sotto il ricatto di elezioni anticipate. Come Trump, solo che in Italia il mid-term è perpetuo. Per il resto l’imitazione di The Donald è riuscita: dallo stile comunicativo alla flat tax. Manca, ahimè, il dollaro e l’insopprimibile euro ci tiene sotto ai tedeschi. Speriamo nei bavaresi a guida Csu, dai!

Chissà quanto ce la farà il solerte Salvini a reggere il ritmo di una campagna provocatoria al giorno, chissà quante ne ingoieranno i pentastellati prima di prendere atto che sono stati fatti fuori e che verranno lasciati soli e senza soldi quando proveranno a realizzare la loro parte del “contratto”, cioè la parete “sociale”. Sociale, vabbè. Abbastanza per imbarazzare i retrogradi lavoristi jobsactisti del Pd (reddito di cittadinanza, salario minimo e misure per i riders), ma più che discutibile, almeno nel primo caso, se andiamo a vedere l’appello di Conte a Merkel per ottenere contributi europei per il reddito di cittadinanza: guardate che soldi italiani non ce ne abbiamo e che si tratta di una copia conforme dello Hartz IV. Nel frattempo, però, silenzio sulle sparate di Salvini sul piano interno, preoccupazione solo per i riflessi negativi nella trattativa con l’Europa che dovrebbe legittimare il governo “di cambiamento”. Un vicolo cieco.

E intanto le tenebre del razzismo e del familismo omofobo scende sull’Italia, mentre Elisa contempla la Madonna sciogli-nodi e stira le camicie del suo Uomo – dove si vede che le tragedie del Texas diventano farse in Padania.

Come ricacciare, almeno per altri 27 anni, il pagliaccio nella sua abituale dimora fognaria? Parliamo di casa nostra e per casa nostra, magari anche per un orizzonte europeo e in primis sud-europeo. Tenendo conto delle contraddizioni tedesche, dei cambiamenti in Spagna, delle lotte contro Macron in Francia, dell’istruttiva anomalia Corbyn.

Non basta esecrare, trincerarsi dietro il senso comune “sdraiato” di Michele Serra o evocare improbabili fronti europeisti e repubblicani ­ – cioè scongiurare i disastri appellandosi a quelli che li hanno preparati, hanno nutrito il clown nella fogna e ora hanno paura di se stessi. Come in It occorre una nuova soggettività innocente e ostinata, una cospirazione dei malriusciti e degli scarti (perdonate il mix fra Stephen King e Bergoglio) per sconfiggere, ogni volta e mai definitivamente, il mostro. Non serve la saggezza distratta degli adulti –si aggiungano pure le voci clintoniane e veltroniane al coro, ma restino sullo sfondo, non presumano di guidarlo – occorre una nuova generazione disperata e ribelle, un Losers’ Club di massa, una moltitudine meticcia che non sia gggente monocolore frustrata e legale. Il popolo delle lotte e non dei sondaggi e della tastiera, dell’indignazione attiva e non del risentimento reattivo.