TERRITORI

Il divieto non ferma i No Muos, il 1 marzo corteo a Niscemi

Le antenne del Muos sono state montate ma il movimento non si ferma e torna a manifestare domani. Stamattina è arrivato però il divieto imposto dalla Questura. “Intendiamo arrivare comunque fino alle reti davanti alle antenne del Muos” rilanciano i comitati.

Nonostante la richiesta sia stata fatta nel rispetto della tempistica prevista, la negazione dell’autorizzazione è arrivata proprio a ridosso del corteo che si terrà domani pomeriggio: una evidente provocazione, che suona ancora più beffarda ed ignobile dato che tra le motivazioni addotte dal questore si parla di “rischio danneggiamenti della sughereta ed incolumità dei manifestanti”. Il Muos infatti, si trova all’interno della base militare USA che ha squarciato uno dei parchi naturali più belli della Sicilia: quale danno maggiore per una riserva naturale che le radiazioni delle antenne del mostro della Us Navy?

L’atto intimidatorio viene respinto al mittente dai comitati di base, che rilanciano la mobilitazione per domani determinati a raggiungere la base sa attraverso la sughereta. Dal comitato di base di Modica fanno sapere che “oltre venti pullman sono pronti a raggiungere Niscemi ed il corteo si farà nonostante il divieto. L’obiettivo, dichiarato e pacifico, è di arrivare alle reti davanti alle istallazioni del Muos, da poco terminate di costruire. Crediamo sia un diritto arrivare là davanti, nonostante i divieti”. Divieti che suonano come provocazioni inaccettabili: la richiesta di cambio del percorso è insostenibile, sottolineano dal comitato di base di Modica, “perché ci hanno negato il percorso della sughereta, quello dello scorso 9 agosto, e proposto un corteo di soli 700 metri, impedendoci comunque di arrivare alle antenne. Non possiamo accettare queste provocazioni, domani andremo in piazza e arriveremo alle reti”. Un divieto dunque strumentale a tenere nascosto il mostro made in Usa: il percorso inizialmente richiesto è infatti l’unico che arriva davanti alle istallazioni (appena terminate) del Muos che evidentemente vogliono essere tenute nascoste, inaccessibili allo sguardo e all’indignazione dei tanti cittadini che da mesi si battono contro la grande opera militare. Che, è bene ricordarlo, oltre alle nuove antenne del Muos, presenta già da decenni 46 antenne RTF della Marina militare Usa, vera e propria cabina di regia delle operazioni militari nel mediterraneo e nel medio Oriente e causa di danni ambientali e della diffusione di tumori tra la popolazione delle città vicine.

“Arriveremo alle antenne com’è giusto fare, ci auguriamo che la polizia non intervenga per reprimere quello che è un diritto di tutti, manifestare il dissenso arrivando davanti alle antenne” rilanciano dai comitati di base “ le intimidazioni non ci hanno fatto paura in questianni, a maggior ragione non ci fanno paura oggi”. Intimidazioni e minacce che non si registrano solo a poche ore dal corteo, ma che vanno avanti da tempo. “Dopo la grande stagione di mobilitazione che ci ha visti protagonisti durante l’anno scorso, dai blocchi che per mesi hanno tenuto sotto scacco i lavori dentro la base alla manifestazione che, il 9 agosto, ha registrato l’invasione di migliaia di No Muos, passando per gli scioperi cittadini e le occupazioni delle antenne oltre che per le manifestazioni contro il voltafaccia Crocetta, in questi ultimi mesi sono fioccate numerose denunce nei confronti di quanti hanno portato avanti con coraggio e determinazione questa lotta” dicono i comitati di base.

Non ci lasceremo intimidire, scrivono nel comunicato i comitati di base mentre le denunce e le perquisizioni della polizia continuano a crescere, a Niscemi come in tutta la Sicilia. Come in Val di Susa o nelle lotte metropolitane, alla forza dei movimenti di massa si oppongono processi e denunce, molto spesso, come scrivono gli avvocati No Muos, assolutamente arbitrarie e sproporzionate rispetto ai fatti. Ultimo caso, “l’accanimento, mediante perquisizioni e sequestri ripetuti in casa di attivisti, finalizzato alle indagini relative ad un presunto “lancio di uova” nei confronti di un convoglio di militari USA. Anche in tal caso appare sproporzionata per mezzi impiegati ed invasività” denunciano i legali del movimento.

Domani, comunque, decine di pullman raggiungeranno Niscemi per ribadire la volontà di continuare la mobilitazione e rivendicare la libertà di manifestare, come affermato nel comunicato dei comitati regionali “ci muoveremo ancora una volta tutti e tutte verso la base attraverso cui governi e militari credono di poter raggiungere i propri fini di guerra e controllo passando sulle nostre vite. Determinati come abbiamo imparato ad essere torneremo in contrada per riprenderci una possibilità di vita in un ambiente salubre e non piegato ad interessi bellici. Sempre più convinti che l’occupazione militare dei nostri territori non sia tollerabile e sempre più convinti che le scelte sui territori debbano essere determinate dalle esigenze delle popolazioni che li abitano, piuttosto che dai disegni geopolitici di potenze militari ed economiche, torniamo a riprenderci ciò che è nostro.”